Stasera non sono capace di scrivere.
Mi manca l'aria, e non so perché.
In questa grande rete di contatti stretti, patti segreti, esistono solo parole. E alla fine io non sono capace di usare nemmeno quelle - forse le più reali che avrei mai potuto dire, le più sincere.
Certo, non mi piace dire bugie. Ma amo omettere, nascondere alcuni pezzi perché questi vengano ritrovati. Non possa fare in altro modo. Devo preservare quel dannato affare che ancora batte sotto la maglietta. Non posso più pretendere di usarlo a mio piacimento.
Nemmeno per il gusto di "dire" - brutto vizio, il mio, quello delle parole.
Una volta ho scritto una cosa tipo "conosco sorrisi capaci di attraversare l'Oceano in un battito di ciglia", eppure ora non posso più urlarlo ad alta voce. Ho paura di attraversare quella distesa d'acqua, forse di affogarci ancora.
Ironico, dato che quella è la mia morte preferita.
Eppure le parole non escono. Non ci sono. Sto già affogando? A volte me lo chiedo.
Mi chiedo se sono felice - riguardo i messaggi della giornata, di notte, e sorrido come un ebete davanti al cellulare, perché parlare con le persone mi fa sentire la vita per quello che dovrebbe essere.
Mi chiedo se sono felice - batto a tastiera qualsiasi cosa potrei mai dire ad alta voce, ma i suoni rimangono lì, e il silenzio si fa pesante in una casa che odio, in una vita che mi tira mattoni addosso ogni minuto.
Ho paura. Ho davvero paura dell'acqua nei polmoni. Ho il terrore di non essere più capace di urlare come una volta, come quando avevo la rabbia nella gola e gli occhi ormai ciechi per il pianto accumulato.
Ho bisogno di quel passato che non riavrò. Ho bisogno di sapere che esisto non solo per me, che la mia figura forse troppo sbilanciata sia visibile. Non è facile da ammettere, ma non ho una voce, e non l'avrò finché qualcuno non si degnerà di ascoltarmi.
Sono disposta a sussurrare pur di sentire una voce in risposta. Qualsiasi cosa, ma datemi le parole.
Stasera non riesco a scrivere, e forse è un bene - non voglio dare ai miei personaggi tutti i dolori a cui sto ripensando ora, in questo momento di distruzione. Non voglio dare alle mie storie la parte peggiore di me.
E se fossi infelice?
No.
Io esisto, e questo è bello. "Essere" è già un passo in avanti. "Non scrivere" è solo uno degli ostacoli. E forse va bene così. A volte pretendo troppo dalla voce che non ho.
Stasera non so come si fa a scrivere, e lo accetto. Anche se piango e strozzo le urla nel silenzio di una stanza troppo fredda.
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Diario affilato
RandomI miei pensieri, le mie paure; qui dimorano i lati della mia profondità e tutto quello che nessuno vede quando mi fissa dritto negli occhi. Il velo opaco si sposta, io mi presento: sono duplice, sono folle, malata, appassionata, distrutta. E meglio...