Capitolo Ventuno

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Michael

Ho bevuto solo due bicchieri per fortuna. La mia mente è ancora abbastanza lucida per capire chi sto baciando, ovvero Ariel. Sì, sto baciando Ariel Carteny, quella stronza di Ariel Carteny.
Mi passa spesso nella mente di baciarla. Ma non provo nulla se non pura e sola attrazione fisica.

Le nostre labbra continuando a modellarsi fra di loro mentre la mia presa sui suoi fianchi aumenta leggermente. Ariel infila lentamente le mani ne i miei capelli tirandoli leggermente e muovendo le mani come a massaggiarmi la testa.

Dio, è così rilassante e mi piace così tanto. Le sue labbra sono morbide come velluto e mi mandano il cervello in tilt invitandomi a desiderarne sempre di più, a volere le sue labbra sulle mie come se fosse l'ultima cosa che volessi prima di morire. La ragazza sembra quasi capire quello che sto pensando in questo momento e picchietta la lingua sulle mie labbra per chiedermi l'accesso, che le acconsento subito. Okay, forse non sono completamente lucido, ma sono sicuro di ricordarmi tutto domani quando mi sveglierò.

Le nostre lingue di sfiorano provocando dei piccoli brividi lungo la mia schiena mentre le mani della ragazza tirano più forte i miei capelli e di conseguenza mugolo leggermente di piacere sulle sue labbra.

Ariel

Le sue mani vagavano lungo tutta la mia schiena nuda un brivido mi percorreva il corpo. Le sue labbra premevano dolcemente sulle mie mentre infilavo le mani nei capelli scuri come il carbone del mio ragazzo. Il suo forte corpo nudo sovrastava il mio gracile coperto solamente da un paio di mutandine di pizzo nero. La sua erezione premeva e si muoveva lentamente sulla mia intimità ormai impregnata dall'eccitazione che mi stava facendo provare. La mia verginità se ne stava andando col ragazzo che amavo e non vedevo l'ora che accadesse, lo aspettavo da una vita. Mi era sempre piaciuto lui, lo avevo amato sin da quando ci trovammo la prima volta nella stessa classe di elementari. 

Ma il nostro momento venne interrotto da qualcuno fermo davanti alla porta della mia camera, ci scrutava con i suoi occhi di ghiaccio da cui uscivano lacrime che rigavano le sue guance, ma la sua espressione non esprimeva nulla. Né tristezza, né dolore o altre emozioni. Era neutro. Cercai di coprirmi con la coperta ma mi resi conto di essere in piedi e completamente vestita. Mi scrutava: il mio ragazzo era sparito ed io ero in piedi a guardare quel ragazzo dai capelli bianchi infuriata.

"Chi sei? Vattene!" Urlai e mi avvicinai velocemente a lui spingendolo dalle spalle più volte mentre speravo di tornare al mio 'momento'. Ma non si muoveva, aveva lo sguardo fisso sui miei occhi, sbatteva solo le palpebre: continuava a piangere senza cambiare espressione. Quando finalmente riuscii a spintonarlo via da me con tutta la rabbia che avevo in corpo lo strano ragazzo sparì improvvisamente sotto i miei occhi e sentii un tonfo molto forte provenire da un luogo lontano da dove ero io. Ero incazzata. Mi aveva portato via il mio momento, la mia voglia, il mio ragazzo, il mio tutto in quel momento. 

Mi sveglio improvvisamente sobbalzando. Mi ci vogliono un paio di istanti prima di realizzare che era tutto un sogno e mi accorgo che Calum è a terra accanto al letto massaggiandosi la schiena. Perchè dormiva con me?

"Cal?" Domando assonnata e mi sporgo un po' per poterlo guardare meglio. Mi pulsa la testa, ho un male assurdo. "Ti diverti tanto a buttarmi giù dal letto?" mi guarda torvo.

"Perchè eri nel mio letto?" Lo guardo confusa.

"Perchè ieri sera eri ubriaca marcia e avevo paura avresti fatto cazzate tipo saltare sul letto e distruggerti la testa perchè non rimanevi in piedi neanche stando ferma." Mi guarda ridacchiando. Mi fa troppo male la testa così decido di tornare a sdraiarmi. Subito si rialza e si siede accanto a me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 16, 2015 ⏰

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Then || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora