16. Per una volta

1.1K 61 5
                                    

Derek

Come ho anche solo potuto pensare di dire a Laila di amarla, nello stesso momento in cui lei mi confessava i suoi sentimenti per un altro ragazzo?

Lei d'altronde non risponde, ma sembra più ferita di me; non capisco cosa le passi per la testa e mi fa ancora più male. In questo momento non vorrei pensare a me, vorrei poterle asciugare le lacrime che le scendono per le guance e dirle che andrà tutto bene.

Tutte le mie intenzioni svaniscono appena mi rivolge uno sguardo freddo e distaccato; non mi aveva guardato così neanche la prima volta che ci siamo visti.

-E io invece ho capito di non amarti.- dice tutto d'un fiato, raddrizzando la schiena.

Non credo alle sue parole, ma il suo sguardo indifferente, quasi menefreghista nonostante il viso bagnato dalle lacrime, mi confonde parecchio. E' come se, parola per parola, stia svanendo lentamente dalla stretta del mio abbraccio, ed effettivamente è così.

Il suo sguardo perde lentamente quel calore che amo e che riesce a farmi stare bene anche quando sono lontano da lei. Non ricaccio più indietro le lacrime, le lascio scorrere senza asciugarle e mi butto a peso morto sul letto, con la sensazione di cadere nel vuoto.

Effettivamente la mia vita senza Laila era vuota; è come se stessi tornando a prima del nostro primo incontro; a quella sensazione di noia ed indifferenza verso il genere umano che odiavo. Nessuno mi aveva mai guidato verso emozioni diverse.

Ritiro tutti i muscoli del mio viso in una smorfia affinché le lacrime cessino di riversarsi sulle mie guance che, al contrario, sembrano scorrere più velocemente. Nonostante abbia il desiderio  di continuare a piangermi addosso, un rumore sordo, ripetuto, mi disturba entrandomi nella testa.

Mi giro seguendo il suono per capire da dove provenga. Non è un rumore delle macchine o dei macchinari delle fabbriche grigie e cupe che costeggiano casa mia. E' il cuore di Laila: il battito accelerato indica che sta mentendo.

Deglutisco a fatica, e decido di voler consolidare i miei sospetti con delle effettive prove. Prendo la parola rompendo il silenzio devastante in questa stanza.

-Quindi mi stai illudendo dal giorno della festa di Lydia? Tu non mi ami e non mi hai mai amato, è così?- domando retorico, alzandomi dal letto.

Devo ammettere che sono un bravo attore. Ce la sto mettendo tutta per evitare di sorridere, forse per la prima volta in questa mezz'ora infernale dove sono velocemente riaffiorate le paure, le insicurezze e le mancanze del passato.

Resisto per il semplice fatto che devo ancora capire il motivo per cui mi stia mentendo; il motivo per cui abbia voluto farmi soffrire.

I battiti accelerati del suo cuore mi forniscono la giusta conferma: sono talmente veloci che a momenti mi scoppiano i timpani. Penso sia la sensazione più dolorosa, ma nel contempo più bella di oggi: Laila mi sta mentendo.

Sta cercando di allontanarmi per la mia sicurezza, non ci vuole tanto a capirlo. Avrei già dovuto capirlo dal suo carattere e dalle sue mille paranoie che le fanno avere la convinzione che abbia colpa di tutto. Mentre i battiti accelerati del suo cuore continuano a risuonare nei miei timpani e, forse, anche per tutta la casa o tutta la città, mi avvicino sempre più a lei e torno lentamente a sorridere. La cosa le pare alquanto strana.

-Bugiarda.- esclamo sussurrando. Sfioro la sua pelle e le rimetto dietro l'orecchio una piccola ciocca dei suoi capelli castano chiaro che sfugge alla coda alta che si era precedentemente fatta. Lei non si sottrae a questo gesto, ma sembra quasi...spaventata.

-Quando imparerai che tramite i battiti del tuo cuore posso capire cosa ti passa per la testa?- domando con un ghigno compiaciuto. La sento sospirare, in quanto ha finalmente capito che non può assolutamente mentirmi.

Appoggio le mie mani grandi sul suo viso piccino e faccio ciò che morivo dalla voglia di fare da troppo: le asciugo quelle maledette lacrime.

-Allontanati, ti prego.- mi supplica.

-Di cosa hai paura, dimmelo.-

Laila gira il viso dall'altra parte per non guardarmi, ma io porto prontamente due dita a rialzarle il mento. -Guardami.- le ordino, anche se dolcemente.

-Ho paura per voi. Non penso che riusciate a portarmi via da Deucalion senza che qualcun altro al posto mio ci rimetta la vita. Potresti essere tu, Stiles, chiunque!- esclama prima che la voce le si rompa dal pianto. Le prendo la testa tra le mani.

-Ti fidi di me?- domando, sapendo già quale sia la sua risposta. Me lo ha già detto, ne ho avuto parecchie volte la riconferma, ma voglio sentirmelo dire adesso.

-Non farmi rispondere, perché lo sai già.- supplica ancora. Ha paura persino a dirmi che si, si fida di me. E' terrorizzata, perché in questo modo potrei girare la conversazione a mio favore, e infatti è quello che faccio.

-Si, ti fidi di me.- ammetto, leggendoglielo negli occhi. D'altronde chi tace acconsente.

-La fiducia non si dimostra solo a parole.- la riprendo. -Se ti fidi di me, devi lasciarti alle spalle queste preoccupazioni.- faccio io, ad un centimetro dalle sue labbra. Parlarle a questa vicinanza, senza pretendere di più, è la prova di resistenza penso più grande della mia vita. Annuisce ma non dice nulla, e un sospiro lascia le mie labbra quando la vedo sorridere speranzosa.

Esattamente dieci secondi dopo, l'allarme del loft riecheggia per tutte le pareti del soggiorno. Succede tutto molto, troppo velocemente, talmente tanto che non ho neanche avuto il tempo di realizzare che Deucalion sia entrato in casa accompagnato rigorosamente dal suo bastone e da quella bastarda di Kali che è sempre affianco a lui, come se fosse un cagnolino rabbioso in grado di uccidere al posto suo.

Laila non ha per niente paura: ha lo sguardo fermo su di me. Mi trasmette tranquillità e mi comunica, con lo sguardo, che sarebbe andato tutto bene. Si stacca da me ed inizia la sua trasformazione, come sia lei adesso a dovermi proteggere.

La guardo trasformarsi, ma non è proprio ciò che mi aspettavo: i suoi occhi si tingono di viola, e presto il corpo della ragazza che amo viene sostituito dall'immagine di un lupo dal pelo bianco, candido e soffice. Deaton non mi aveva mai detto che Laila fosse una mutaforma.

Dobbiamo farci sentire dagli altri, dobbiamo far capire che siamo in pericolo. Guardo Laila e lei guarda me, come se avesse intuito che sto per dirle qualcosa. -Al mio tre, ulula più forte che puoi.- ordino, questa volta mettendo da parte anche tutta la dolcezza. Annuisce piena di speranza e con gli occhi sorridenti, come se non le importasse chi abbiamo di fronte. Le basto io.

Appena arrivo al tre, io e Laila ululiamo molto forte, talmente forte che penso si stiano per spaccare i vetri ingialliti e impolverati di casa. Talmente forte che Deucalion si porta le mani sulle orecchie.

Sento i passi del branco nemico avvicinarsi sempre di più. Sono quasi sul ciglio della porta. L'unica cosa che mi resta da fare è guardare la ragazza che amo: la proteggerò ad ogni costo, questo è certo. Quando la guardo, però, sembra che voglia dare forza a me. Per una volta, lascio che sia così.

ᴏᴄᴄʜɪ ᴠɪᴏʟᴀ | ᴅᴇʀᴇᴋ ʜᴀʟᴇ |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora