Ho sprecato così tante parole per persone che non ne hanno bisogno che già ci rido su.
Alla fine la voce ce l'ho, è l'unica cosa che nessuno può togliermi.
Storie.
Ecco cosa voglio:
raccontarle,
viverle,
ascoltarle e annotare ogni dettaglio: il luccichio degli occhi di chi le narra, i tremori alle mani, i particolari sospesi in respiri corti e affannati.
Ho detto a qualcuno che non credevo di poter urlare le mie idee. Non è passato molto tempo da quel momento, eppure ora mi mangio le mani, divoro la distanza che mi teneva in un angolo, lontana dalla mia meta. Lei è lì, e sono sempre io.
Mi è stato detto di darmi tempo, ma io non ho tutta la vita per capire chi voglio essere. Ho bisogno di impararlo ora, e voglio scoprire tutto quello che posso fare. La mia ricerca inizia dalla voce. La mia missione parte da due parole, impresse a marchio nella mia mente - come tatuate sulla fronte, reduci da una battaglia di pagine e pagine, lacrime versate di notte, quando nessuno mi ascoltava, e grida relegate agli angoli di un fiume salmastro.
Vivo il mondo nella sua veste più grigia, ma ho i pastelli a cera in mano. La mia fiammella mi basta per scioglierli e colorare i miei passi. Ne sono certa.
Quelle due maledette parole. Mi rimbombano in testa, hanno troppi significati.
Saremo vento.
Soggetto implicito - noi. Noi chi? Io e la mia voce, oppure manca qualcuno in questa visione?
Saremo vento.
Futuro. Ecco cosa mi dice questo concetto.
Saremo vento - e nell'aria, avremo una voce. Costi anche la vita, questo soffio, questo suono, deve raccontare qualcosa.
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Diario affilato
RandomI miei pensieri, le mie paure; qui dimorano i lati della mia profondità e tutto quello che nessuno vede quando mi fissa dritto negli occhi. Il velo opaco si sposta, io mi presento: sono duplice, sono folle, malata, appassionata, distrutta. E meglio...