Fine Line

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-Half a heart-

Le mani tremano.

Il respiro mozzato.

Gli occhi privi di un a luce propria.

Il cuore in preda al l'agitazione.

Le spalle curve.

La testa bassa.

Il treno si ferma.

Mi avvisa che finalmente sono arrivato alla stazione di Milano.

Mi alzo di corsa da quella sedia in pelle che mi proteggeva dal freddo.

Chiamo un taxi?.

No

Tancredi potrebbe morire da un momento all'altro e non ho tempo per aspettare una stupida macchina quando potrei correre.

Corro più veloce del vento.

Attraverso le strade, non chiedo scusa ai passanti che per sbaglio gli urto.

Arrivo davanti all' ospedale.

Dio non ho mai odiato nella mia vita questo posto come adesso.

Fisso come rapito la scritta illuminata
"OSPEDALE SAN PAOLO".

Supero i parcheggi e spalanco le porte dell'entrata.





E finalmento lo vedo.
Vedo colui che mi ha mentito per quasi un mese.
Vedo colui che io consideravo il mio migliore amico.
Colui con la quale posso essere me stesso.
Scherzare, piangere, sfogarmi.
E invece non ha fatto altro che mentirmi.
Mentirmi sulla persona che amo di più in questo mondo.

Ha gli occhi lucidi, mi guarda dispiaciuto mentre stringe la mano con forza di Gianmarco che a sua volta tiene stretto fra le braccia Zoe.

Si vede che non ha dormito molto negli ultimi giorni o addirittura settimane.
Le occhiaie sono scure e il viso pallido.

Ma non mi importa di lui.
Deve soffrire, come io ho sofferto.

Svolto lo sguardo verso la stanza di Tancredi.
Ha le tapparelle abbassate, la porta chiusa.
Nessuno parla, il silenzio regna nell'ospedale e i volti dei miei amici sembrano maschere dipinte sulle loro facce per nascondere il dolore.

Magari sono arrivato troppo tardi

No.
Non può essere.
Non deve essere così.
Io non posso permettermi di perderlo.

L: " Mi spiegate che cazzo sta succedendo? Ho dovuto prendere due treni per arrivare qui perché un'infermiera mi ha detto di correre all'ospedale e adesso che sono arrivato nessuno di voi parla.
Quindi ho qualcuno mi spiega che cazzo sta succedendo o giuro su Dio che sfondo questa porta" la mia voce è ferma, pacata, trasmette tutto il mio dolore che ho provato.
Lo riverso su di loro.
Ma tutti tacciono, ancora.

L: " Bene" mi giro verso la porta e incomincio a tempestarla di pugni " Aprite questa porta"
Picchio più forte per farmi sentire.
Alcuni infermieri escono dalle stanze.
L: " APRITE QUESTA FOTTUTA PORTA" grido ai miei amici.
Una mano calda si posa sulla mia spalla .
Z: " non possiamo farlo Lele" sussurra con la voce colma di lacrime.
Mi giro a guardarla spaventato

Non dirmi che lui...

NO
Lui é vivo.
Mi avevo promesso che non mi avrebbe lasciato andare.
E lui mantiene le promesse.

L: " Aprite la porta" mormoro alzando gli occhi.
Diego non prova neanche a incontrare il mio sguardo e Gian lo stringe al petto.
G: " Lo vuoi capire o no che questa porta non la apriranno Emanuele?" Sbotta facendomi sobbalzare.
Mi sembra di impazzire lentamente, e la cosa peggiore è che sarei contento, se in cambio potessi sapere la verità.
L: " Aiutami a capire Gian"
Scuote la testa.
G: " Non sarò io a dirtelo"

Finalmente sento la porta della stanza aprirsi.
Mi volto di scatto e vedo subito un' infermiera giovane richiudere la porta alle sue spalle.
Alza il viso e si scontra con il mio.
Mi guarda.
Tutto sembra andare a rallentatore.
Il respiro mi si mozza nei polmoni.

E capisco tutto.

L'ho perso per sempre.

Spazio autrice:
Eyo, come state?
Credo che dopo questo capitolo starete molto male.
-Irene ☘️

Baciamoci e facciamo l'errore dell'anno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora