Capitolo quinto.

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Dopo aver girato per tutto il castello con i capelli bagnati e una maglia sporca di fango, riesco finalmente ad arrivare in Sala Comune.

''Bianca!''.

Urla Daphne, ridendo.

''Non dire un parola in più''.

La minaccio io, cercando di evitare l'interrogatorio.

''Ma che cazzo hai fatto?''.

Mi chiede, continuando a ridere.

''Nulla che può interessare te''.

Rispondo, prima di accorgermi di essere osservata dagli amici di Daphne.

''Ah e nemmeno voi''.

Continuo con un falso sorriso.

''Ma che ti prende?''.

''Le vogliamo evitare queste domande? Sono affari miei''.

Concludo fredda.

E notando il suo sguardo perplesso, decido di andare via dalla Sala Comune.

Poi aggiungendo che non voglio assolutamente affrontare Martina, Fred e George, vado nella camera di Pansy.

Apro senza bussare, trovando così Pansy a fumare.

''Okay, so di dover bussare prima di entrare in una stanza, ma da quando fumi?''.

La ragazza mi sembra davvero triste, come se non avesse più emozioni.

Uno sguardo vuoto e privo di vitalità.

Solo dopo diversi secondi, noto la bottiglia di idromele quasi finita dietro di lei.

Chiudo la porta, cercando di fare il meno rumore possibile, e mi avvicino.

Le accarezzo la guancia dolcemente, è davvero malinconica.

Ancora non apre bocca, cosa insolita.

''Cosa è successo?''.

I suoi grandi occhi verdi cominciano ad arrossarsi, e il suo respiro a diventare più affannoso.

Mi viene d'istinto abbracciarla.

E proprio mentre la sua testa si appoggia sulla mia spalla, i suoi singhiozzi invadono la stanza.

L'unica cosa che si può udire oltre al suo pianto forse liberatorio, è l'acqua della doccia che scorre.

Sento all'improvviso che si vuole allontanare, così cerco di allentare la presa.

Mi guarda e quasi sussurra, come se non avesse più voce.

''Tom mi ha usata...''.

All'udire di quel nome mi irrigidisco.

E' più forte di lui rompere il cazzo a chiunque.

''Cosa?''.

Chiedo, sperando di aver capito male.

''Per Tom non sono stata nulla, una bambola e basta. Ha detto che mi ha usata solo per sfogare le sue frustrazioni''.

Mi sento male per lei.

Dopo aver pronunciato questa frase, ritorna a piangere sulla mia spalla.

''Ti prego, non ridurti così per un ragazzo complessato che ha bisogno di attenzioni e che per sfogarsi prende di mira chiunque, cercando di fare il manipolatore ma non sa manipolare manco mia nonna morta dieci anni fa e per la rabbia repressa, visto che durante il primo anno era uno sfigato ed è solo come un povero cactus in mezzo al deserto, cerca di scoparsi tutte le ragazzine che incontra in modo da ottenere una sorta di potere su di loro, fallendo miseramente''.

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