Capitolo 12

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Quando rientrammo a casa, mi accorsi di quanto mi era mancata la camera di Alex: tutto, dal letto al finestrone, era come lo ricordavo.
-Cosa faremo domani?- chiesi.
-Bhe te hai l'appuntamento con Max no?- disse lui.
-Bhe si, ma lui arriva alle sei. Che faremo per il resto del tempo?-
-Ti porteró da Cle che ti concerá per le feste per l'appuntamento!- disse ridendo.
Io sorrisi. Lui accese la radio a basso volume, ma spero che poi se ne sia pentito perché sentimmo:
"ALTRI DUE ESPERIMENTI PASSATI E SIAMO A TRE VOLTE IN UN MESE. IL GOVERNO CREDE CHE FORSE CI SERVANO TECNOLOGIE PIÚ AVANZATE E MISURE DI SICUREZZA PIÚ ALL'AVANGUARDIA. ORA LA POLIZIA STA PATTUGLIANDO LE STRADE E I QUARTIERI E SE NON SI TROVANO, C'É L'EVENTUALITÁ CHE SI INIZI UN'ISPEZIONE DELLE CASE"
Rimasi scioccata. O almeno volevo esserlo. Alex aveva un'espressione triste e preoccupata allo stesso tempo. Avrei voluto averla anche io. Poi ripartí la musica.
-Dovrai metterti un paio di occhiali da sole o qualcosa del genere domani- disse lui.
-Chi é il governo?- chiesi.
-Sono un gruppo di persone, di solito cinque, che appunto ci governano-
-E come si chiamano?- non sapevo perché avevo fatto quella domanda.
-Daniel, Melany, Gary, Matilda e Mathew- disse.
-Sono i governatori? Ma cosa fanno esattamente?-
-Ci governano. Dettano le regole e ci dicono cosa fare- disse semplicemente e fece spallucce. Non mi sorprese la sua espressione.
-Sono stati loro a scegliere di fare gli esperimenti?-
-Non lo so...immagino di sí. Loro vivono con le loro famiglie in un palazzone a cinque stelle, mentre il resto del paese muore di fame nelle loro case disastrate- percepisco dell'odio per il governo.
-Tu non mi sembra abiti in una casa distastrata- dico.
-Sí, perché mia mamma lavora per loro...ma se non fosse starei come Cle, George o Andrew-
-Cristal?- chiesi io. Non so perché mi importa di lei.
-Cristal é benestante. Suo padre é il fratello di Daniel, uno dei capi. Non si deve preoccupare di nulla- disse con non curanza.
-Posso farti una domanda che non c'entra con l'argomento?- chiedo piano, come se potessi far partire un allarme.
-Sí dimmi-
-A me sembra che te..odi,diciamo...il governo? Perché?-
-É una storia lunga Annie-dice semplicemente.
-Ha a che fare con la tua famiglia?- chiedo.
Lui si gira con aria seria. Forse era meglio stare zitta.
-Bhe si...non dirlo a nessuno peró- e mi fissa serio. Io annuisco.
-Quando avevo dieci anni, non abitavo qui. Abitavo in una di quelle case disastrate che ti dicevo prima, vicino alla palude. Mia madre trovó un lavoro nel governo, proprio nel periodo in cui mio padre perse il suo. Entrambi odiavano il governo. Cosí mia madre doveva lavorare tantissimo. Un giorno ci fu una rivolta e mia mamma stette male e non poté andare a fermarla con gli altri soldati. Cosí costrinsero mio padre a sostituirla. E morí per il colpo di una pistola, non sapendo usare la sua per difendersi- disse. Aveva gli occhi lucidi.
-E come fecero a dirvelo?- chiesi.
-Bhe ci diedero una semplice lettera che diceva "Caduto in battaglia: Dan Advice"- e detto questo aprí un cassetto e mi diede la lettera. Era vero, c'era scritto solo quello.

Pensavo a come poteva essere per lui questa cosa: e intanto mi addormentai.

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