Gennaio 2020 - In una parte sconosciuta dell'Io
La ricerca della Qualità mi ha rubato molto tempo, in questa mia vita. Il sentiero era tracciato, ma io non ero capace di percorrerlo. Gli arbusti che lo costeggiavano erano pieni di ortiche e rovi che s'aggrappavano al percorribile spazio. Stavo in piedi, talvolta tentavo un passo e ne riuscivo due, ma subito sentivo di dovermi fermare sotto a nuove frasche che, da lontano, avevo già scorto.
L'immobilità di quel percorso mi rendeva inquieta; non era la selva, così scura a tratti e silenziosa, a rendermi vulnerabile. Ma quel sentimento di insaziabile curiosità – quell'amore per la scoperta volontaria: ecco, quello, tutto quello mi muoveva in petto la serpe che mi teneva in vita.
La Qualità, io lo sapevo, mi aspettava al termine di quel percorso insidioso. E nel mio cuore impulsivo e distratto il sentore di uno sbaglio era netto: non c'era un'altra strada? Non potevo tornare indietro?
Quella vita mi stava rosicchiando il cuore. Ma non potevo tremare ad ogni passo, non potevo permettermi di restare al centro del mio dilemma personale. Onirico, il mio desiderio di arrivare ad una Vera Fine mi mangiava da dentro. Per cui mossi un passo – ad un certo punto, come svegliatami da un coma depressivo – e poi altri due, e altri ancora. Camminai per quella foresta irascibile ed ingrata, percorsi buona parte di quegli anni dubbiosi materializzati in quelle piante che ormai conoscevo a memoria. Ed infine, curiosa di capire come fosse possibile, mi ritrovai al centro del percorso. Non ne vedevo la fine, ma infondo al sentiero che si scuriva verso la sera della mia vita, un bagliore immenso e che mi riempiva il cuore mi accecava chiamandomi a sé. Vidi la Qualità, e nello stesso momento mi resi conto della sua vera esistenza.
Fu quel giorno – il 3 gennaio 2020 – che cominciai a capire cosa veramente volevo dalla vita.
Svegliatami da quel benedetto sogno – ricorrente e così letterario da commuovermi – mi guardai intorno. Ero viva. Giacevo nel letto di mia madre, ed era giorno. Un nuovo, lungo e piovoso giorno.
Accanto a me, nessuno. Mi ero lasciata alle spalle l'amore falso e bambinesco di un partner che non riusciva a vedere il bagliore al centro del percorso. Ne soffrivo, appena sveglia, con gli occhi umidi di commozione. Mi ripetei che ero viva, e che potevo ricominciare. Poi buio: cancellai la me del passato – dimagrita, sciupata e nervosa – e mi vidi riflessa nello specchio come un'ombra decostruita e informe. Pian piano, col tempo, mi sarei curata. Col passare dei giorni, mi sarei amata e avrei trovato il coraggio di raggiungere la Qualità che ogni notte, per mesi, aveva brillato nel mio sonno agitato.
Furono giorni di visioni e prese di coscienza. In quei primi freddi passi di gennaio ricominciai a ricordare, e decisi che avrei affrontato ogni cosa con il giusto pensiero. Era l'unico modo lecito per evadere dalla mia selva oscura, e se non avessi preso allora le redini della mia vita non avrei incontrato persone straordinarie, non avrei capito certe cose di me, e probabilmente non avrei vissuto vita più lunga di una stupida falena.
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Diario affilato
RandomI miei pensieri, le mie paure; qui dimorano i lati della mia profondità e tutto quello che nessuno vede quando mi fissa dritto negli occhi. Il velo opaco si sposta, io mi presento: sono duplice, sono folle, malata, appassionata, distrutta. E meglio...