Capitolo Quindici

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Ariel

"Dovremmo uscire ogni tanto da qui." Finisco di fumare l'ennesima sigaretta di oggi, buttandola giù dal balcone, mentre siamo di guardia al piano superiore.  I giorni passano velocemente e maggio sta arrivando. E con questo il freddo, il vento, che ho sempre amato, fin da piccola. Forse l'unica cosa che ho amato in tutta la mia vita. O comunque una delle poche cose.

"Io sto bene." Dice prendendo un'altra sigaretta dal pacchetto ed accendendola.

"Non lo metto in dubbio." L'ho lasciato stare l'altra sera quando l'ho visto in crisi. "Dicevo solo che non usciamo da queste mura se non per prendere da mangiare e merdate varie."

"E dove vorresti andare?" Chiede e si gira a guardarmi negli occhi.

"Non so, magari in qualche discoteca o in qualhe bar."

"Vai tu. Io resto qui a controllare." Perché non vuole fottutamente andare in una discoteca?

"Avanti, Michael. Siamo qui dentro da, non so... Due settimane se non tre. Ormai ho perso il conto." Okay potrebbe aver avuto qualche problema con qualche bar o discoteca, ma... avanti, è solo una sera.

"Non voglio venire e basta, okay? Andate voi, non voglio venire." Scatta.

"Okay okay, calmati." Alzo gli occhi al cielo. "Stavo cercando di comportarmi da normale 'inquilina' ma non me lo permetti."

Dopo di che il vuoto.

Minuti incolmabili di silenzio echeggiano fra i nostri corpi e le nostre anime. La mia anima è media, ma la sua forse è calda, molto calda.

Dio, possibile che sia sempre così scontroso con le persone? Come se gli avessi detto chissà cosa.

"Magari sì." E' lui a rompere il ghiaccio creatosi tra di noi. 

"Cosa?" Spero solo dica qualcosa riguardo l'uscita che gli ho proposto. 

"Potremmo andare da qualche parte, una sera. Ma non lo so." Almeno mi ha dato un segno di vita, mi ha fatto notare che anche lui è ancora adolescente e potrebbe voler andare ad una cazzo di festa. Che poi alla mia ci era andato.

"Da quanto non esci da questo buco di casa?" 

"Hai mai ucciso una ragaza o una donna? Cioè.. tu uccidi ragazzi." Perchè 'sta domanda?

"Perchè vuoi saperlo?" Chiedo.

"Così" Fa spallucce. "semplice curiosità."

"Sì.. ma non tante." Ridacchio al solo ricordo del perchè le ho uccise. 

"E come mai?" Sorride. Forse perchè stavo ridacchiando. E' incredibile: sto parlando tranquillamente col mio più grande rivale. In fondo che motivo c'è di odiare una persona che fa le stesse tue cose? E' come odiare sè stessi, no?

"Una aveva fatto sesso con il mio, ormai ex, ragazzo e l'altra continuava a dire di essere la migliore amica della mia migliore amica." Rido un po' più forte e ciò ne provoca invece una più leggera da parte del verde.

"Sei seria?" Ride. E, Dio, la sua risata come è bella.

"Sì e dopo è morto pure lui." Rido.

"E.. non hai provato nulla nell'ucciderlo?" Mi guarda negli occhi e sono costretta a spostare il mio sguardo dal suo prima di rimanerne intrappolata.

"Non volevo farlo, in realtà. Solo che.. non lo so, qualcosa mi ha spinto a farlo." Sforzo un piccolo sorriso, anche se ora non provo davvero nulla e non ne sono pentita. 

"Beh, comunque io devo cambiare colore di capelli. Per me hanno una scadenza." Ridacchia sviando il discorso. 

"Una scadenza?" Ricomincio a ridere a causa sua. E' incredibile come possa cambiare umore da un momento all'altro: all'inizio è felice e ride, e l'attimo dopo è cupo e chiuso, come se dopo una certa ora le sue porte che portano alla felicità si chiudessero e si aprissero quelle dell'oscurità.

Then || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora