Capitolo Nove

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Ariel

Michael mi trascina verso le scale facendomele salire di fretta. Quasi cado. Continuo a sfregarmi gli occhi per alleviare il dolore, ma é tutto inutile.

"Lavati gli occhi." Dice tranquillo spingendomi però contro il lavandino. Apro velocemente l'acqua e mi lavo il volto e gli occhi.

Poco dopo il bruciore scompare: non del tutto, ma quasi.

Che cazzo vogliono da noi adesso? Non capisco.. ci siamo vendicati come avrebbe fatto chiunque, ma loro vogliono continuare, sembra...

Michael tira fuori dalla tasca uno di quei laccetti bianchi in plastica e non si attarda a legarmi le mani dietro la schiena.

"Perché non davanti? Hai paura che ti faccia male?" Lo sfido ricevendo uno sguardo maligno da parte sua.

"Ora aiutami. Per colpa tua, stronzetta, ho una gamba bucata e faccio fatica a camminare, vedi?" Induca il punto della coscia in cui è stato sparato.

"Piaciuta la nostra visita?" Inizio a ridere per provocarlo ancora di più, per vedere fin dove riesce a spingersi nonostante sia meno forte di me da questo momento fino a un bel po' di tempo.

"Oh, molto Carteny."

Con una mossa veloce mi prende dalle spalle puntandomi una coltello alla gola.

"Un passo falso e sei morta, capito?" Sussurra al mio orecchio appoggiandosi a me per scendere le scale.

Appena finite mi sbatte contro il muro.

"Chi cazzo sono gli MS-13?" Mi guarda negli occhi furioso. Sono color ghiaccio, quasi trasparenti, ma scuri allo stesso tempo. Come se fosse turbato da qualcosa.

"Non ne ho idea."  Sussurro avvicinandomi al suo volto.

"Ti ha fatto saltare in aria la macchina, Carteny. Vogliono entrambi i nostri microchip. Dobbiamo collaborare . Sono in tanti e sono troppi sia per noi che per voi." Ringhia lui, ma risulta più come una supplica che come una minaccia.

"Niente ci fa paura." Lo guardo incazzata come lui fa con me. "Non collaboro con una traditrice, tanto meno con colui che mi ha stuprata."

"Sei venuta. Non ti ho stuprata." Ed ha ragione.

Sono intrappolata tra il suo corpo ed il muro: le sue mani sono affianco alla mia testa mentre sento il suo respiro addosso. Oramai la lama l'ha messa via.

Gli tiro una testata che lo fa leggermente indietreggiare e subito dopo una ginocchiata in pancia. Ho bisogno delle mani ma non riesco a liberarle. Lo stronzo ha stretto forte...

I miei capelli vengono improvvisamente tirati indietro, verso il basso.

E di nuovo una sottile linea fredda al mio collo.

"Ti avevo avvistato Carteny: un passo falso e sei morta." Aumenta la pressione del metallo sul mio collo.

"Se mi avessi voluta morta mi avresti già uccisa. Non lo farai ora. Non è così?" Lo sfido nuovamente con n ghigno sul volto.

"Carteny, non devi sfidarmi, sai? Potrei finire col fotterti per fartela pagare." Dice a denti stretti, ma i suoi occhi non sembrano pieni di rabbia quanto l'intonazione della sua voce. Sono cupi, ma pieni di lussuria, malizia. Si avvicina lentamente al mio volto e mi lascia un languido bacio sul collo, mentre la mia pelle rabbrividisce ad ogni suo sporco tocco, nonostante non lo voglia minimamente.

"Sei così vulnerabile, Carteny." Continua con i suoi movimenti e mi faccio scappare un gemito di dolore quando con una mano mi tocca la ferita sulla guancia. I brividi non la smettono di farsi largo su tutto il mio corpo. Perché cazzo sto rabbrividendo?

Then || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora