Ariel
Qualche cosa di morbido mi solletica la guancia e uno strano calore mi riscalda a intermittenza il collo.
Ho ancora gli occhi chiusi o forse no, dato che so per certo di aver tirato giù la tapparella della mia piccola stanza.
Sono aperti. Ora lo so, avendo notato qualche spiraglio di luce entrare dai lati della finestra e dal fondo della porta e illuminare la camera.
I poster appesi sul muri sono come ombre nere a guardare ogni mio singlo movimento che possono controllare sotto il loro sguardo. Tutto é scuro, é nero, rendendo la mia camera più piccola di quanto sembri. I colori sono quasi del tutto spariti, come dagli occhi di qualche demone, riuscito a scappare dalla presa dell'anima bianca e viva, ma con ancora un po' di colore dentro.
La figura stesa affianco a me ha anche un braccio poggiato sul mio fianco, ma non me ne ero accorta ed ero troppo distratta dal suo fiato sul mio collo e dai suo capelli a solleticarmi il viso per fare conto anche del suo braccio.
Mi giro con calma verso quello che dovrebbe essere un ragazzo e mi ritrovo dei capelli tutti scompigliati davanti agli occhi.
Le sue labbra rosee sono leggermente schiuse permettendo al suo leggero e caldo respiro di scaldarmi il collo, ma é anche pesante, come tanti sospiri uno dopo l'altro.
Un po' come i suoi occhi: trasparenti,ma con un velo di oscurità, due piccole maschere nere a coprire quel poco di dolcezza e sensibilità che traspare da quelle iridi ghiacciate.
Porto una mano sui suoi capelli verdi iniziando ad accarezzargli la nuca. Sorrido istintivamente.
Ma non é un sorriso dolce e tenero; é uno di quelli cattivi e malvagi, che ti fanno pensare a come uccidere qualcuno senza farlo soffrire troppo.
Ma non posso. Non posso ucciderlo, nonostante la nostra grande rivalità. Serve a me e potrebbe finire male fra i due gruppi.
Fanculo a me che ho accettato di farli vivere qui.
Ho la mente e la forza e ce l'ho fra le mani. Non posso lasciarmelo sfuggire dalle dita. Vorrà dire che mi limiterò a torturarlo per aver fatto ciò che avevo esplicitamente chiesto di non fare.
Allungo così una mano, molto lentamente, dietro la sua testa, sul comodino e afferrò due lacetti isolanti bianchi che tengo poi stretti fra i denti. Mi sposto un po' da lui lasciandolo cadere con il volto sul letto. Raccolgo un cuscino dal fondo del letto iniziando a schiacciarlo sulla sua testa per tenerlo fermo.
Ormai Clifford é sveglio e si sta dimenando. Salgo velocemente a cavalcioni sulla sua schiena, lasciando andare la presa dal cuscino e tenendo ferme le sue mani. "Che cazzo fai, Ariel?" Urla, ma le sue grida non fanno altro che aumetare mia voglia incessante di torturalo fino a farmi pregare per smettere.
"Ti ricordi le regole, Clifford?" Mi alzo dal ragazzo e gli tappo la bocca per non farlo urlare.
"Bene. Dato che chi tace acconsente, te la ricordi." Lo faccio alzare e camminare verso la porta.
Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene, le pupille dilatarsi e la voglia di uccidere impossessarsi del mio corpo.
Michael
Sono rinchiuso e legato in una stanza da almeno un'ora e non ne posso più. Ho una benda legata in bocca non permettendomi di urlare e farmi sentire per farmi venire a prendere, anche se la bastarda avrà chiuso porta a chiave.
Ho i piedi e le gambe legati a quelle della sedia sulla quale sono seduto da troppo tempo. Davanti a me c'é solo una piccola TV con le riprese di un film erotico che sto cercando di non sentire né vedere.
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Then || Michael Clifford
FanfictionAriel Carteny? Ragazza che uccide ragazzi, capo della parte destra di Sydney. Michael Clifford? Ragazzo che uccide ragazze, capo della parte sinistra di Sydney. Ariel uccide per la sola voglia di uccidere. E Michael?