Capitolo ventitreesimo.

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Pov Tom.

Sono nell'angolo dei tre manici di scopa.

Ed è lì, con Fred, George e Martina.

Credo sia ubriaca, da quando sono qui non ha fatto che bere.

Mi avvicino di più, sedendomi al bancone di fronte a loro.

''Fred''.

''Bambola''.

Le risponde Fred ridendo.

Entrambi ubriachi fradici.

''Credo che sia bella la lumaca''.

Continua Bianca, indicando Lumacorno.

''Non so cosa tu stia dicendo ma hai ragione''.

Sta diventando imbarazzante, molto.

''Alloraaaa io vado fuori perchè l'aria è fresca fresca''.

Urla Bianca, ridendo.

''Io nooooo''.

Le risponde Fred.

Mi giro verso il loro tavolo, e vedo Bianca che si alza di scatto, andando verso la porta.

E prima di uscire mi fa un occhiolino, stasera è leggermente fuori di sè.

Senza farmi notare, striscio anche io fuori.

''Bianca!''.

La rimprovero, mentre cerca di accendere una pianta con l'accendino.

''Uh Tom, da quanto tempo''.

Mi risponde ridendo.

Ha tutti i capelli scombinati per il vento e le guance arrossate.

''Bianca, non dovresti bere così''.

''Cosa ti importa, scusa? E poi tu non bevi?''.

''Anche io bevo, però stasera hai esagerato''.

''Mio padre è andato via, non mi servi tu che lo sostituisci''.

Dice, tornando seria ma sbiascicando le parole.

Si siede per terra, distogliendo lo sguardo dal mio.

''Alzati, fa freddo e sta cominciando a nevicare''.

Dico, guardando il cielo mentre i fiocchi di neve cadono copiosamente.

''Non mi interessa, lasciami qui''.

''Lo sai perfettamente che non ti lascerei al freddo''.

''Tom, non mi offendo se dici la verità''.

Continua, ridendo.

''Bianca per piacere, alzati''.

''No''.

Mi risponde, cominciando a tremare.

Porta le ginocchia al petto e stringendole con le braccia.

''Hai idea di quello che stai facendo?''.

''No, Tom. Sono stupida e non mi accorgo di ciò che faccio''.

Si alza di scatto, avvicinandosi.

''Che cazzo di domande mi fai? So esattamente quello che sto facendo perchè lo faccio da sempre se tu non te ne fossi accorto''.

Assume così un atteggiamento aggressivo.

Le poggio una mano sulla guancia, guardandola negli occhi.

''Non devi stare così, tieni''.

Mi tolgo la giaccia, rimanendo con la camicia.

Gliela poggio sulle spalle, facendola arrossire.

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