Capitolo 19: Il Concerto

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La fine della cena si avvicinava.

L'adrenalina saliva.

Era come se qualcuno stesse mandando avanti velocemente il nastro di una cassetta; stava accadendo tutto così in fretta, e Georgia non aveva tempo di fermarsi a riflettere su niente. Era ora di entrare in scena.

Mentre i Moodswing cantavano l'ultimo brano, guardò Jessica e tutti gli altri: -Cominciamo ad alzarci. Avviso gli altri, rincontriamoci ai camerini- disse, e i ragazzi annuirono, mentre lei col suo vestito lungo e pomposo, andava nei tavoli sul retro per avvisare il resto dei musicisti. Pian piano, uno dopo l'altro si alzarono e seguirono la direttrice. E mentre i tavoli degli orchestrali si svuotavano, la cover di "Feeling Good" del gruppo jazz che si stava esibendo in quel momento giungeva al termine. Dal piano dei camerini, Georgia riusciva a sentire gli applausi e gli schiamazzi del pubblico: erano in tantissimi, e tra non molto li avrebbe conquistati con la sua musica. Non stava più nella pelle. Prese gli spartiti, l'immancabile bacchetta, e finalmente lasciò il suo piccolo studio. I musicisti si erano tutti riuniti silenziosamente in corridoio, pronti con i loro strumenti. Sembravano un esercito di soldati; un esercito armato di musica, armonia, e tanta, tanta voglia di suonare e di esibirsi. Poco dopo, dal penultimo camerino, uscì l'altra figura importante del concerto di quella sera: il pianista, Jackson Madison Harvey, o Jack per gli amici. Elegantissimo, con il suo frak e il papillon ben sistemato sul collo, camminava sorridente verso Georgia, che lo salutò con un sorriso. – Agitata?-. – Solo un po'. Ma solo perché è la prima volta che dirigo un'orchestra...e tra l'altro, una delle più importanti di Seattle. E' un po' come dare una Ferrari ad un neopatentato...- rispose, ridacchiando insieme al suo amico. -Ma dopotutto, ho lavorato duramente, e credo in ciò che ho fatto- aggiunse la giovane ragazza, con un lieve sospiro. Il suo sorriso diminuì un poco. Il pianista la guardò, sorridendo: – Beh alla fine è questo l'importante: credere in se stessi. Il tuo duro lavoro ha dato i suoi frutti-. Dopo averlo ringraziato timidamente per quei complimenti, si girò verso gli altri. Il leggero brusio che c'era subito si interruppe, lasciando spazio alle parole di Georgia.

- Okay ragazzi, bene. Come già sapete, entrerete prima voi. Siete tutti disposti correttamente?- chiese, guardando ogni elemento e consultando la lista dei posti che aveva organizzato. – Perfetto. Ci siamo-. Ancora una volta, si accese un sorriso sul suo volto, e un brivido le percorse la schiena. – Essendo la mia prima volta da direttrice, ammetto che sono un pochino in ansia, ma penso sia normale. Diciamo che c'è un novantotto percento di adrenalina e felicità, il restante due percento è quella piccola parte di "paura", che sicuramente passerà non appena saremo lì sopra. Siamo una squadra ragazzi, molto forte. Abbiamo lavorato, molto duramente. E' vero che, ad un certo punto, c'è stata quella tentazione all'arresa...ma alla fine, siamo qui, come potete vedere. Tutto questo sempre grazie a voi e al vostro duro lavoro. Mi sono trovata molto bene in questa orchestra, composta di persone meravigliose, fantastiche...e unite. E adesso- esclamò, battendo due volte le mani, -scateniamo l'Inferno!-. Tutti i musicisti applaudirono sorridendo.

Un addetto al teatro si affacciò dalla porta del piano dei camerini: – Ehm, la Symphony può prepararsi, prego, da questa parte-. Il giovane li guidò verso l'uscita che ridava sul palco. Il sipario era ovviamente ancora chiuso, le luci molto soffuse, ma comunque permettevano una buona visione ai membri dell'orchestra, che si accomodarono silenziosamente alle loro postazioni. Vincent, come al solito, occupò il posto del primo violino. Dietro di lui, Jessica sistemava le parti sul leggio, come facevano anche molti altri suoi colleghi. Il fruscio della carta degli spartiti era l'unico rumore che in quel momento riempiva il teatro; il silenzio degli spettatori, che attendeva l'apertura del sipario, creava una leggera atmosfera di suspense. Solo qualche minuto ancora, e l'orchestra più famosa di Seattle sarebbe scesa sul campo di battaglia: il loro obbiettivo? Una conquista: il pubblico.

Mi Scorderò Di Te - [Lontano da me] |Piero Barone|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora