4. Il mio ragazzo

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Laila

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Laila

Ho sempre odiato gli odori fin troppo dolci, ma quello di Derek Hale potrebbe addirittura diventare il mio preferito. La sua splendida Camaro nera, poi, sa di lui e di nessun altro. -Ti dispiace se metto un pò di musica?- domando al ragazzo al posto del guidatore, che ha lo sguardo perso sulla strada, ed un sorriso che non pensavo gli appartenesse.

Quando annuisce schiaccio il tasto centrale della radio accanto a me, e alzo di poco il volume iniziando a canticchiare i Toploader e la loro Dancing in the Moonlight. Al momento non ho davvero bisogno della musica, solo di qualche suono di sottofondo che mi aiuti a superare l'imbarazzo di stare sola in macchina con Derek. Ho sempre odiato il silenzio, perché ho sempre avuto paura che le persone accanto a me potessero ascoltare i miei pensieri.

La musica si fa sempre più alta, nonostante non abbia minimamente alzato il volume. E figuriamoci Derek, che è semplicemente impegnato a guardare la strada con la testa leggermente sporta verso il finestrino.

Percepisco come la melodia di Dancing in the Moonlight si sia fatta fin troppo forte, eppure il ragazzo alla mia sinistra è molto calmo, quasi indisturbato. Ecco di nuovo le palpitazioni, ed il mio petto che si alza e si abbassa in maniera incontrollata. Mi sporgo verso lo specchietto retrovisore e vedo i miei occhi diventare di un viola molto acceso. Bellissimo, certo, ma pur sempre innaturale. Porto le mani a coprirmi i timpani, prima di urlare.

Improvvisamente non sento più nulla, apro gli occhi e vedo Derek, che ha addirittura accostato, guardarmi con un cipiglio piuttosto preoccupato. Ha la mano destra sulla manopola della radio, e vedo come abbia abbassato il volume fino allo zero. -Scusa, avrei dovuto dirtelo.- si rimprovera lui, avviando nuovamente la macchina e cominciando a guardare la strada, nonostante mi rivolga uno sguardo attento ogni secondo.

-Cosa?- domando, massaggiandomi le tempie. -I licantropi hanno gli ultra sensi: udito, olfatto, gusto, tatto, vista...tutto amplificato. Ecco cosa intendeva Deaton quando ti ha detto che dovresti imparare a controllarti.- esala, guardandomi un'altra volta per capire se sia tutto apposto.

-Oh.- esclamo, distogliendo lo sguardo da lui e guardando fuori dal finestrino. In un certo senso mi vergogno di mostrarmi così...spaventata. Non voglio sembrare una bambina capricciosa, ma è tutto nuovo per me.

-Ehi.- la voce rassicurante di Derek mi fa trasalire, riporto lo sguardo nella sua direzione. -E' una cosa normale, ci sono passato anche io da piccolo, non preoccuparti.- mi rassicura, portando una mano sopra la mia coscia, e quasi mi lascio sfuggire un sospiro a questo contatto. Tuttavia lui non fa nulla per spostarla, e io d'altronde non voglio che lo faccia.

-Davvero?- chiedo, molto più rassicurata per il suo contatto che per le sue parole. Annuisce. -Prometti di non ridere.- mi ammonisce lui, prima di raccontarmi qualcosa. -Giuro.- faccio io in maniera solenne, mai stata più sicura.

-Quando avevo all'incirca sette anni mi è arrivata una pallonata in faccia, e ho sentito la mia testa rimbombare per due giorni.- racconta, prima di prendersi il labbro inferiore tra i denti per non ridere troppo. Mi porto una mano alla bocca, per nascondere persino il mio sorriso. -Dai, puoi ridere se vuoi.- mi invita lui, e non me lo faccio ripetere due volte. Non è tanto il fatto degli ultra sensi, quanto più l'immagine di un piccolo Derek Hale -che immaginavo invincibile ed indistruttibile- che cade a terra per una per una pallonata, a farmi collassare sul sedile del passeggero.

Arrivati davanti a casa, noto che tutte le luci sono spente come se non ci fosse nessuno. Difficilmente mio padre torna dal lavoro così presto, ma mia madre avrebbe dovuto essere a casa. Derek, probabilmente leggendomi nella mente come Deaton mi aveva spiegato, capisce la mia inquietudine e decide di accompagnarmi dentro.

Apro la porta e non noto niente di strano, mi tranquillizzo e sono pronta a salutare il ragazzo, quando sento qualcuno che schiaccia l'interruttore della luce, e improvvisamente tutta la casa si illumina.

-Sorpresa!!- mi giro in direzione di quelle voci che mi sono piuttosto familiari, e non posso credere ai miei occhi. -Althea?! Skyler?!-, per lo stupore corro ad abbracciarle con le lacrime agli occhi.

Althea e Skyler le conosco da quando avevamo 3 anni, siamo sempre state molto legate. Quando io e la mia famiglia ci trasferimmo a Beacon Hills, promettemmo di restare sempre in contatto. La promessa è stata da noi mantenuta, ma non le rivedevo da quando avevo tredici anni, e ora ne ho diciotto.

Per l'emozione e la frenesia del momento mi dimentico totalmente della presenza di Derek, che rimane all'ingresso di casa un po' imbarazzato. Mentre Althea e Skyler mi raccontano un po' di novità, mi verso un bicchiere d'acqua. -E lui chi è?- chiede mia madre curiosa, che fino a questo momento era rimasta in religioso silenzio, contenta di poter rivedere una rimpatriata tra me e le mie migliori amiche. Penso sia ancora convinta del fatto che qui non mi sia fatta ancora degli amici, probabilmente perché ultimamente non parliamo molto.

-Lui...l-lui è...- me lo chiedo anch'io, chi sia Derek Hale per me. Troppo presto per essere un amico, ma abbastanza per starmi simpatico. -Piacere, sono il suo ragazzo.- dice di colpo.

Lascio cadere il bicchiere di vetro che ho in mano per la sorpresa. Ride soddisfatto di avermi stuzzicato e mandato in confusione, mentre mia madre gli pone alcune domande sulla sua età e sui suoi studi.

Althea e Skyler sembrano finalmente accorgersi di Derek e mi lanciano uno sguardo di approvazione, senza nasconderlo minimamente al diretto interessato, che vede tutto e ride ancora di più.

-Comunque se ne stava...si, se ne stava andando.- mormoro ancora frastornata, spingendo Derek verso la porta prendendolo dalle spalle. Mi chiudo dietro la porta di casa per parlare e avere della privacy, che in casa Beck a momenti non esiste proprio. -Ora mi dici come ti è venuto in mente di dire una cosa del genere.- gli ordino, come se mi dispiacessero le sue parole di prima. E' il fatto che non sia la verità, ad avermi fatto trasalire.

-Non lo so, ti vedevo in confusione. A dire il vero, sei sempre in confusione quando si parla di me.- sorride ancora mentre mi parla. Non posso fare a meno di fissare il suo sorriso perfetto, i suoi occhi perfetti, le sue fossette perfette...

-Ricordati che posso sempre ascoltare i battiti del tuo cuore.- fa lui retorico. Ecco qui la figura di merda. Sorrido leggermente imbarazzata, anche se a lui non lo lascio intendere, gli scocco un bacio sulla guancia e sull'uscio della porta gli rivolgo un ultimo sguardo. -A domani, Hale.- mi sorride, rimanendo sull'uscio di casa fino a che non mi allontano da lui. -A domani, Beck.-

Torno dentro, prendo Sky e Althea e, di forza, le porto dentro camera mia intenzionata a raccontare loro non solo di Derek, ma tutto ciò che è accaduto in una sola giornata. Mi chiudo la porta della camera alle spalle e cerco di sedare tutte le risatine esaltate delle mie migliori amiche, che hanno tanto da chiedermi sul mio presunto nuovo ragazzo.

Faccio loro segno di calmarsi, che quando vogliono sanno ancora essere le solite tredicenni isteriche. -Zitte ragazze, dobbiamo parlare.-

ᴏᴄᴄʜɪ ᴠɪᴏʟᴀ | ᴅᴇʀᴇᴋ ʜᴀʟᴇ |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora