22.

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La sera stessa che Diego l'aveva chiamata poi se ne era andato in discoteca con dei suoi compagni di squadra e Giulia non capiva quel comportamento. Non aveva fatto nulla di male, assolutamente, ma vederlo così spensierato le aveva fatto pensare che non la pensasse così tanto come aveva invece fatto capire lui. Erano stati Andrea Petagna e Amir a mettere foto sui social ed era così che l'aveva saputo. Foto in cui sorseggiavano drink, ridevano e ballavano in pista. Tre foto che Giulia non si sarebbe mai aspettata di vedere, Diego era riuscito a sorprenderla anche in questo.
Erano passati altri giorni da quella sua chiamata, esattamente quattro. Quattro giorni di silenzi e vuoto, quattro giorni in cui si era costretta a non scrivergli perché lui così le aveva chiesto. Ma le mancava anche quello, le mancava anche scrivergli senza avere risposta. Già solo il fatto che lui leggesse ciò che lei gli scriveva la faceva stare meglio. Forse in discoteca aveva incontrato qualcuna? Forse stava cercando di dimenticarsi di lei e andare avanti? Era probabile ma si sarebbe aspettata una chiamata in merito. Invece nulla ancora, il silenzio totale.
In quei giorni di solitudine Giulia aveva avuto modo di stare da sola con se stessa e capire bene cosa voleva e aveva capito una volta in più che Diego per lei era indispensabile. Tutte le cose che aveva detto, anzi, che gli aveva urlato addosso quando lei le aveva ammesso il tradimento erano cose vere e la ragazza non faceva che pensarci. Ci pensava talmente tanto che si sentiva la testa scoppiare: si era comportata da immatura egoista e aveva rovinato la loro relazione, era tutto vero. E anche ciò che Diego aveva detto sul rapporto che Giulia aveva con la sua famiglia era vero e giusto. E una sera la ragazza ci pensò talmente tanto che decise di scrivere per la prima volta dopo due anni un messaggio al padre, niente di che, un semplice ti voglio bene con un cuore rosso che per lei però aveva un grosso significato.
Si stava lentamente riappacificando con il suo passato e con se stessa soprattutto per merito di quel ragazzo dagli occhi verdi che le aveva stravolto la vita. Sì perché era così, Diego le aveva stravolto la vita e non poteva più negarlo. Con la sua semplicità e la sua dolcezza era riuscito ad arrivare dove nessun altro era riuscito ad arrivare. Senza nemmeno toccarla, era una cosa incredibile per una come lei che aveva sempre preferito i rapporti fisici. E si era convinta del fatto che semmai Diego l'avesse perdonata non si sarebbe più trattenuta con lui nemmeno in quel campo, voleva viverselo al cento per cento.
Era ancora immersa in quei suoi pensieri quando qualcuno bussò alla porta. Giulia non aspettava nessuno e per un attimo cercò di immaginare chi potesse essere per poi andare ad aprire.

«Chi è?» Domandò guardando dallo spioncino e restando pietrificata. Iniziò a tremare e prima che lui potesse parlare stava già aprendo la porta.
«Diego.» Rispose lui quando ormai erano già faccia a faccia.
«Diego, ciao. Vieni entra.» Nei mesi che si erano frequentati il tedesco non era mai stato a casa della hostess, la andava spesso a prendere o ad accompagnare ma non era mai salito sopra quindi per entrambi quella era una situazione nuova.
«Come va?» Domandò lei facendolo sedere sul divano. L'espressione del calciatore non prometteva niente di buono, era tesa e cupa e la ragazza iniziò a pensare al peggio.
«Bene, a te?» Rispose guardandola finalmente un attimo negli occhi. Era agitato e continuava a sfregarsi le mani tra di loro mentre batteva velocemente la punta del piede destro contro il pavimento.
«A me abbastanza bene.» Disse lei, cercando di scrutare il suo interlocutore. «Ho quasi paura di chiederti cosa vuoi dirmi, non mi sembri uno che sta per dare una buona notizia.» Si sbilanciò e Diego sospirò guardando finalmente Giulia negli occhi, per davvero.
«Giulia, io non sono ancora sicuro di ciò che voglio. Posso dirti di sì adesso, ma non so se ci riesco. Tu mi manchi e questo non lo posso negare ma poi penso a quello che è successo e non so se riesco a fidarmi.»
«Mi devi dare modo di dimostrarti che so di aver sbagliato e di rimediare. Ti chiedo solo questo.»
«Lo voglio fare, davvero. Non sono più arrabbiato con te, però se ci penso mi fa stare ancora male. Quindi posso dirti di sì, ripartiamo daccapo ma non so poi quanto duro. Può essere che domani non ci riesco più e ti dico basta.»
«Così non è facile ma mi va bene. E Diego volevo anche che sapessi che in queste settimane non è più successo, che so di aver sbagliato e che non è assolutamente colpa tua come avevo detto l'altra volta. Tra l'altro tra una settimana il contratto mi scade e non lavorerò più lì, se magari questo può farti stare più tranquillo, non so.» Il calciatore la seguì attentamente e alla sua ultima frase scosse la testa.
«La devi finire di dare la colpa alle cose inanimate. Non è colpa dei treni né del sesso quello che è successo. Sono state delle tue scelte consapevoli. E non mi cambia niente se lavori sul treno o no, alla fine puoi farlo benissimamente con qualcuno che conosci al bar o al cinema. Io voglio solo potermi fidare di te anche perché non posso né voglio controllarti tutto il giorno, devo poter essere tranquillo.»
«Te lo giuro puoi esserlo. E hai ragione anche sul sesso, ora non ho più problemi, ho capito che non è il male. Possiamo farlo quando vuoi...» Spiegò la hostess e ancora una volta lui le rispose a tono.
«Non sono qui per fare sesso, è l'ultimo dei miei pensieri. Io il fatto che tu abbia fatto sesso con un altro l'ho superato, è tutto ciò che c'è dietro che per me è più complicato da dimenticare. Tutti quei discorsi sul sesso e le relazioni buttate nel cesso così.»
«Hai ragione, è vero. Ma ora ho capito che se due persone sono mature possono far funzionare la relazione anche se fanno sesso. So che tu non mi vedresti solo come un oggetto sessuale, o quella brava a fare sesso.»
«Assolutamente, ma che dici? Il sesso è una cosa importantissima in una relazione, serve a conoscersi meglio, a far capire che si è presenti l'uno per l'altro, a dimostrarsi affetto e a far star bene il partner. Se ti avessi visto come un oggetto sessuale ora non sarei qui a dannarmi l'anima per te.» Concluse prendendo una mano di lei e stringendola.
«Lo so, sono stata una stupida. E' che...» Alzò lo sguardo incrociandolo con quello del ragazzo che aspettava che lei parlasse. «Quando mi tocchi, anche sulle braccia, sulla pancia, anche solo un tocco innocente ed ingenuo... io ho paura. Ho paura perché sento delle cose strane, delle sensazioni che non ho mai provato e mi spavento per questo scappavo. Ma ora non scapperò più, voglio viverle quelle sensazioni e non perdermele più.»
Diego era ancora combattuto ma non riusciva a lasciarla lì e andarsene, non voleva. La rivoleva nella sua vita e nonostante pensasse che ci fosse ancora la possibilità che lei lo facesse soffrire, voleva perdonarla. Voleva provarci.
«Allora ci riproviamo?»
«Sì.» Giulia annuì subito sorridendo.
«Se hai qualsiasi tipo di problema me lo vieni a dire senza fare altri casini e lo stesso faccio io. D'accordo?»
«D'accordissimo. Non farò di nuovo lo stesso errore, lo giuro.»
«Va bene allora, però non ti prometto nulla, voglio vedere come va.» Diego mise ancora una volta le cose in chiaro e Giulia annuì decisa.
«Non ti deluderò stavolta.»
«Lo spero, sto facendo tutto questo perché mi piaci davvero e voglio darci un'altra opportunità.»
«Non la sprecherò.» Disse ancora lei, avvicinandosi di qualche centimetro al calciatore. «Ti posso abbracciare ora?» Gli domandò e lui sorrise per poi annuire.
«Certo, vieni qui.» Allargò le braccia e la ragazza lo raggiunse abbracciandolo forte e strofinando il naso sul suo collo.
«Mi sei mancato tantissimo.» Continuava a sussurrargli all'orecchio.
«Anche tu, ogni giorno.»

Erano entrambi decisi a far funzionare quella storia e stavolta seriamente.

La Ragazza del Treno || Diego DemmeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora