Capitolo Venti

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Michael

I suoi capelli sono rossi, di un rosso sangue, ma di quello vero. I suoi capelli in realtà sono biondo cenere. Un bellissimo biondo cenere. I miei sono così. Forse proprio perchè siamo fratelli. Però i suoi sono ricoperti di sangue. Il suo.

"Michael. Vattene." Sussurra appena guardandomi prima di chiudere gli occhi. Il suo corpo è ricoperto, come i suoi capelli, da sangue. Forse il suo, forse quello di papà, forse quello di mamma. Ecco, mamma. Prima si era messa davanti a papà, forse per far sì che non uccidesse Jos. Solo che ora credo sia morta. M-mia sorella è morta? Non è vero, non è morta. Non può. Lei è mia sorella lei è forte. Ho solo nove anni, come faccio senza di lei?

Faccio come dice e corre in camera mentre sento le urla e i passi pesanti e veloci di mio papà farsi più vicini. Chiudo la porta chiave. Ho paura, ho così tanta paura di papà. Non ne ho mai avuta tanta, credo. Prendo una vecchia borsa di mia sorella, la sua preferita blu e ci infilo qualche maglietta e qualche pantalone e qualche cosa necessaria per la sopravvivenza. Mi sto avvicinando alla finestra per uscire da questo inferno di casa quando sento mio padre bussare con forza e gridare il mio nome tutto arrabbiato. Però la voce comincia a sfumare, le parole sono sempre meno udibili. Ma non si sta allontanando, è come se stesse scomparendo ed intanto la sua voce si fa più femminile.

Finalmente mi sveglio. Era solo un sogno, il solito incubo. Mio padre che uccide mia madre, sua moglie. Mio padre che uccide mia sorella, sua figlia. Mi sono salvato all'ultimo momento chiudendomi in camera e scappando dalla finestra. Ora mio padre è crepato in quel cazzo di carcere. Ne sono felice, stronzo.
La mia pelle è tutta sudata, goccioline di sudore scorrono lungo il mio volto. Ero riuscito in qualche modo a smettere di fare questo cazzo di incubo, ma a quanto pare è tornato.

"Michael? Stai bene?" É la voce di Ariel riportarmi alla realtà. Il suo volto sembra dipinto di preoccupazione. Devo aver detto qualcosa mentre dormivo.

"Ho detto qualcosa mentre dormivo?" É questa la mia peggior preoccupazione. Di questa cosa di mio padre, della mia famiglia non ne sa nessuno, neanche Luke che anche se non sembra è il mio miglior amico. Non voglio che mi vedano come un ragazzo che ha passato una brutta infanzia con un padre malato di mente. Voglio essere trattato come tutte le persone normali.

"Continuavi ad urlare il nome di una ragazza." I suoi occhi sono fissi nei miei. Verde nel ghiaccio, ghiaccio nel verde. "Continuavi a dire 'Jos! Jos!'. Vuoi parlarne?"

Da quando è così nei miei confronti?

"Voglio solo far funzionare le cose in questa casa. Se ti fai a aiutare sarebbe una cosa bella." Dice con lo sguardo fisso nei miei occhi. E quasi rabbrividisco per la sua intensità.

"É mia sorella." Dico solo questo. Di certo non vado a raccontare la storia della mia vita a qualcuno che ha cercato di uccidermi.

...

Ariel

"Ragazzi siete pronti?" Urlo aspettando gli altri davanti alla porta di ingresso. Avevamo deciso di andare in qualche locale qui vicino a bere per cercare di conoscerci meglio. Luke non è poi così stupido.

Sistemo il fondo della mia gonna nera mentre aspetto che i ragazzi si diano una mossa a scendere. Sta sera ho voluto vestirmi più femminile di quanto io sia normalmente: ho una gonna a vita alta corta ma non troppo nera, una maglia corta con fantasia scozzese, le parigine a metà coscia nere e un paio di stivaletti bianchi con il tacco. Sono forse gli unici vestiti 'femminili' che ho.

Controllo l'ora sullo schermo del mio telefono per poi alzare lo sguardo sui deu ragazzi che stanno uscendo dalla cucina.

"Vi siete fottutamente baciati!" Urlo quasi rimanendo a bocca aperta notando il rossetto di Adrienne leggermente sbavato e i capelli di Hemmings tutti arruffati. A guardarli meglio e a pensarci meglio sembra abbiano fatto sesso.

Then || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora