#4: IL MIO NOME È ELMUT, ELMUT ALZHEIMER

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[capitolo revisionato]

NOEMI POV

Quando riaprì gli occhi era tutto buio. Inizialmente pensai che lo shock mi avesse reso cieca , poi mi resi conto che avevo solamente la faccia schiacciata contro qualcosa. 

Ancora un po' intontita sollevai la testa e cercai di mettere a fuoco quello che avevo davanti. 

Mi ritrovai su un sentiero in mezzo al bosco che a giudicare dal rumore delle auto in lontananza era nelle vicinanze dell'autostrada. Di fronte a me un ragazzo con un cappello di paglia in testa e un bastone in mano portava il mio zaino sulle spalle e camminava in modo baldanzoso, come se stesse facendo una normale scampagnata in buona compagnia.

Ma chi era quel ragazzo che assomigliava a Monkey D. Luffy di One Piece e perché aveva il mio zaino??

"Ma c'hai l'Alzheimer?? Quel ragazzo non assomiglia a Monkey D. Luffy, è Monkey D. Luffy. L'hai incontrato questa sera al Mc Donald insieme a Josuke, Ceasar e Giorno. Siete fuggiti insieme dai caramba"

Ah, giusto.

...

ASPETTA COSA!?!

"Ma perché sono la coscienza di sta cretina?? Basta!! Io mi prendo una vacanza"

Fantastico. Persino la mia coscienza non ne può più.

Decisi di mettere momentaneamente da parte tutte le domande sul cosa, sul come e sul perché di tutta quella storia (altrimenti sarei andata a fare compagnia a Hirohiko Araki all'istituto psichiatrico più vicino) e mi concentrai sul futuro prossimo.

-Sei sveglia Noemi?? Come ti senti??- mi chiese gentilmente Josuke che, me accorsi solo in quel momento, mi aveva portato a cavalluccio per tutto il tempo.

Più avanti notai anche Giorno che avanzava deciso come se sapesse dove stesse andando. 
Sbirciando infine alle mie spalle vidi Ceasar che chiudeva la fila.

-Ho male alla testa, ma per il resto sto bene- risposi.
-Un attimo, come fai a conoscere il mio nome??- gli domandai, ricordando che non mi ero ancora presentata.
-Ci dispiace, ma non abbiamo avuto altra scelta che frugare nello zaino per cercare un indirizzo per portarti a casa e abbiamo visto il nome sul passaporto- mi rispose un po' a disagio.

-Ho capito. Non importa. Comunque non sono residente in Giappone. Sono qui in vacanza- lo informai.
-L'avevamo intuito. Ti stiamo portando all'indirizzo scritto sullo zaino- mi disse.
-Intendi XX, Tokyo??- domandai (ho dovuto censurare la via e il numero per garantire la privacy di mio fratello).
-Sì. Quello-
-Allora stiamo andando a casa di mio fratello. É lui che mi ospita. Ma come fate ad orientarvi se non siete mai stati qui??-

-Dentro la macchina abbiamo trovato uno strano aggeggio che ci indica la nostra posizione. Abbiamo inserito l'indirizzo e ora Giorno ci sta portando lì- mi spiegò Josuke.

Guardando meglio il ragazzo biondo davanti a noi, notai che aveva tra le mani un piccolo oggetto nero munito di display. Dedussi essere un navigatore.

-E la macchina??- chiesi ancora.
-L'abbiamo mollata nel bosco. Con la polizia alle calcagna sarebbe rischioso proseguire con essa. Non ti preoccupare. Abbiamo eliminato qualunque segno del nostro passaggio. Non ci troveranno- mi tranquillizzò lui.

-Ci siamo, vedo delle case- affermò Giorno davanti a noi. Lo raggiungemmo (o meglio Josuke lo raggiunse; io me ne stavo comoda sulla sua schiena) e finalmente uscimmo dal bosco.
Davanti a noi c'era solo due casette separate da una stradina asfalta, ma in lontananza si potevano vedere tranquillamente i grandi palazzi di Tokyo illuminati dalla luce artificiale.

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