Capitolo 35

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Volevo scomparire. Il colmo per la mia personalitá ne? Ammesso che ne avessi una vera. Ero solo un miscuglio di emozioni.
Tornando a dove mi trovavo: il laboratorio. I miei incubi erano diventati realtá, prima o poi dovevo tornare qui, era destino.
Legata alla sedia bianca, in attesa di qualcosa. La domanda era: cosa mi aspettava?
-... e quindi questa é la procedura migliore- una scienziata credo, entró a fianco di Melany e sembravano assorte in una lunga e complicata conversazione.
-Penso sempre che debba essere fatto adesso- disse la governante alla ragazza.
-I sedici anni Melany. Le ho giá detto che ha ancora delle parti da sviluppare e che non puó dare frutto a un successo- replica la scienzata.
-Bhe tanto sono tra un mese- risponde lei.
-Un mese esatto fa comunque differenza- dice.
Facendo i calcoli, era il 17 Agosto, quindi io compivo gli anni il 17 Settembre. Wow, sapevo quando compivo gli anni.
-Ma...-
-Ho deciso. Faremo adesso- disse dura Melany.
La ragazza un po' spaventata annuii e sparí dietro una porta che non mi ricordavo.
-Oh sei sveglia Beatrice- disse con un falsissimo sorriso.
-Lasciami subito andare- esclamai con tono duro.
-E perché mai? Tu sei la chiave, sei essenziale, quindi non te ne vai- conlude sorridendo. Un ghigno malefico.
-Private solo le persone della propria vita, solo perché non sono ricche come voi- dissi con disprezzo.
Era una cosa positiva: provavo un'altra sensazione, mi sentivo sempre piú umana.
Ma era anche negativa: lei avrebbe notato i miei progressi e li avrebbe cancellati.
-Interpreti le cose in modo differente- disse.
Presi un lungo respiro. Dovevo ingannarla? In qualche modo, sí, dovevo farlo. Pensai rapidamente. Non mi veniva in mente nulla, il vuoto totale. Non sapevo cosa fare. Poi osservando gli arnesi che la ragazza stava portando su un carrellino di metallo riflettente, notai una pistola laser. Quello che mi serviva.
-Prima di "morire"- e feci le virgolette con le dita: -voglio sapere delle cose-.
-Chiedi. Ma sappi che anche se ti svuotiamo il cervello non ti rivereró tutto- disse, eliminando per una volta l'eleganza dal suo linguaggio.
-Voglio sapere perché clonate gli esperimenti. E anche perché fate gli esperimenti stessi- dissi il piú seria possibile.
-Domande interessanti. La prima posso dirtelo tranquillamente. La seconda toglieró qualcosa- disse con un piccolo sorrisetto.
-Allora. Cloniamo gli esperimenti perché cosí possiamo continuare a studiarli e inserire parti meccaniche- disse.
Crede che sia una stupida.
-Se voi sperimentate i vostri congegni su corpi viventi, non é possibile che questi funzionino su corpi morti, o meglio dire vivi, ma che non svolgono nessuna azione vitale. E poi sono senza occhi- dissi seria.
Lei si acciglió:
-Sei molto intelligente Beatrice. Sei tutta tua madre. É vero non li usiamo per quello. E visto che non l'hai bevuta, non ti dico il motivo-
Io sbuffai mentalmente. Il mio piano stava andando male.
-Gli esperimenti servono per governare meglio e ci aiuteranno ad avere una cittá formata da persone giuste e con solidi valori- disse alla fine.
Non mi bastava, volevo altro.
-E perché togliere le sensazioni?-
-Perché necessario. Ora basta domande, Karen procedi- disse tornando dura e fredda e non fece in tempo a muoversi che con un rapido calcio le colpí la mano in cui la ragazza aveva preso la pistola e quella sparó al mio polso destro, che me lo slegó, e io poi slegai l'altro. Mi alzai e con un gesto rapido sfilai una pistola nera di Karen dalla sua tasca e la puntai a Melany:
-Ferma o sparo- dissi. So che un po' tremavo, ma ero nervosa.
-Puf...non mi fai paura ragazzina, io ho un intero esercito che a un battito di mani puó distruggere chiunque mi dia fastidio. Fossi in te non mi sfiderei- disse sicura di lei stessa.
Allora decisi: mirai alla spalla destra e sparai, una grande macchia rossa comparve sul suo vestito azzurro-blu.
-COME HAI OSATO? GUARDIE!- urló e subito una decina di soldati armati entró nella stanza. Puntavano tutti su di me. Io avevo ancora la pistola salda in mano, ma avevo paura. Che bello, oltre all'altezza si poteva avere paura di qualcos'altro. Forse una di quelle paure non permanenti.
Sentii uno sparo. Poi un'altro. E un'altro ancora. Tanti spari quanti erano i soldati. Ed ecco i ragazzi venuti ad aiutarmi. Non saprei descrivere come mi sentii in quel momento.
-Ragazzi!- urlai e subito abbracciai Cle.
-Annie ci sei mancata! Ti hanno fatto male?- chiese subito guardandomi.
-No tranquilla!- dissi e la abbracciai ancora.
-Sbrighiamoci, siamo in pericolo- disse Alex allarmato.
Andrew mi abbracció fortissimo e mi prese per mano. Correvamo velocissimo e di tanto in tanto ci capitava di tirare qualche cazzotto, oppure di dover far partire qualche sparo. La mano in cui tenevo la pistola tremava, avevo fatto veramente mallissimo a Melany. Anche se, cosa positiva, ora sapeva che non doeva piú sfidarmi.
Ora che ci pensavo bene, alle sue parole, forse senza accorgersene mi aveva dato la soluzione al dilemma degli esperimenti:

...servono per governare meglio e ci aiuteranno ad avere una cittá formata da persone giuste e con solidi valori...

...io ho un intero esercito che a un battito di mani puó distruggere chiunque mi dia fastidio...

Ora avevo capito tutto. Mentre correvo mi parse un sorriso di vittoria sul viso.

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