Capitolo 5 - Riflessioni

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Erano trascorse poche ore da quando Georgia aveva ricevuto quella notizia. Stava già pensando di farsi fare una visita all'udito perché si ostinava, ormai da sei ore, a pensare di non aver capito bene.

Aveva la testa piena di domande, innumerevoli domande che gli ronzavano in testa come innumerevoli mosche, e ovviamente tra queste vi erano le solite paranoie e le solite paure di chi era laureato, ma non aveva mai diretto una grandissima orchestra davanti a un pubblico altrettanto grande.

"Ma il pianoforte chi lo suona? Avrò bisogno di acquistare una bacchetta mia o me la presterà il direttore? Sarà facile? O impossibile?"

Ma la domanda più importante, a cui ancora non era riuscita a dare una risposta, iniziava con un "perché".
Ci aveva pensato tutto il fottuto giorno, addirittura sedendosi circa una mezz'ora sul divano per rifletterci. Ma ancora non veniva fuori.
Ancora non si sapeva perché Piero non potesse o non volesse dirigere l'orchestra il giorno del concerto. Le sembrava troppo strano, che un direttore potesse rinunciare ad un concerto per un impegno. O magari era lei a pensarla così, che da sempre metteva la musica sempre al primo posto.

-Basta, ci rinuncio- si rassegnò qualche minuto dopo. -Basta pensare, basta tutto. Chiamo Isabel e ci andiamo a fare un aperitivo da qualche parte- disse, correndo a destra e sinistra alla ricerca del cellulare, talvolta inciampando sui suoi stessi passi, presa dall'euforia e dal nervosismo che quella sera si erano totalmente impossessati del suo corpo.

Isabel era la sorella minore di Georgia, che si era trasferita a Seattle per gli studi poco dopo di lei. Si era iscritta ad un college e si stava dedicando allo studio delle lingue, poi sarebbe andata ad Oxford per diplomarsi.
Georgia e Isabel erano parecchio legate.
Erano sorelle, ma allo stesso tempo due migliori amiche inseparabili, che litigavano, ma che subito dopo facevano pace e si chiedevano scusa tornando a fare le solite cazzate di sempre.

Poco dopo le 21:00, coperte fino al midollo a causa del freddo, Isabel e Georgia vagavano per le strade di Capitol Hill alla ricerca di un posto caldo dove fare un aperitivo tranquillo.
-Ma vederci a casa tua?- ribattè Isabel, camminando come una papera a causa dei piedi doloranti. Erano venti minuti che camminavano al freddo e non si vedeva un bar.
-Seh, come le vecchiette- le rispose sua sorella, che in quel momento si fermò ad osservare un insegna, sulla quale a caratteri cubitali vi era incisa una scritta.

"Capitol Lounge".

-Sei sicura che non sia un gay bar?- disse Isabel e Georgia le tirò una sonora pacca sulla spalla.
Il Capitol Lounge, rispetto al Sun Liquor, era di gran lunga molto più tranquillo.
Una tenue luce rossa le accolse, insieme al brusio delle persone che chiacchieravano e la rilassante musica jazz.
Quando entrarono, lasciarono che il calore le avvolgesse, si tolsero i cappotti e si sedettero, consultando il menu per il tanto atteso aperitivo.
-Come sta Brett?- chiese Georgia, leggendo attentamente la lista dei cocktail. -Bene, ma lo tengo d'occhio. Non si sa mai con tutte quelle ragazze al college come potrebbe finire- ridacchiò sua sorella, e Georgia scosse la testa.

Isabel, che aveva appena 18 anni, era fidanzata con Brett Thompson da circa un anno, un ragazzo del college che frequentava i suoi stessi corsi.
Suo fratello Vincent, che aveva un anno meno di lei, era già sposato, e aveva già preso casa in Texas con sua moglie.

E poi c'era lei.

In famiglia si scherzava sempre sul fatto che lei, la più grande, fosse ancora single.
Insomma, il fratello era già sposato! Com'era possibile che Georgia, a quasi 26 anni, non aveva ancora trovato qualcuno?

Per lei però era tutto normale.
In fin dei conti, stava bene così.

Georgia paragonava l'amore alla matematica.
La matematica non l'aveva mai capita, l'amore pure.
Per lei era un mondo troppo complicato quello, e poi mai nessuno l'aveva cercata.

Ma a lei andava bene.
Aveva un pianoforte, che ci doveva fare con un ragazzo?
Avrebbero potuto prenderla in giro per tutta la vita sul fatto che a 25 anni fosse vergine e zitella, ma a lei non fregava assolutamente nulla.

Poi non era il tipo di persona che andava alla ricerca di qualcuno con cui stare.

"Il fiore sono io. Non sono i fiori a cercare le api" ripeteva sempre davanti a sua madre, che ormai aveva perso ogni speranza sul fatto che Georgia potesse sposarsi o darle dei nipoti.

Il cameriere arrivò dieci minuti dopo il loro arrivo, prese le ordinazioni e poi scomparve in cucina, lasciando di nuovo Isabel e Georgia sole al loro tavolo.
-Allora, cosa c'è di tanto importante che dovevi dirmi?- chiese Isabel, impaziente di sapere cosa la sorella avesse da dirgli.
Georgia spiegò tutta la situazione, e Isabel non riusciva a smettere di lanciarle sguardi di ammirazione e sorpresa.

-Però vorrei capire come mai si rifiuta di dirigere il concerto- concluse, e si rimise a pensare.
Isabel fece lo stesso, mentre il cameriere le porgeva il cocktail.
-Magari- si decise a parlare dopo interminabili minuti di silenzio -quell'impegno è di gran lunga più importante rispetto al concerto- sussurrò, beccandosi uno di quegli sguardi inceneritori di Georgia, che non la pensava assolutamente così.

-Sarà- rispose con forte disaccordo, mentre beveva il suo mojto, -ma non è così che funziona. Voglio dire, un concerto al 5th Avenue cazzo, non una passeggiatina a lungo mare, cosa c'è di più importante? È come se declinassi un invito alla Scala di Milano...- scosse la testa e sospirò.
-Non ti ci inciampare troppo, Georgia. Godiamoci questa serata- sorrise Isabel, e Georgia finalmente mise da parte i suoi pensieri divertendosi un po' con sua sorella.

Mi Scorderò Di Te - [Lontano da me] |Piero Barone|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora