Glass Heart

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- Falling-

POV DIEGO:
Siano in questo ospedale da due fottutissime ore e non abbiamo ancora notizie di Tancredi.
Lele sta dormendo profondamente con la testa appoggiata sulle mie gambe e sento il ginocchio di Gian tremolare sulla mia coscia mentre si tortura le pellicine del pollice.
All'inizio non era fastidioso, anzi era anche piacevole, ma dopo mezz'ora la mia coscia richiede una tregua

Gli fermo la coscia con la mano libera, mentre l'altra accarezza i capelli di Lele, stringendola con forza.
D: "Gesù, puoi smetterla? mi agiti ancora di più" sussurro girandomi verso di lui.
Si volta verso di me lentamente.
Ha un sopracciglio inarcato e le labbra leggermente separate.
G: " Che cosa dovrei fare? Saltellare per tutto il cazzo di corridoio? Se non te ne fossi accorto il mio migliore amico è in ospedale con la probabilità dell' 80 % che abbia una-" la mano che era sulla sua gamba gli tappa la bocca prima che possa finire la frase.
D: " Zitto stupido idiota, vuoi per caso svegliarlo?" inclino la testa verso il mio migliore amico" Lo so che sei preoccupato Gian ma non devi farlo vedere a Lele" mormoro con tutta la calma che riesco a trovare.

Sposta la mia mano dalla sua bocca e si volta con tutto il corpo dalla mia parte.
G: " Vuoi tenerglielo nascosto?"
Annuisco non cogliendo il problema, ma il suo schiaffo sul mio braccio mi arriva forte è chiaro.
G: " E come cazzo pensi di fare? Non si tratta di un giocattolo Diego, c'è in ballo Tancredi e sai meglio di me che lui" indica Lele "non te lo perdonerebbe mai se gli facessi una cosa del genere"
D: " Non potrei sopportare la sua faccia distrutta" Sibilo a pochi centimetri dal suo petto " Preferisco mentirgli dicendogli che vada tutto bene piuttosto che dirgli la verità" sento gli occhi pizzicarmi.
I suoi muscoli si irrigidiscono a quelle parole.
D: " Ne parlerò con Tancredi e sono sicuro che anche lui sarà dalla mia parte" mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo " Non ti obbligo a scegliere, ma devi promettermi che non ne parlerai a Lele".

Vedo, in fondo al corridoio, un dottore sulla cinquantina venire verso di noi.
Scuoto leggermente Lele dalla spalla e subito scatta in piedi, di fronte al dottore.
Si sistema la felpa tirata leggermente verso l'alto e poi incomincia a parlare.
L: " Come sta? Ha il raffreddore? Ha bisogno di me? Della sua famiglia? Ho provato a chiamarla ma rispondeva sempre la segreteria quindi ho lasciato perdere e ho chiamato-" dice velocemente senza neanche riprendersi.
D: " Calmati Le" Lo interrompo prendendogli la mano.
Sento gli occhi di Gian addosso ma non me ne curo.
X: " Salve ragazzi, mi chiamo Edoardo e sono il dottore che si sta occupando di Tancredi" la sua espressione è troppo seria.
Rafforzo la presa a quella di Lele.
X: " Adesso sta riposando ma ha chiesto esplicitamente di vedere Gianmarco Rottaro. Si trova qui?"
I miei occhi scattano subito verso il mio migliore amico.
Ha gli occhi colmi di lacrime e il respiro pesante.
G: " Sono io, arrivo subito"
X: " Bene, la stanza è la numero 258" Si volta verso il lungo corridoio " Ah" si ferma di colpo e ritorna indietro " Ha anche detto di portare a casa Emanuele..." sorride leggermente e scompare in una stanza.

La presa della sua mano si affievolisce fino a scomparire del tutto.
Le sue gote sono rigate di lacrime.
Si lascia cadere sulla sedia di fianco alla mia emettendo un singhiozzo.
Lo stringo al mio petto, lasciandogli alcuni baci sui capelli.
Gianmarco si piega di fronte a lui prendendogli il viso con le mani.
G: " Conosco Tanc e l'unico motivo per cui ti ha mandato via è perché non vuole spaventarti" i suoi pollici puliscono le lacrime " Quindi ora vai a casa, ti rilassi e appena sapremmo qualcosa verrai subito qui"
Lele lo guarda rapito.
È come se fosse sotto shock e non lo biasimo neanche.

D: " Le ascoltami un attimo" si gira verso di me.
Ha gli occhi gonfi e le labbra rosse per i continui morsi che si lascia.
D: " So che non vuoi la mia compagnia ma qualsiasi cosa succeda devi subito telefonarmi chiaro?"
Annuisce e lentamente si alza dalla sedia.
L: " Starà-" un piccolo singhiozzo lo interrompe " Starà bene?"
Mi guarda come un cucciolo bastonato.
Dio santo, non c'è la faccio.

G: " Vai a casa Le" sorride leggermente e gli passa il cappotto.
Mentre guardo la sua figura allontanarsi una mano calda si stringe alla mia.
Abbasso gli occhi.
È la mano di Gian.
Incastra le sua dita con le mie accarezzandomi il palmo con il pollice.
G: " Andiamo da Tanche" stringe leggermente la presa e mi trascina verso il lungo corridoio.
Nonostante sia una cosa strana, mi sento dannatamente bene.

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POV LELE:
Quando finalmente apro la porta di casa, mi sento completamente vuoto.
Se una persona piombasse in questa stanza direbbe sicuramente che sarei un robot che cammina.
Mi dirigo verso il bagno, lasciando la porta socchiusa.
Mi spoglio non solo dei vestinti sporchi, ma anche di parte delle sopperente si percuotono sulla mia pelle, sul mio corpo, su ogni parte di me.
Sento i muscoli della schiena doloranti ad ogni movimento, le gambe deboli e senza energia, le braccia che facevano male come se fossero state ricoperte di lividi.
E la testa, Dio, la testa.
A causa del pianto, dello stress e dei pensieri che non si fermavano mai, la testa non aveva ancora smesso di rimbombare.

Una stanza vuota in preda all'eco.
Un eco perenne che non faceva che ripetere emozioni già provate, dispiaceri già vissuti, anche se in modo diverso, come sempre.

Perché l'ansia non è mai uguale.
Ti sbrana dall'interno e non lo fai mai uguale.
Magari un giorno la vita è un enorme giardino di rose, fiori e uccellini che cinguettano, ma poi ti imbatti in qualcosa che non sai gestire e lei arriva.
Arriva e non puoi fare niente, perché era una bella giornata, ti sembrava di star vivendo davvero, ma non abbastanza.

E io mi sento come quella giornata, come quel giardino.
Ma poi, sono caduto in basso.

Libero da ogni vestito, mi metto davanti al soffione della doccia.
L'acqua scorre sul mio corpo, lenta e calda.
Non mi muovo da quella posizione.
Testa bassa, braccia stese lungo i fianchi e gambe leggermente divaricate.
Il tempo scorre, scorre, scorre e io non sto facendo assolutamente nulla.

Quando l'acqua è ormai gelida, esco dalla doccia e mi asciugo velocemente.
Indosso dei vestiti puliti che consistono semplicemente in una tuta e una felpa di Tancredi.
Mi siedo sul divano, con accanto il mio telefono.
Poi mi viene in mente una frase di mia nonna che mi disse molti anni fa durante un afoso pomeriggio estivo, tanto diverso dall'inverno che sto vivendo questo giorno.

'Il tuo cuore bambino mio è fatto di vetro.
Dovrai trovare una persona che si prenderà cura di questo glass heart che ti batte nel petto...
Una persona he farà in modo che mai si rompa, mai si scheggi"

E quel mio cuore lì, in bilico nel mio petto nascosto sotto la felpa, che aveva affrontato l'amore, l'egoismo, le paure di Tancredi e già forse incrinato, cade.

Cade perchè l'unica cosa che volevo era stare accanto a Tancredi, ma lui mi ha respinto.

Spazio autrice:
Ciao amori💞
Who questo capitolo mi rende un sacco triste, davvero:(
Chissà cosa succederà...

-Irene🍀

Baciamoci e facciamo l'errore dell'anno.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora