Alle 20:45 il teatro era in fermento: quasi tutti i tavoli erano ormai occupati, e all'entrata molti spettatori consegnavano i loro biglietti per entrare. I tecnici del suono prendevano il loro posto al mixer, i tavoli del buffet erano già imbanditi di pietanze di ogni gusto, le postazioni dei musicisti erano state perfettamente disposte sul palcoscenico. Le voci della gente, chi chiacchierava e chi rideva, riempivano il teatro. I cameraman correvano avanti e indietro per l'edificio per posizionare le telecamere, così come i fotografi, che ogni tanto facevano qualche scatto alla folla in fila che attendeva di entrare.
Intanto, nel suo camerino, Georgia sistemava il trucco con molta calma, dopo un'estenuante sessione di foto e interviste. Alcuni musicisti avevano portato da bere, e brindavano lungo il corridoio o nelle loro stanze; altri erano impegnati ad accordare il proprio strumento, altri ancora scherzavano allegramente, oppure rileggevano qualche spartito. – Dai basta Vincent, hai fatto quella scala di la maggiore almeno venti volte, ti si è incantato il disco?- Georgia sentì Jessica nella stanza affianco scherzare col primo violino, mentre era concentrata davanti allo specchio a mettersi il rimmel. Vedere la sua orchestra così spensierata e tranquilla, trasmetteva tranquillità anche a lei: vedere che non erano presi dall'ansia per il concerto, vederli sorridere, era tutto quello che voleva; probabilmente, aveva svolto un buon lavoro. Li aveva fatti provare e riprovare, al fine di arrivare a farli sentire sicuri in ogni passaggio dei vari pezzi che avrebbero dovuto suonare e arrivando così al concerto senza alcuna ansia e senza preoccupazioni. Alla fine, tutto stava andando nel verso giusto, e non doveva assolutamente preoccuparsi. L'orchestra era ben preparata e suonava perfettamente, il pianista c'era, tutto era pronto. Certo, un po' d'ansia poteva esserci, ma era la tipica tensione che si prova prima di salire sul palco. Non esiste concerto senza quella sensazione. La direttrice si alzò dalla sedia e mise i trucchi nella borsetta, poi uscì dal camerino e batté due volte le mani, per attirare l'attenzione dei musicisti. Pian piano si riunirono tutti in corridoio, tutti rivolsero l'attenzione verso di lei, e ognuno cercava di zittire il brusio di chi ancora parlava. Georgia sorrise: - Vedervi così spensierati mi fa davvero piacere. Mi sentivo in dovere di ringraziarvi, perché se siamo qui è anche grazie al vostro impegno e alla vostra voglia di suonare, alla vostra dedizione per la musica- disse, e sembrava che stesse per mettersi a piangere, dato che la voce le tremava un po'. – Io ho lavorato molto bene con voi, nonostante i "piccoli problemi" che abbiamo avuto. Ma l'importante è che siamo tutti qui questa sera, a suonare e a divertirci. Io...vorrei che questa serata sia una serata speciale per tutti noi. Deve rimanere impressa dentro i nostri cuori, deve essere indimenticabile. Perciò divertiamoci: spogliamoci dai nostri problemi e dai nostri pensieri negativi; dobbiamo suonare musica "pulita", priva di negatività. Dateci dentro ragazzi. Io so che insieme possiamo farcela-.
Alla fine di quel breve discorso, esplose un applauso fortissimo, e Vincent stappò una bottiglia di prosecco. La direttrice ridacchiò: -Si, però sul palco dobbiamo arrivarci sobri!!!- . Prese il bicchiere offertogli dal primo violino, e Jack nel frattempo alzò il suo per brindare: - A Georgia Williams e a questa orchestra stupenda- disse, guardandola negli occhi e sorridendo, mentre lei arrossiva lievemente. Tutti ripeterono la frase detta dal pianista, e una quarantina di bicchieri si levarono e tintinnarono in un brindisi. Georgia li guardò: erano così felici, così pieni di gioia di essere lì a suonare, e questo la rendeva...fiera di sé. Criticava spesso se stessa, ma quella volta poteva ben dire di aver svolto un ottimo lavoro. Mentre si avvicinava al suo camerino per rientrare a riposare ancora un po' prima dell'esibizione, uno dei musicisti la chiamò. – Maestro...-.
La ragazza si voltò, e incontrò lo sguardo serio del ragazzo. Con un cenno del capo, lo esortò a continuare. – Lei...lei ci dirigerà ancora, dopo questo concerto...vero?-.
Calò di nuovo un lieve silenzio: il ragazzo al centro del corridoio continuava a guardare seriamente Georgia, appoggiata vicino alla porta del camerino. Un sorriso le comparve sul volto: - A me piacerebbe molto- rispose, e si ritirò nella stanza senza dire null'altro.
STAI LEGGENDO
Mi Scorderò Di Te - [Lontano da me] |Piero Barone|
RomanceLei era tutte le sue canzoni, tutte le sue note scritte sul pentagramma. Era la persona a cui aveva dedicato tutto. Tutto. Le notti intere passate a scrivere testi e melodie a lei dedicate, i viaggi fatti insieme, le cazzate, le mattine a baciarsi...