13. Quella giusta

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Laila

Dopo un primo momento di smarrimento, riesco a capire dove mi trovi nonostante l'oscurità: è notte fonda e sono in un bosco; cammino lentamente perché spaventata, facendo scricchiolare tutte le foglie secche che calpesto con le scarpe sporche di fango.

Alzo la testa in direzione della luna, e al posto di essa vedo due occhi blu oceano.
Non sono comuni occhi blu; sono di una tonalità molto particolare e mi sono parecchio familiari.
Iniziano a chiudersi lentamente, come se si fossero stancati di restare aperti per tutto questo tempo a farmi luce.

Appena vedo questi occhi chiudersi sento dei pianti di dolore; è un pianto disperato.
Cerco di capire di chi sia quella voce, di chi siano quegli urli distanti da me ma comunque molto forti. Ora mi è tutto chiaro: sono io.

Mi alzo dal letto ansimante e grondante di sudore; come ogni mattina, Althea e Skyler vengono a svegliarmi perché sono sempre in ritardo. Mentre loro indossano le tute per la prima ora di ginnastica, io sono ancora in pigiama, riflettendo sul mio sogno.

Non sognavo da prima che venissi morsa; pensavo avessi perso questa abilità con il fatto di essere diventata un licantropo e la cosa, naturalmente, mi piaceva. Faccio incubi da quando ho memoria; non riesco mai a comprenderne il significato.

Mi dovrebbe passare a prendere Stiles, come ai vecchi tempi. Derek oggi deve prepararsi per il piano per Deucalion ed il suo branco. Nessuno ha voglia di dirmi cosa succederà, perché probabilmente sanno che qualunque loro proposta che li metta in pericolo sarà da me assolutamente bocciata. Mi dispiace che Derek debba fare tutto questo per me, in quanto deve restare concentrato proprio nella giornata della luna piena.

I miei pensieri lasciano in secondo piano il sogno di questa notte; penso al fatto che dopo le lezioni devo andare da lui per passare la luna piena insieme. E' una sorta di appuntamento romantico con zanne, artigli, catene di ferro e istinti omicidi annessi.

Osservo Stiles guidare; ha le mani ferme sul volante ma ha quasi sempre lo sguardo rivolto su di me, dato che si assicura che stia bene e che non abbia strani impulsi con l'avvicinarsi della sera. Stessa cosa fanno Scott e Isaac — ormai hanno esperienza e si sanno controllare, e devono badare a me.

Le ore di scuola sono volate, nonostante abbia sentito la mancanza di Derek. Ho ammazzato il tempo in compagnia di Aiden, il ragazzo di Lydia, mentre ridevamo di quanto fosse irritato il coach Finstock. Non c'è un motivo preciso, diciamo che l'astio verso i suoi studenti è il suo massimo approccio al mondo esterno.

Con Aiden alla fine è nata una grande amicizia, e mi è stato facile continuare a ridere per tutta l'ora mentre ascoltavamo gli insulti che il coach rivolgeva ad un alunno in particolare, che però non frequenta neanche il nostro corso. Un certo Greenberg, mi pare.

Ogni volta che mi trovo nei pressi di casa di Derek l'angoscia prende il sopravvento. Questa zona mi incute timore e tristezza, ma tutto ciò svanisce quando varco la soglia della sua casa, dove mi sento al sicuro e protetta.

Non c'è stato neanche bisogno di bussare; mi apre la porta appena sono davanti all'ingresso, come se sapesse che fossi lì davanti. È chiaro che si stesse allenando: ha una canottiera bianca a fasciargli il suo bel fisico, mentre delle goccioline di sudore gli colano lungo le tempie.

-Notevole Hale, notevole.- mormoro con un sorriso leggermente malizioso; mi sento incapace di staccargli gli occhi di dosso, e penso la serata sia iniziata magnificamente. Derek abbassa il capo, lo scuote e mi sorride sconcertato, prima di stringermi a sé come se non ci vedessimo da secoli. Con le sue mani attorcigliate alla mia vita, inizia a farmi ondeggiare a destra a sinistra come se stessimo ballando. Il suo respiro caldo sul collo mi fa rabbrividire, e a momenti mi faccio scappare un gemito.

-Mi sei mancata.- sussurra Derek lasciandomi un bacio tra i capelli, per poi togliere dal grande tavolo in legno tutte le mappe di Beacon Hills adagiate lì probabilmente dalla mattina. Sarebbe inutile dire che mi è mancato anche lui, dati i miei occhi che si tingono di lilla quando mi lascia un bacio sul collo, e quindi parlano chiaro.

-Hai intenzione di allenarti?- domando retorica gettandomi sul divano in pelle nera, leggermente usurato dal tempo. Se ha davvero voglia di continuare con gli esercizi faccia pure, perché io resterò qui a guardarlo.

Si stropiccia gli occhi e si avvicina al divano, per poi sedersi affianco alle mie gambe. Fa scorrere i suoi polpastrelli sulle mie gambe nude, appena coperte da uno shorts di jeans chiaro. Spero non ascolti il mio cuore che sembra volermi uscire dal petto, ma dal ghigno compiaciuto che ha appena fatto capisco che sia troppo tardi.

-In realtà no, non ho proprio voglia di allenarmi.- mormora avvicinando sempre di più le sue labbra alle mie, e lasciandomi un bacio casto. Gli allaccio le braccia al collo e, mentre si posiziona tra le mie gambe, lascio che il bacio si intensifichi sempre di più.

Le nostre lingue danzano in maniera molto disinvolta, scoprendosi ogni secondo di più. I nostri gemiti vengono soffocati dalle risate sommesse, per non fare rumore.

Le sue mani vagano dietro la mia schiena, intente a cercare di slacciarmi il ferretto del reggiseno, e io lo lascio tranquillamente fare.

-Derek!- esclamo, quando la sua bocca e la sua lingua vagano sui miei seni. -Per così poco?- domanda retorico guardandomi negli occhi, prima di scendere a baciarmi l'addome in maniera molto lenta ed eccitante. Una tortura a cui io non posso di certo resistere.

Le mie mani vagano in mezzo a quel ciuffo di capelli corvini, stringendoli con forza quando le labbra di Derek, dopo avermi slacciato la cerniera degli shorts, arrivano a mordicchiare la parte superiore delle mie mutandine. -Oh dio.- sussurro, quando arriva ad abbassarle completamente e sento la sua lingua stuzzicare il mio fascio di nervi, mentre la mano destra la porta a stringere il mio seno. Prima in maniera tentennante, poi sempre più decisa.

-Sento odore di eccitazione!- esclama la voce di Peter al piano di sopra. In pochi secondi siamo di nuovo vestiti. Derek si porta un cuscino sopra l'erezione, lanciandomi uno sguardo complice; io appoggio la testa al bracciolo e allungo le scarpe sul cuscino.

-Eccitazione?- domanda Derek retorico, quando vede Peter scendere le scale a chiocciola vestito di tutto punto. Sembra quasi in smoking, anche se non porta né una cravatta e né un papillon, perché d'altronde penso che nessuno di questi due accessori si addicano alla sua persona. Penso che l'esito del suo precedente appuntamento con Melissa McCall sia più che positivo.

-Tranquilli, vi lascio continuare.- dice passando ad osservarsi ad uno specchio vicino la porta di casa, prima di afferrare una giacca leggera dall'appendiabiti. -Come sto?- domanda allargando le braccia, e voltandosi per permetterci di giudicare la sua mise completa.

Derek non risponde, troppo impegnato a roteare gli occhi in maniera divertita per il narcisismo di suo zio, e perché evidentemente non ha ripreso da lui. -Sei sempre bello, Peter.- faccio invece io, sorridendogli.

-E' quella giusta, nipote.- ghigna il grande Hale indicandomi ad Hale due, prima di avviarsi verso l'uscita e sbattere rigorosamente la porta. Derek mi guarda per un attimo, come se per la prima volta nella vita un qualcosa uscito dalla bocca di suo zio l'abbia davvero fatto riflettere, l'abbia illuminato.

-Lo so.- mormora guardando nella mia direzione, prima di farmi avere ancora il sapore delle sue labbra sulle mie.

ᴏᴄᴄʜɪ ᴠɪᴏʟᴀ | ᴅᴇʀᴇᴋ ʜᴀʟᴇ |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora