Dopo quella sera, per diverso tempo le cose rimasero come sospese in un limbo eterno.Nessuna novità, nessun progresso. Nessun segno di Ultron. Il mondo si era fermato.
Capitava che Stark dovesse riprendere più volte la figlia, costantemente immersa nei suoi pensieri. Schiacciata dal suo passato, ora più che mai motivo del suo sconforto.
- Concentrati, cazzo! - le ripetevano a turno i compagni, ma la sua espressione era vuota.
Nessuno dei Vendicatori riusciva a spiegarsi cosa fosse successo in quel bunker. Pietro non ne aveva discusso neanche con la sorella.
I due mesi successivi passarono velocemente e all’insegna del nervosismo.
Nonostante potesse sembrare fredda, insensibile e apatica, Athena era il cuore della squadra.
Nonostante non le piacesse parlare dei propri sentimenti, si mostrasse distaccata, Athena aveva quella folle e strabiliante abitudine di voler salvare tutti, anche a costo di perdere se stessa.
Nonostante il suo sarcasmo e la lingua tagliente, Athena illuminava qualunque stanza attraversasse.
In quei mesi, invece, c’era stata solo nebbia.
Ripeteva di stare bene, di essere solo stanca, ma Pietro sapeva che non era vero.
Poi, d’un tratto, represse tutto.
Non c’era motivo di sprecare lacrime o versare fiumi di disperazione. Non poteva combatterlo.
Non era più disposta a soffrire.
- Athena, ci stai ascoltando?
Fu la voce di Barton a interromperle i pensieri. Cercò di riprendersi il più veloce possibile.
- Scusami, cosa dicevi?
- Test sui gemelli.
- In che senso? - chiese il Capitano.
- Lo S.H.I.E.L.D. non si fida dei potenziati - intervenne la Vedova - hanno bisogno di qualche controllo di verifica e poi potranno tornare.
- Assolutamente no - rispose secca Athena.
Pietro alzò lo sguardo nella sua direzione.
- Non possiamo farci niente piccola, decisioni di S.H.I.E.L.D. e Governo - dopo settimane di silenzio Clint si stupì di quella reazione.
- Perchè? - ribatté - Sono affidabili, responsabili. Un’ottima risorsa per la squadra.
- Ex agenti Hydra.
- Stronzate, Natasha. Lo sai anche te.
- Va bene così - la potenziata sbucò dall’ombra - è normale, abbiamo fatto degli errori. Dobbiamo guadagnarci la loro fiducia, possiamo farcela.
- No, Wanda. Non dovete dimostrare niente.
Pietro si staccò dalla parete su cui era appoggiato e si fece più vicino, tenendo le braccia incrociate.
- Non ti preoccupare, è ok.
Era distante e di ghiaccio, ma dannatamente attraente. I suoi occhi avevano dentro il mare.
I due non si erano rivolti parola per settimane, quell’episodio fu strano. Athena si era dimenticata di come fosse accogliente quella voce.
Sotto il suo sguardo si sentiva tremendamente a disagio, tutte le sue insicurezze a nudo.
- La partenza è prevista per domani.
Quell’affermazione ruppe la magia del momento.
- Vorrai scherzare, Barton.
- Temo di no - concluse lui.
La ragazza uscì dal laboratorio sbattendo la porta. Un po’ più forte e i vetri dell’intero locale si sarebbero distrutti. Ci fu un sospiro generale.
Il Capitano cercò di seguirla, ma le porte dell’ascensore si chiusero prima che potesse raggiungerla o anche solo fermarla.
Per lei era troppo.
Un conto era tenere d’occhio le loro forze distruttive, un altro giudicare la loro lealtà dai loro errori. I gemelli non erano perfetti, ma onesti sì.
Lasciò che il suo volto incontrasse lo specchio alle sue spalle e si guardò negli occhi.
Proprio nel momento in cui l'ascensore finì la sua corsa non riuscì a trattenere la rabbia e colpì il suo riflesso con un pugno, rompendo il vetro.
Le nocche della mano iniziarono a sanguinare, la porta dell'ascensore si riaprì.
- Sai, ho saputo che la conversazione può essere un buon metodo di sfogo - sentì dire dietro di lei.
- Già, non è il mio forte.
Athena si girò, incontrando la figura della saetta.
- Peccato - rispose con un sorriso - speravo di poterti offrire un caffè, o una benda - scherzò indicando la mano distrutta della ragazza.
La ragazza, ancora arrabbiata, abbozzò a un sorriso, per poi avviarsi verso l’uscita.
- Athena, aspetta..
- Hai bisogno di qualcosa? - rispose burbera, ancora piuttosto alterata.
- Solo sapere se ti posso offrire quella benda.
Questo la fece inaspettatamente ridere.
Litigavano per la maggior parte del tempo, ma insieme erano una forza della natura.
- Me ne occupo da sola, grazie.
Dalle tasche tirò fuori delle garze.
Pietro sospirò, avvicinandosi alla ragazza.
- Non hai bisogno di mostrarti invincibile - fece lui, prendendole la mano per aiutarla con la fasciatura - staremo bene, non devi preoccuparti. Torneremo presto. Te lo prometto.
Rimasero ad osservarsi per qualche decina di secondi, immobili l'uno di fronte l’altra.
- Non ti ho mai ringraziato..
- Per cosa?
- Avermi salvata, nel New Jersey.
Il ragazzo sorrise e puntò lo sguardo altrove.
- Mi dispiace per i file, ma ho avuto paura.
- Paura? - domandò lei confusa.
- Si, che tu potessi morire. Avrei potuto recuperare anche la chiavetta, ma ero terrorizzato - disse tornando a guardarla.
- Terrorizzato da cosa? - ripeté impaziente.
- Dall'idea di perderti.
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You didn't see that coming? | Pietro Maximoff
Fanfic- Questa ti era sfuggita? - A me non sfugge mai niente. Nel tentativo di neutralizzare un quartier generale dell'HYDRA in Sokovia, Athena, figlia adottiva di Anthony Stark e settimo membro degli Avengers, farà il piacevole incontro con il giovane Pi...