36.

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«Stavo pensando ad una cosa in questi giorni...» Diego si avvicinò a Giulia abbracciandola alle spalle mentre lei era ai fornelli per preparare il pranzo.
«Cosa?» Sentirlo così vicino la faceva sempre rilassare, tra le sue braccia stava sempre bene.
«Questa casa mi piace però avevo pensato di prenderne un'altra che sia più nostra, magari con una camera in più per quando avremo ospiti.» Diego spiegò la sua idea e Giulia si immobilizzò per qualche attimo prima di deglutire rumorosamente un flotto di saliva e girare leggermente la testa verso di lui.
«Una casa più nostra?» Domandò lei, cercando di capire meglio le intenzioni del tedesco.
«Sì, questa è già nostra ma era solo mia prima. Vorrei cercarne e sceglierne una insieme che sia più nostra.» Andò più nei dettagli e Giulia annuì.
Diego aveva gli occhi più felici e gioiosi che la ragazza avesse mai visto, era un periodo fantastico per lui e sapeva che quello della casa sarebbe stato un tassello in più verso la perfezione del momento.
«Se lo ritieni necessario...» Rispose la ragazza, rimanendo fredda.
Lo amava, lo amava da impazzire ma tutti quei progetti le mettevano l'ansia perché sapeva di stargli nascondendo delle cose troppo importanti e non si sentiva all'altezza.
«Se lo ritengo necessario?» Il calciatore fece una risatina e la guardò. «Non è necessario alla fine qua stiamo bene, però è una cosa che voglio fare con te. Non ti va?» Chiese guardandola.
«No, certo che mi va. Solo che ora non mi sembra il momento. Tu sei pieno di lavoro e non penso sia il momento di andare a cercare case...» Era iniziato da poco febbraio e la stagione era nel pieno del suo svolgimento e Giulia lo sapeva bene e l'aveva usato come scusa.
«Possiamo iniziare a maggio che il campionato è verso la fine, magari ora iniziamo a farci solo un'idea.»
«Sì va bene.» Giulia acconsentì ma si sentiva sempre più male. «Vado un attimo in bagno, guardi tu la zucca che si sta arrostendo?» Gli passò la forchetta e il ragazzo annuì.
Corse in bagno e fece subito partire la telefonata verso Amir che dopo un paio di squilli rispose.

«Pronto?»
«Amir, ciao, ho bisogno di te.»
«Giulia ancora?»
«Sì sentimi, ti prego. Sei l'unico che sa, posso sfogarmi solo con te.» Il ragazzo si prese qualche secondo di pausa e poi rispose.
«Ti aiuterò se tu aiuterai me.»
«Come?»
«Vediamoci e ne parliamo da vicino.»
Giulia non si sarebbe mai aspettata quella proposta ma accettò subito senza tentennare un attimo.
«Dove e quando?»
«Oggi lavori?»
«Sì inizio alle quattro.»
«Perfetto, ci vediamo alle tre e un quarto al bar dell'aeroporto.»
«E che dico a Diego?» Mormorò con un filo di voce.
«Che ne so, digli che ti anticipi per fare qualcosa con una collega, qualcosa del genere.»
«Sì va bene. A dopo allora.»
«A dopo.»

Riattaccarono e Giulia tornò in cucina dove trovò Diego nello stesso posto dove l'aveva lasciato.
«Eccomi.»
«La zucca è quasi pronta, continui tu?»
«Sì grazie.»
Diego la lasciò ai fornelli e andò a mettersi sul divano. Poco dopo pranzarono poi sparecchiarono e riposarono. Giulia alle tre meno un quarto andò a prepararsi e tornò da Diego avvertendolo che stava andando a lavoro.
«Aspetta ti accompagno io.» Si alzò dal divano e andò a mettersi le scarpe.
«No ma Diego non ce n'è bisogno, vado da sola...»
«No, dai, sono pronto andiamo.» Prese le chiavi dell'auto e mise il guinzaglio a Bonnie. «Bonnie vieni anche tu che andiamo a fare un giro.»
Giulia scese con loro e salì in auto.
«Non dovevi iniziare alle quattro?»
«Sì, vado un po' prima che una collega mi vuole offrire un caffè.» Cercò una scusa plausibile e sperò che Diego ci credesse. Il calciatore annuì e non fece altre domande.
«Va bene.» Guidò fino a destinazione, poi si salutarono con un bacio a stampo e Giulia entrò nell'aeroporto. Passò davanti al bar e vide Amir seduto ma gli fece segno di aspettare un attimo. Andò nella zona dei dipendenti ed entrò restandoci qualche minuto per evitare sorprese, poi ne uscì e guardandosi bene intorno raggiunse il kosovaro al bar.
«Eccomi, scusa ma mi ha voluto per forza accompagnare e dovevo dissimulare.»
«Sì tranquilla. Dimmi, che problema c'è?»
«Vuole affittare una casa nuova che sia più nostra. Più nostra, capisci? Io non riesco a dirgli che quella bestia è tornata nella mia vita e lui fa progetti... mi sento uno schifo.»
«Mi spieghi la storia di questa bestia? Chi è?» Giulia fece un respiro profondo e gli raccontò tutto.
«E Diego lo sa?»
«Certo sa tutto, l'unica cosa che non sa è che due mesi e mezzo fa me lo sono ritrovato sotto casa.»
«Glielo devi dire e soprattutto devi denunciare quel tizio. E' un criminale pericoloso.»
«Non voglio mettere Diego nei guai.»
«Parlagliene e insieme saprete che fare.»
«So che devo farlo, ma non ci riesco.»
«E io come posso aiutarti?» Domandò per poi continuare dopo qualche attimo di pausa. «Senza mettere in mezzo tradimenti vari.» Chiarì e la ragazza sbuffò.
«No, quello ormai l'ho escluso. Non lo so...»
«Devi parlargli, non ci sono alternative. Diego capirà, lo sai.»
«Sì, lo so.» Stavolta fu la ragazza a prendersi una pausa, poi inclinò la testa e scrutò il biondo. «Tu invece, cosa dovevi dirmi?»
«Io ho dei problemi da risolvere e in uno puoi aiutarmi.»
«Di che si tratta?» Giulia era curiosa di capire quale fosse il problema e soprattutto come poteva rendersi utile.
«In estate devo sposarmi.» Esordì il ragazzo, lasciando Giulia a bocca aperta.
«Cosa? E con chi?»
«Questo è il primo problema, quello più grande. Nella cultura del mio paese esistono ancora i matrimoni combinati e mio padre me ne ha apparecchiato uno con una ragazza che non ho mai visto.» Spiegò il calciatore, lasciando ad ogni parola più esterrefatta Giulia.
«Che stai dicendo, ma veramente?»
«Sì, a giugno devo sposarla.»
«Mi dispiace Amir, non so nemmeno che dirti. Mi sembra una cosa surreale...» Allungò una mano sul tavolino e strinse per un attimo quella del ragazzo che a sua volta fece lo stesso.
«Nemmeno io so bene che fare ma è così e ormai me ne sono fatto una ragione. Ma ho un secondo problema che magari puoi aiutarmi a risolvere...»
«Sì certo, dimmi.»
«Mi sto sentendo con Ingrid e non so come dirglielo.»
A quelle parole Giulia per poco non sputò il caffè che stava ancora bevendo.
«Ma è uno scherzo?»
«No, ti giuro, vorrei che lo fosse ma non lo è.»
«Con Ingrid? E come è iniziata questa cosa?»
«Mi contattò poco dopo che tornò in Germania per chiedermi di Verona e da lì abbiamo iniziato a parlare. Parliamo spesso, ogni giorno. Lei mi piace, è una ragazza intelligente e simpatica e non so come uscirne perché so che anche io le piaccio parecchio.» Spiegò ancora il ragazzo con gli occhi cupi e l'espressione triste.
«Ingrid è una brava ragazza, non merita di soffrire. Glielo devi dire.»
«Sì, lo so. Ti volevo chiedere proprio un aiuto per questo.»
«Dimmi.»
«Dovresti invitarla a venire a Napoli, magari anche la settimana prossima o l'altra. Così ha una scusa per venire qua, se glielo dico io non viene perché nessuno sa di noi e non vogliamo dare nell'occhio. Puoi farlo?»
«Certo, domani chiamo Simona e le invito tutte e due, però mi prometti che glielo dici?» Giulia voleva aiutare Amir e soprattutto non voleva che Ingrid soffrisse, era una brava ragazza e davvero non lo meritava.
«Lo giuro, non ho alternative.»
«Perfetto.» La hostess guardò l'orologio che segnava le quattro meno dieci e saltò in piedi. «Devo andare, ci aggiorniamo domani.»
«Va bene e grazie.»
«Grazie a te.» Si diedero due baci sulle guance e si abbracciarono per poi separarsi.

La situazione stava diventando sempre più ingarbugliata e pesante e Giulia stava arrivando al limite.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora