Capitolo 36

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Svoltammo l'angolo e in poco tempo eravamo nel quartiere degli esclusi. Alex era riuscito a semimare bene le guardie, svoltando in cunicoli e viette per far perdere le nostre tracce. Avevamo i pantaloni sporchi di terra, e profumavamo di erba. Strano, ma ci eravamo caduti dentro un paio di volte nella corsa.
Avevo tenuto il mio sorriso tutto il tempo ed era stato come un gioco: divertente.
-Ragazzi....stop per favore- disse Cle stanca.
-Ok basta cosí- disse Alex e ci fermammo tutti con il fiatone.
-Dove siamo?- chiese Andrew.
Mi strinse la mano. Non sapendo bene cosa fare, contraccambiai. Era qualcosa di piacevole.
-Penso non molto lontano dalla casa di Ronny- gli rispose.
A quelle parole mi irrigidii in po' e Andrew, accorgendosene, mi mise un braccio intorno alle spalle e mi rilassai.
-Raggiungiamoli. Ho una cosa importante da dirvi- dissi. Suonava piú come una notizia personale, che come una che riguardava tutti, ma non importava.
Gli altri annuirono e iniziammo a camminare, nell'aria ormai della sera, fresca e frizzante.

Entrammo senza bussare. Non che, a quanto mi avevano spiegato, fosse educato, ma non ci importava granché.
-Ragazzi! Siete vivi!- disse Lisa.
Ora che ci pensavo lei era ormai come una "madre" per me, perché era sposata con Ronny.
-Sí c'é l'abbiamo fatta- disse Bel.
-Ronny c'é?- chiesi piano.
Lei annuí e lo chiamó.
Ora si notava di piú che mi assomigliava. Nonostante i capelli neri, gli occhi azzurri erano come i miei.
-Ehy siete vivi!- disse contento e sorrise.
-Annie cosa dovevi dirci?- chiese Alex.
Io presi un respiro profondo e parlai:
-Melany mi ha in poche parole detto cosa stanno architettando: usano gli esperimenti per studiare robot da mettere al posto delle persone per una societá tutta sotto il loro controllo. Inoltre, i cloni non servono per altro, se non per formare un esercito di schiavi pronti a ubbidire-.
Tutti erano molto stupiti.
-Un esercito?- chiese stupito Ronny.
-Sí- confermai.
-Bhe dobbiamo contrastarlo. Basta sapere come e abbiamo bisogno di sapere ancora perché te....a cosa gli servi?- chiese Cristopher.
-Non lo so. Non glie'ho chiesto- dissi.
-Vi staranno dando la caccia. Immagino dobbiate scappare- disse Lisa.
-Non sappiamo dove. C'é un passaggio segreto che collega il palazzo del governo con quello ottagonale, ma non abbiamo avuto occasione di cercare né dove fosse né il codice per entrare- spiegai a Ronny.
Lui mi guardava pensieroso:
-Avete raccolto molte informazioni, grazie mille ragazzi- disse alla fine.
Tutti annuirono e a mano a mano uscirono.
Quando fui sull'uscio dissi a Tom:
-Ti aspetto sta sera alle nove sulla collina dove c'é la crepa. Vorrei parlarti, se puoi-
-Certo saró lí- disse sicuro.
E io chiusi la porta.

Non era passato molto tempo dall'invito, solo mezz'ora. Mi ero sistemata un po', cambiato i vestiti e chiacchierato un po' con i ragazzi, prima che si addormentassero come delle pere cotte sui propri pagliericci.
Mi alzai.
-Dove vai?- chiese sotto voce Alex.
-Vado a parlare con Ronny di una cosa- risposi piano e lui annuí richiudendo gli occhi.
Fuori era buio e freddino, mi misi la giacca da soldato per non morire di freddo.
Tom era giá lá, seduto sotto un albero a osservare le stelle.
-Ciao- dissi piano.
-Ciao Annie! Vieni siediti- mi rispose sorridendo.
-Di cosa dovevi parlarmi?- mi chiese dopo che mi sedetti sull'erba fresca
-Allora...durante il viaggio ho scoperto un po' di cose sulla mia famiglia. Mio padre é vivo, e penso anche mia madre- gli dissi.
-É fantastico!- si congratuló.
-Sai come si chiamano?- gli chiesi.
-No, credo di non poterlo sapere- disse sorridendo.
-Tom e Janien Gerry- dissi e lui si irrigidí.
-Sei tu Tom vero?- chiesi.
Lui mi fissó a lungo e annuii.
Poi mi abbracció.
-Pensai di non rivederti mai piú Beatrice- gli colavano lacrime dagli occhi.
Volevo lasciare da parte un po' di rabbia. Perché anche se mi aveva abbandonato nelle mani del governo, era pur sempre mio padre. Giusto?
-Anche tu- dissi alla fine.
-Sapevo che non saresti morta- disse.
Io, non so perché, mi sentivo abbastanza a disagio.
-Raccontami tutto- chiesi piano, come se qualcuno potesse origliare.
-Allora....era il 17 Settembre, il giorno in cui sei nata. Eravamo in ospedale, io e tua madre. Lei era in travaglio e mi stritolava la mano, facendosi immagini mentali su come potessi essere tu. Sia io che lei, soffrivamo di una malattia, lei inoltre si era presa l'influenza, quindi non era nelle condizioni migliori- disse e vidi i suoi occhi diventare leggermente lucidi.
-É entrata in sala parto e ti ha dato alla luce. Eri una bambina bellissima. Io sono entrato e vi sono stato accanto tutti i minuti che sono susseguiti alla tua nascita. Poi all'improvviso, il macchinario che segnava i battiti cardiaci inizió a battere velocissimo, e tua mamma era pallida e sudava presto, tutto d'un tratto diceva parole strozzate e aveva gli occhi rossissimi dalle lacrime. Disse "Ti prego Tom, abbi cura di Beatrice. Penso di non essere in gran forma". E lí entrarono dei medici, dei quali alcuni si diressero da Janien, altri invece da te, ti portarono nella sala delle incubatrici. Una dottoressa, mi sembra di chiamasse Maya, mi aveva portato fuori e é stata lei a starmi accanto quando mi hanno dato la notizia della morte di tua madre. Ero tristissimo, distrutto. Pensavo di avere ancora te. Poi ho visto entrare le guardie nella sala incubatrici- una lacrima scende sulle sue guancie. Forse anche a me, sento bagnato sulle mie. Deve aver sofferto tantissimo.
-E poi sono arrivati dei dottori dicendo che dato che eri priva di madre e io non ero in grado di mantenerti economicamente, eri un esperimento- piangeva. O meglio. Piangevamo.
-Ed é lí che sono crollato. Maya cercava di fermarmi, ho tirato un pugno in faccia a un soldato e mi hanno arrestato per oltraggio a un superiore. Mi hanno portato in una cella e lí ho pianificato tutto. La mia morte e la mia fuga. Sono arrivato qui e ho trovato Lisa, che mi ha accolto. Abbiamo avuto Kim e ero felice. Bhe adesso sono molto piú felice- disse guardandomi, e sorridendo.
Io ricambiai. E lo abbracciai. Mi lasciai andare, piansi, e capii veramente cosa voleva dire l'amore di una famiglia. Mi sentivo bene, contenta, commossa, felice di avere almeno una parte della mia vecchia famiglia, e che presto con Lisa e Kim e avrei avuta una nuova.

Perché capii che la vera richezza non sta vestiti o nella casa, ma nel cuore delle persone della propria famiglia.

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