Oggi è l'ultimo giorno di permanenza qui alla villa.
Nicolas partirà domattina presto insieme a tutta la famiglia, compresi i genitori di Clara e la tutor, Clarissa.

Stavolta non lo accompagnerò in aeroporto. Mi manca già.

"Ci vedremo l'estate prossima" dice, sdraiato sull'erba del giardino dietro casa.

Il sole splende inconsapevole della tristezza che ci affligge.

"Non puoi tornare almeno per Natale?" gli domando, seduta accanto a lui.

Sembra cresciuto così tanto.

"Se i nonni restassero qui sarebbe un'idea sensata, ma ormai nulla ci lega più a questo posto" risponde, come se nulla fosse.

È rilassato. Stavolta gli è del tutto indifferente separarsi da me e questo non fa altro che farmi stare ancora peggio.

Mi sento così impotente, così triste e già malinconica.

Non voglio che vada via di nuovo per rivederlo tra un anno. A lui, invece, pare vada bene così.

"Ora che hai una nuova famiglia è tutto più facile per te, vero?"

Lui sospira, forse stanco, forse triste, non riesco a capirlo.

"Per me sono come nuovi amici, non la definirei famiglia. E poi, sono così snob. Clarissa ha trovato il suo ambiente naturale, insomma"

Scoppia a ridere e apre gli occhi verso il cielo limpido.

Sorrido guardandolo.

"Mi mancherai, più di prima" gli confesso senza potermi fermare.

Lui torna serio e si mette seduto.
Cerca le mie mani e io gliele stringo.

Mi viene da piangere al pensiero di non poter più avere le sue mani tra le mie, di non poterlo guardare più negli occhi, di non poter più sentire il battito del suo cuore quando mi abbraccia o i suoi baci morbidi e delicati.

Comincio a singhiozzare ma cerco di reprimere le lacrime per non farlo preoccupare.

"Non dovrebbe essere più facile? In fondo, non è la prima volta che me ne vado, dovresti essere abituata alla mia assenza"

Scuoto la testa facendomi scappare un verso strozzato.

"Vera, non piangere, ti prego. Questo non è un addio, non lo sarà mai"

Non resisto più ed esplodo. Le lacrime scendono copiose sul mio viso senza riuscire a fermarle. Abbasso la testa per non guardarlo ma piango solo più forte.
Nick mi accarezza i capelli ma non mi abbraccia come sempre e questo mi rattrista ancora di più.

Cosa gli è successo?

"Lo sarà, invece, l'hai detto tu stesso, non c'è più nulla che vi leghi qui" dico tra un singhiozzo e l'altro.

"È vero, la famiglia resterà unità, ma tu e tua madre siete troppo importanti per noi, non potremmo mai abbandonarvi"

Riporto lo sguardo su di lui. È rigido, senza alcuna espressione sul viso, è troppo indifferente.

"Per te restare o partire è uguale, lo vedo"

Lascio le sue mani e mi allontano da lui. Non mi piace quando fa così, soprattutto in un momento come questo, con me in queste condizioni. Cuore di pietra.

"Non è così, sono solo accondiscendente, non posso decidere nulla. Sono maggiorenne ma pur sempre cieco"

Adesso il suo tono è duro. Per lo meno prova ancora qualcosa.

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