Diego si trovava ad un bivio, Marcel l'aveva invitato per mangiare la pizza cucinata da sua moglie a casa sua, ma lui aveva già un altro impegno. Era indeciso se raccontare tutto o meno al compagno di squadra.
«Non puoi venire o fai l'italiano di merda che disprezza la pizza fatta in casa tedesca?» Lo incalzò il difensore.
«Quella non è pizza ma non è quello il problema. Ho già un altro impegno, facciamo domani?»
«E che impegno hai? Devi portare il cane a pisciare?» Marcel la buttò sul ridere perché di solito Diego non aveva mai nulla da fare, era una novità che fosse impegnato.
«Ho un appuntamento.» Rispose il centrocampista, sapendo già che il compagno sarebbe rimasto scioccato. Diego non frequentava qualcuna da mesi e quindi quella notizia era davvero una sorpresa.
«Un appuntamento? Dal dentista?» Continuava a scherzare il biondo.
«Con una ragazza.»
«Ma mi stai prendendo per il culo?»
«No.» Diego scosse la testa e continuò. «E' una storia lunga e atipica, ti annoieresti a sentirla.» Concluse alzando le spalle e superando il compagno andando verso la sua auto.
«No tu ora mi racconti.» Marcel lo prese per un braccio e lo tirò a lui, voleva sapere tutto di quella storia. Diego tentennò un attimo ma poi si decise a parlare.
«Ti ricordi della nostra trasferta a Berlino in treno?»
«Certo.» Disse il biondo, non capendo però cosa c'entrasse quella trasferta.
«Ti ricordi la hostess che mi portò il thé?»
«Certo...» Iniziò ad insospettirsi e guardò Diego assottigliando gli occhi in delle fessure. «Parlasti con tua madre a telefono per quasi mezz'ora, giusto?»
«Ecco, no. L'hostess mi lasciò un bigliettino sotto la tazza del thé dove mi dava appuntamento in bagno e sì, abbiamo fatto quello che pensi.» Guardò il compagno che era praticamente a bocca aperta che lo fissava da qualche secondo, Diego rise e scosse la testa per poi continuare. «Ci siamo visti anche altre volte sempre in hotel diversi e sempre scelti da lei. Non so nemmeno come si chiama, non ama parlare di lei.»
«Diego io ti voglio bene lo sai, ma sei sicuro di quello che stai facendo? Non è che questa ragazza vuole approfittarsi di te in qualche modo?»
«Non è una prostituta, non mi ha mai chiesto soldi. L'hotel lo paga sempre lei e non mi ha mai chiesto regali o cose così.»
«Ah, se è così... non è che vuole fare l'influencer e fidanzarsi con un calciatore?» Chiese ancora il biondo, ormai coinvolto da quella situazione.
«Mai fatto foto con me, mai parlato del mio lavoro. Sono io qualche volta a parlarne ma lei non mi fa mai domande. Se avesse voluto diventare famosa mi avrebbe detto il suo nome almeno, no? Invece non so nemmeno quello, e ci vediamo solo qualche ora in hotel, la nostra frequentazione non è di dominio pubblico.»
«E a te va bene così?»
«Per ora sì, non ho nulla da perdere né niente di meglio da fare. Poi se non mi va più bene tolgo da mezzo.» Diego sospirò e alzò ancora le spalle mentre il compagno ascoltava in silenzio.
«Stai solo attento a non farti male.» Marcel gli mise una mano sulla spalla dopo averlo consigliato da vero amico quale era.
«Sì certo, non voglio scottarmi. Ora scusa ma devo tornare a casa prima di raggiungerla. A domani.»
«A domani, poi mi racconti eh!» Si salutarono e Diego tornò a casa per cambiarsi e poi raggiunse l'hotel scelto questa volta dalla ragazza.Ormai la prassi era sempre la stessa arrivava all'hotel, chiedeva della Ragazza del Treno e lo indirizzavano in una camera, che manco a farlo apposta era sempre la 67 in tutti gli alberghi. Arrivava in camera e aspettava G. che dopo qualche minuto arrivava.
«Oggi abbiamo tre ore, possiamo rilassarci un po' di più.» Disse la ragazza non appena fu sul ragazzo steso a letto.
«Okay.»
«Sempre se non hai altri impegni eh, dimmi tu.»
«Non ho altri impegni.» Rispose lui, muovendo le mani sui fianchi morbidi della hostess. «Sono tutto tuo.» Continuò per poi appoggiare le sue labbra a quelle della ragazza e dare inizio al sesso come ogni volta che si vedevano. Ci andarono forte come sempre ma stavolta fu diverso, da entrambe le parti. Fu tutto più lento, più parsimonioso, quasi più dolce. Poi alla fine lei gli si addormentò sul petto nuda e soddisfatta. Diego non riusciva a dormire e continuava a pensare fissando il soffitto e accarezzando i capelli della hostess addormentata tra le sue braccia. La ragazza si svegliò dopo una mezz'ora e si ritrovò una mano di lui tra il collo e il petto, cosa che ormai era diventata una loro abitudine. La faceva sentire al sicuro, come se sentirlo così vicino, con le mani sul suo corpo, la facesse sentire rasserenata.
«Tutto bene?» Domandò quando vide che il ragazzo era sveglio.
«Sì, tu già sveglia?» Rispose lui tirando via la mano dal suo collo.
«Bene, abbiamo ancora tempo. Vuoi..» Era una novità nel loro rapporto quell'ora in più, non sapevano quasi cosa fare.
«Se vuoi sì.» Rispose lui guardandola. Cos'altro avrebbero potuto fare visto che a stento si parlavano?
«Ho visto che mi toccavi perciò ho pensato che volessi rifarlo.» A quelle parole il ragazzo si stranì un po', non era assolutamente sua intenzione che lei interpretasse in quel modo quel suo comportamento.
«Ti tocco perché mi piace il contatto con la tua pelle, mi piace toccarti. Non perché voglio fare sesso.»
«Ah.»
«Però, visto che ci siamo e non abbiamo altro da fare, mia cara G., ti accontento.» Fu un attimo e il ragazzo si ritrovò su di lei iniziando a fare ciò che insieme veniva loro meglio. Alla fine crollarono di nuovo entrambi sfiniti.
«Ho fatto il bravo per meritarmi un'ora in più con te?» Diego voleva cercare un argomento per parlare di qualcosa con lei senza farla stranire e forse ci era riuscito.
«No, avevo semplicemente più tempo e avevo voglia di rilassarmi.»
«Capito. Sono solo stato fortunato allora.»
«Lo sei già da un paio di mesi.»
«Ohoh che umiltà, complimenti.» I due risero e la ragazza fece la linguaccia al calciatore, ormai senza più imbarazzo.
«Grazie Diego Demme. Sai che mio padre ti ama?»
Ecco quella frase lo spiazzò e non poco. G. aveva appena detto qualcosa sulla sua vita privata di sua spontanea volontà e a Diego fece piacere da morire.
«Addirittura?»
«Sì, ogni tanto lo sento che urla il tuo nome durante le partite, un po' come lo urlo io quando mi scopi.» Raccontò scoppiando poi a ridere mentre al calciatore la scena non piacque per niente.
«Preferisco decisamente che sia tu ad urlare, G.»
«Immagino.» Rispose lei, mettendosi di nuovo a cavalcioni su di lui.
«Ora potrei farti tante domande su questa cosa che mi hai detto ma non lo farò.»
«Bravissimo.»
«Ma una sola, posso fartela?»
«Non te lo dico come mi chiamo.» Mise le mani sul petto del ragazzo e avvicinò il viso al suo.
«Un'altra domanda, credo non così personale.»
«Vai, poi decido se rispondere o no.»
«Va bene. Perché sempre la stanza numero 67?» Domandò il calciatore e la bruna alzò l'angolo della bocca in un mezzo sorriso.
«Il mio nome ha sei lettere e il mio cognome sette.»
Diego si prese una pausa tenendo le sue mani sempre strette sui fianchi di lei, poi parlò.
«Gretel Schmidt.»
«Cosa?» Rise lei per poi proseguire. «Lascia stare, non indovinerai mai.» Gli diede un bacio sulla guancia e cercò di allontanarsi ma Diego la fermò stringendo di più le mani intorno alla sua vita.
«Basta non faccio più domande, non scappare.»
«Non scappo, devo andare in bagno un attimo, poi torno.» Sorrise e il ragazzo la lasciò andare.
Tornò poco dopo e si risdraiò a letto appoggiandosi di nuovo al petto dell'italo tedesco.La ragazza aveva delle sensazioni strane, non si era mai sentita così con un ragazzo. Di solito non arrivava a quel punto, non scherzava, non chiacchierava, non passava le ore a parlare e a conoscersi. Addirittura aveva messo in mezzo suo padre ed era una cosa che non aveva mai fatto con nessun altro ragazzo che aveva abbordato sul treno. Perché con lui allora lo stava facendo? Appena appoggiò la testa al corpo di lui lo capì: doveva smettere di vederlo. Non poteva più proseguire con lui, si stava iniziando ad affezionare e non voleva. Doveva essere solo quel giorno nel treno ed era già proseguita troppo. Decise che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto ma non glielo disse e, anzi, gli diede anche il bigliettino per l'appuntamento successivo.
Lo salutò con un bacio più lungo che il ragazzo noto e apprezzò. Si salutarono lì nell'albergo come se non fosse un addio e si diedero appuntamento al prossimo hotel.
Era ora di tornare alla normalità e la ragazza doveva riuscire a non pensare più a quel calciatore che per quasi due mesi le aveva riempito il vuoto che sentiva dentro da sempre.
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La Ragazza del Treno || Diego Demme
FanfictionSe ne vanno , poi tornano. Le persone se ne vanno e poi tornano, ma tu sei libero di scegliere se essere il treno o la stazione. FanFiction su Diego Demme pubblicata il 26/03/21•