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Per la prima volta Diego era riuscito a convincere Giulia ad andare allo stadio a guardare una sua partita. La ragazza aveva sempre rifiutato perché non amava stare in mezzo alla folla peggio ancora se era circondata da sconosciuti e poi aveva paura che qualche televisione la inquadrasse e che suo padre e suo fratello, grandi tifosi del Napoli, la vedessero. Se ne stette lì in tribuna coperta da un cappello di lana e da un cappotto fino all'ultimo minuto. Seguì la partita con trasporto e soprattutto seguì passo per passo Diego in campo. Esultò al fischio finale visto che la partita era terminata con una vittoria per 2-0 e scappò subito via dalla tribuna tornando giù ai parcheggi dove avrebbe aspettato il calciatore. E infatti Diego dopo una mezz'ora la raggiunse con due suoi compagni di squadra, uno era Amir e l'altro un ragazzo più basso con pochi capelli e gli occhi azzurri che lei non conosceva.
«Ciao Giulietta.» Amir fu il primo a salutarla con un sorriso raggiante e poi con due baci sulle guance. Poi fu il turno di Diego che la salutò con un bacio sulla guancia e infine rimase solo quel nuovo ragazzo che Giulia non aveva mai visto.
«Giulia lui è Stani, un altro mio compagno di squadra. Stani lei è Giulia una mia cara amica.» Diego presentò i due ma Giulia si accorse subito che il tedesco si era sentito non molto a suo agio nel doverle trovare una descrizione. Aveva detto amica ma loro due sapevano che tra di loro non c'era solo amicizia.
«Ciao Stani piacere, e ragazzi complimenti per la vittoria, siete stati bravissimi.» Si complimentò la hostess per poi fermarsi con lo sguardo sul nuovo del gruppo.  «Almeno loro due, tu non so se c'eri in campo non ci ho fatto caso.»
«Sono entrato alla fine ma non ti preoccupare, non gioco quasi mai io.» Spiegò lo slovacco e Giulia si sentì in imbarazzo.
«Ah scusa è che non seguo molto il calcio, non ne so nulla.»
«Sta tranquilla ci è abituato.» Disse Amir prendendo in giro il suo compagno di squadra che gli tirò un ceffone e poi si misero a ridere.
«Comunque a parte questo, avevamo pensato di andare a mangiare una pizza, vieni con noi?» Diego invitò la ragazza che all'inizio non seppe cosa rispondere però poi annuì.
«Certo va bene.»
«Perfetto, c'è anche mia moglie che mi aspetta in auto con la bimba. Ci vediamo in pizzeria allora.» Stani li salutò tutti e si allontanò.
Passarono un paio di ore in pizzeria e Giulia fece amicizia con Daniela la moglie dello slovacco che a primo impatto poteva sembrare una molto esuberante ma che poi si era rivelata una ragazza tranquillissima.
Dopo la pizzeria andarono da Diego come quasi ogni sera.
«Sono carini i Lobotka, mi piacciono.»
«Sì sono brave persone, poi la prossima volta ti presento anche qualche altro mio compagno di squadra. Alla fine loro sono come una famiglia per me, ci passo tantissimo tempo insieme quindi mi fa piacere farteli conoscere.»
«Sì, certo, magari non subito però. Non so quando ritornerò allo stadio, non mi sento molto a mio agio...» Erano a letto tutti e due girati sul fianco dell'altro potendo così guardarsi negli occhi.
«Ti ho vista tutta incappottata e circospetta, ma perché?» Le spostò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e attese la sua risposta.
«Non volevo che le telecamere mi riprendessero.» Rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
«Ma guarda che non sanno chi sei e per chi sei lì eh, che ti frega?»
«Non è quello il problema. Non volevo che mio padre e mio fratello mi vedessero lì e poi mi scrivessero o mi chiamassero.» Spiegò, sempre più agitata e triste.
«Non gli hai ancora parlato?»
«Non ci riesco.»
«Allora senti.» Diego si spostò dalla posizione in cui era e si mise su di lei senza però toccarla. «Non sono affari miei di ciò che è successo con loro ma sappi che se hai bisogno di me ci sono. Anche se vuoi andare in Germania per chiarire, ti accompagno. Prendiamo un aereo e in due ore siamo lì, poi in serata ritorniamo così non mi perdo nemmeno un allenamento e tu il giorno di lavoro.»
Giulia non riusciva a credere al fatto che Diego fosse capitato proprio a lei. Un ragazzo così buono, dolce, dal cuore gentile e grande, quasi perfetto. Perché proprio a lei che invece era un disastro? Si sentiva sempre più in colpa e i comportamenti teneri e protettivi di lui non facevano che farla sentire peggio, doveva trovare il modo di parlargliene.
«Grazie mille ma al momento non posso farlo.» Rispose solo, cercando di divincolarsi dagli occhi di lui che la inchiodavano.
«Tu sappi che io ci sono, quando vuoi.» Diego si lasciò cadere di nuovo al suo posto e dopo poco si diedero la buonanotte addormentandosi.
La mattina dopo il calciatore alle otto era già in piedi, ancora pieno di adrenalina per la partita della sera prima. Andò in terrazzo a fare degli esercizi e giocò con Bonnie, poi verso le dieci decise che era giunta l'ora di svegliare anche Giulia.
«Giulia! Dai su sveglia, sono le dieci passate! Lavati, vestiti e preparati che ce ne andiamo in giro stamattina, su sveglia!» Praticamente saltò sul letto e iniziò ad urlare e a sbraitare facendo svegliare la ragazza che iniziò a lamentarsi.
«Dai Diego, lasciamo dormire ancora...»
«No basta dormire, c'è una bella giornata fuori e non possiamo starcene chiusi dentro.» La scosse e lei finalmente aprì gli occhi. Iniziò a lasciarle baci sulla faccia e sul collo facendola letteralmente saltare dal letto.
«Ma hai tutta questa energia tu di prima mattina?»
«Sono le dieci e dieci, quale prima mattina? Sono sveglio già da più di due ore.»
«Mammamia Diego, calmati.» Rise e scosse la testa guardandolo su di lei. «Quando vinci sei sempre così euforico?»
«Sì quasi sempre.»
«E la sfoghi così la tua euforia?» Gli chiese sempre più divertita.
«Avrei anche altri modi ma al momento sono impraticabili, quindi questa è l'unica via. È così sbagliato voler portare una persona speciale in giro a godersi una bella giornata insieme?» Domandò il ragazzo, avvicinandosi con il viso a quello di lei che d'un tratto si incupì.

La considerava una persona speciale mentre lei non si stava comportando bene con lui. Vederlo così preso, così carino, così affabile e gentile con lei le fece capire una volta in più che doveva dirgli tutto, non poteva più rimandare. E quei suoi occhi così sinceri e leali che ancora attendevano una risposta ora si erano trasformati praticamente in una pugnalata allo stomaco.

«Diego ti devo dire una cosa.» Esordì la ragazza, ormai convinta a dire tutto al tedesco.
«Certo, dimmi.» L'espressione del ragazzo era rilassata ed accogliente, non si aspettava niente di brutto.
«Domenica scorsa quando eri in trasferta sono stata con un altro uomo.» La hostess si fece coraggio e disse quella frase più veloce che poté, come se dicendola potesse espellere dal suo corpo quell'errore e sentirsi meglio.
«In che senso?» Dopo qualche secondo di pausa Diego parlò. La sua espressione non era più quella rilassata di prima ma ora era diventata seria.
«Sono stata con un altro uomo.» Ripetè lei e negli occhi del ragazzo vide morire qualcosa.
«Hai fatto...» Si fermò per un attimo per poi proseguire. «Sesso con un altro?» Domandò e lei annuì subito.
«Sì ma Diego, non ha significato nulla, nemmeno so come si chiama.» Cercò di giustificarsi ma ormai il ragazzo la guardava con disprezzo.
«Ma che cazzo stai dicendo? E tutte quelle storie sul sesso e sulla nostra relazione che non volevi rovinare che fine hanno fatto?» Chiese ancora incredulo.
«Il sesso con lui non ha rovinato nulla, è solo uno sconosciuto conosciuto su un treno che non rivedrò mai più.» Si affrettò a spiegare lei.
«Sul treno?» Quella fu un'altra batosta per il ragazzo, ma si sarebbe aspettato una cosa del genere. «Non avevi detto che la ragazza del treno era morta?»
«E infatti è così! L'ho fatto solo per dare una smossa alla nostra relazione, tu non ti muovevi e allora ho pensato che...» A quelle parole il tedesco non ci vide più ed iniziò ad urlare.
«Io non mi muovevo? Ma tu sei pazza? Ma se ogni volta che provavo a baciarti o anche solo a sfiorarti ti allontanavi da me oppure scappavi come se avessi la peste! E poi mi facevi tutte quei discorsi su come il sesso rovina le relazioni, cosa avrei dovuto fare io, sentiamo?» Fece quelle domande con sempre più rabbia e la ragazza capendo di aver fatto un grosso errore iniziò a piangere.
«Mi dispiace ma ho pensato che potesse aiutarci.»
«Io ti sto dietro da sei mesi, anzi da quattro anni. Dormi con me ogni sera, fai parte della mia vita, conosci alcuni dei miei amici più cari e non mi hai mai permesso di toccarti. Poi devo sapere che ti scopi uno nel cesso di un cazzo di treno e devo anche esserne felice perché tu volevi aiutarci? Ti devi far curare perché hai dei seri problemi.»
«Fare sesso con te ci avrebbe rovinati!»
«Sei solo un'egoista del cazzo, ecco cosa sei! Avevi voglia e te la sei fatta passare, tutto qua. E non dire che il sesso rovina le relazioni perché è una cazzata Giulia, una cazzata! Le persone rovinano le relazioni, tu per esempio hai rovinato la nostra eppure non abbiamo mai fatto sesso da quando ci siamo rincontrati.» Allargò le braccia e se le fece cadere sui fianchi, ormai con più nulla da dire.
«Per piacere perdonami, ho fatto una cazzata. Non ha significato nulla, nulla Diego.» Lo pregò avvicinandosi a lui che però fece un passo indietro.
«È questo che mi ha deluso ancora di più, che l'hai fatto con uno sconosciuto e non con me che in questi mesi ti ho dato tutto me stesso. Hai reso una cosa che per te, da come dicevi, era importantissima una cosa da fare con uno sconosciuto, insignificante.»
«Mi dispiace, non volevo rovinarci perché tu mi piaci e so che se lo avessi fatto con te le cose sarebbero cambiate, lo so per certo.»
«Non è così, cazzo! Tu forse ragioni così perché sei ancora una bambina ma io sono un uomo, non cambio il mio modo d'essere con te se facciamo sesso, lo capisci?» Il calciatore alzò di nuovo la voce e Giulia annuì, aveva ancora una volta torto.
«Perdonami, io non voglio perderti.»
«Non so cosa hai fatto in passato ma se ti sei comportata così anche con la tua famiglia capisco perché non hai la faccia di parlare con loro. Sei una persona piccola e mi hai deluso tanto.» Si fermò mentre la ragazza continuava a singhiozzare, poi concluse. «Io ora vado a farmi la doccia, quando esco non voglio trovarti. Prendi tutte le tue cose e sparisci.»
«Diego ma...»
«Nessun 'ma', devi sparire e basta.» Le disse chiaro e diretto guardandola negli occhi per poi chiudersi in bagno.

Giulia fece come gli aveva intimato il tedesco e tra le lacrime raccolse le sue cose tornandosene a casa sua.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora