Capitolo settimo.

461 13 16
                                    

Sono passati un paio di giorni e non so che pensare. 

Cioè, è tutto così monotono.

Insomma, nulla di speciale: Lumacorno, Piton, McGranitt, Tom, Terence che cerca di farsi perdonare da Rose, Daphne che rompe il cazzo, Astoria con il Fucsia.

Oltre che monotono è pure un incubo.

Metto la cravatta ed esco fuori dalla stanza.

Martina nemmeno ieri sera è tornata in camera. Che dire.

Scendo in Sala Comune, con un mal di testa fortissimo.

Ovviamente lo stronzo vuole litigare, quella faccia di merda che riempirei di pugni.

''Non siamo in vena di rompere il cazzo oggi?''.

Chiede, fastidioso come non mai.

''Senti, non cominciare stamattina, non mi sento bene''.

Rispondo nervosa, avvicinandomi alla macchinetta del caffè che sta in Sala Comune.

''Sei comunque patetica''.

Non rispondo, non mi va, voglio solo morire lentamente.

''Ti svegli? Ho detto che sei patetica''.

Continua.

''Ok e adesso cosa vuoi? Chiudi il becco e non farmi incazzare che oggi ho il Crucio facile''.

Prendo la tazza di caffè e mi siedo su un divanetto, chiudendo gli occhi.

''Perchè cazzo ti fai il caffè se ti fa male la testa?''.

''Ma come fai a sapere che mi fa male la testa?''.

''Quando ti fa male la testa hai le occhiaie più scure del solito, non rispondi ai miei insulti, sei più pallida e chiudi gli occhi come se volessi dormire''.

''Senti, non so perchè tu sappia queste cose, ma comunque non sono affari tuoi se prendo il caffè, chiaro?''.

Rispondo arrabbiata.

Prendo una sigaretta dalla borsa e l'accendo, sempre cercando di tenere gli occhi chiusi.

''Ma che cazzo fumi?''.

''Te la fai una manciata di cazzi tuoi, Tom?''.

''Quanto sei acida''.

''Adesso mi metto a piangere''.

Continuo sarcastica.

''Come non detto''.

Commenta il ragazzo.

Il dolore alle tempie aumenta sempre di più, di conseguenza strizzo gli occhi.

''Tu-''.

''Stai zitto, Tom! Giuro che non ti sopporto''.

Lo interrompo, urlando.

''Ma vaffanculo stronza''.

''Io sono stronza, tu però sei un incoerente del cazzo!''.

''Ti odio''.

Urla.

''Dio se ti odio, sei un cazzo di schifo''.

Mi ringhia contro.

Scoppio in una risata fragorosa, un po' isterica forse.

I suoi occhi mi scrutano, ha un'espressione perplessa.

''Sono esattamente cinque anni che mi ripeti queste cose''.

Continuo, fumando e tenendo un tono pacato e distaccato.

''Sono cinque anni che ti ripeto queste cose''.

Lui è sempre più perplesso.

''Adesso ti faccio un disegnino generale, quasi un sunto della situazione''.

Schiarisco la voce, siamo entrambi circondati da un silenzio tombale.

''Cinque anni fa c'era una ragazzina solare e dolce con tutti, sempre pronta a fare amicizia. Indovina? Ero proprio io. Dio se amavo essere considerata gentile dalle persone. Sai cosa mi è successo, Tom? Quel maledetto primo settembre ho conosciuto te e quella faccia di merda che ti ritrovi''.

Continuo, guardandolo.

''Se ci penso, è cominciato tutto da quello sgambetto sul treno. Non mi importava del fatto che fossi inciampata e forse è stato proprio quello a farti sentire il bisogno di buttarmi giù. Potevo mai essere più forte di Tom Marvolo Riddle? Il mezzosangue che bullizza i mezzosangue! Il popolare della scuola che aveva paura di una bambina dolce e carina. Imbarazzante, vero?''.

''Smettila!''.

Esclama, ingoiando la sua stessa saliva.

Scuoto la testa.

''E da quando avevi cominciato a sminuirla, la bambina così solare aveva cominciato a sentirsi sbagliata. Si, sbagliata per colpa di un narcisista patologico che lo era pure a 13 cazzo di anni. E da lì, la bambina non è più stata la stessa. Non si fidava di nessuno, rispondeva male a tutti, vedeva tutto come una minaccia, si nascondeva...''.

Dico sorridendo.

''Ecco, vedi. Quella bambina poi è diventata forte. Guardami, Tom''.

Abbassa lo sguardo.

''Cazzo, ho detto che mi devi guardare!''.

Urlo.

''Adesso sono stronza, forte e indistruttibile. Quindi, te ne sono grata. Ti odio però. E il mio odio sarà eterno come il mio rancore nei tuoi confronti. Non ho alcuna intenzione di farmi abbattere, specialmente da un narcisista patologico come te''.

Continuo, rilassando il mio viso, dando così un'aria apatica.

''Adesso non ho tempo da perdere con te, devo andare in infermeria perchè il mio mal di testa è insopportabile e preferirei uccidermi piuttosto che continuare ad averlo''.

Concludo, andando via e senza dargli il tempo di replicare.

Non lo sopporto, è così insensata come persona.

Fossi in lui, penserei a dei modi efficaci per togliermi la vita.








Fuck YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora