La Festa

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-Mi attirano le spine, non il profumo di una rosa-

Il tragitto è stato davvero noioso.
Tancredi era in chiamata tutto il tempo con una ragazza mentre io mi limitavo a sbuffare, guardando fuori dal finestrino.

Il locale in questione non è molto lontano da casa mia, perfortuna, altrimenti sarei sceso dalla macchina in corsa.
Il parcheggio è quasi pieno ma Tancredi ne riesce a trovare uno proprio difronte all'entrata.
Ammetto di non essere proprio a mio agio in questi posti ma finché sono con i miei amici andrà bene...credo.

T: " Scendi" sbotta, facendomi distogliere dai miei pensieri.
Il suo tono è freddo e distaccato.
Mi giro verso di lui, innervosito dal suo comportamento.
L: " Perché fai lo scontroso? Hai qualcosa contro di me?"
Ride amaramente, senza guardarmi.
T: " Non sei nessuno, posso trattarti come mi pare" commenta acido stringendo le mani sul volante
Mi sento un cretino che sta cercando di instaurare un rapporto con un troglodita.
E mi sento offeso dalle sue parole.

L: " Allora stammi a sentire testa di cazzo." lui si gira verso di me, stupito dalle mie parole.
L: " Se ti stavo così antipatico potevi benissimo lasciarmi a casa invece che apettarmi" non gli lascio neanche il tempo di replicare che ho già sbattuto la portiera della macchina, lasciandolo da solo.
Mi incammino verso l'entrata, stringendomi nel cappotto.
Mannaggia a lui e il suo carattere di merda.
Non capisco il suo modo di comportamento nei miei confronti.
Scuoto la testa. Devo smetterla di pensarci, mi creo solo problemi.

Apro la porta e un odore di alcool mi investe le narici.
Subito, due braccine mi avvolgono lo stomaco.
Z: " Lelo, sei arrivato finalmente" urla Zoe sopra la musica.
L: " Auguri nana" la stringo più forte e le lascio un bacio tra i capelli neri.
Con gli occhi cerco la figura alta di Diego e lo trovo in pista mentre balla con Elisa.
L: " Vado da Diego" gli urlo all'orecchio. Lei annuisce e mi lascia passare.
Cammino verso di lui, facendomi spazio tra la gente.
Lo prendo dalla spalla, per farlo voltare verso di me.
Ha gli occhi lucidi e le guance arrossate.
Sembra un bambino.
D: " Leeee...come sei bello" biascica al mio orecchio.
Questo è ubriaco marcio.
Sarebbe inutile fargli la ramanzina, non capirebbe una minchia.
L: " Perché non ci andiamo a sedere, mh?" lui annuisce, appoggiandosi a me.
Lo porto fino ai divani, facendo attenzione a non farlo cadere.
D: " Grazie mamma" sembra che abbia sussurrato.
Si accascia sulla pelle morbida del divano, addormentandosi quasi subito.
Vedo Gian al bancone che sta sventolando una mano per attirare la mia attenzione.
L: " Ei" lo raggiungo, abbracciandolo.
G: " Ciao Lele, come stai"
Tralasciando il fatto che il tuo amico è uno stronzo patentato? O che il mio migliore amico è ubriaco e si è appena addormento?
L: " Bene, e tu?"
Mi studia la faccia, come se sapesse che sto mentendo.
G: " Secondo me Tanc ti ha fatto incazzare"
L: " Sapevi che sarebbe venuto a casa mia? "
G: " Mi ha obbligato Diego, voleva farvi fare amicizia" annuisco.
G: " Non è così antipatico come sembra, te lo giuro..." indica un punto alle mie spalle.
G: " Guardalo com'è spensierato" ride e io mi volto.
E non lo avessi mai fatto...
È seduto su una sedia e sopra di lui ci sta una ragazza biondina.
Sorride si, ma preferivo evitarmi quella scena.
L: " Davvero stupendo"
Prendo un mojito per mandare giù il groppo che ho in gola.

Ma mi accorgo troppo tardi che questo è già il terzo che bevo.
La testa mi gira vorticosamente e mi devo appoggiare al bancone per stare in piedi.
Gianmarco, ubriaco quanto me, alterna momenti in cui ride e altri in cui piange.
Cerco Tanc con lo sguardo e lo trovo nella stessa posizione di prima.
Lui che gli stringe i fianchi e la ragazza che gli accarezza le cosce.
Rabbrividisco a quella scena e mi trascino verso i divanetti.
Basta pensarci Lele, è etero, che cosa ti aspettavi?
Che trovassi qualcuno che ti accettasse per quello che sei?
No, ovviamente.
Non ho equilibrio e barcollo un po' ma due braccia vengono subito in mio soccorso.
T: " Sei ubriaco cazzo, dove pensavi di andare" urla al mio orecchio.
L: " Che caso voi sa mee" cerco di parlare ma mi mangio le parole.
Lo vedo che sta ridendo, ridendo di me.
E per la prima volta, gli spuntano delle fossette.
Eh no, non adesso che stavo cominciando ad odiarlo.
L: " Devo vomi-" senza neanche farmi finire la frase mi porta fuori dal locale.
Non appena metto piede fuori, vomito l'invero simile.
T: " Ti porto a casa Lele, non puoi stare qua" mi avvolge un braccio intorno alla vita e l'altro me lo mette sulla sua spalla.
L: " Diego..." mormoro guardandolo.
Non voglio abbandonare il mio migliore amico.
T: " C'è Elisa, non ti preoccupare".
Annuisco e mi appoggio alla sua spalla.
L'odore che emana mi calma il mal di testa.
È da uomo ma con una nota di vaniglia.
L: " Amo la vaniglia"
T: " Che?"
Ops, lo detto ad alta voce.
L: " Amo il tu profumo che sa di vaniglia...e amo anche il modo in cui sei vestito. Sei così bello" rido da solo, come un coglione.
T: " Grazie?" Apre la sua macchina e mi mette seduto.
Sta per chiudere la portiera, ma riesco ad afferargli il braccio.
Mi guarda confuso, prima di rivolgermi un sorriso.

L: " Grazie"

Spazio autrice:
Eccomi qua con un altro capitolo💞
Scusate il ritardo ma ho dovuto studiare tutto il pomeriggio,infatti non sono molto soddisfatta del capitolo.

-Irene🍀

Baciamoci e facciamo l'errore dell'anno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora