Capitolo 2

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Guardai l'orologio che segnava le sei, mentre Diego e Valerio continuavano a cantare a squarciagola come niente fosse, e mi voltai verso Peia che a stento si reggeva in piedi dalla stanchezza "Vieni con me" le dissi afferrandola per un braccio, e trascinandola in quella che da lì a poco non sarebbe più stata la camera mia e di Gian.

Quando fummo entrati la aiutai a stendersi sul letto, e mi sedetti al suo fianco per accarezzarle i capelli.
Subito mi tornó in mente quando qualche mese prima Lele aveva avuto la febbre, e in un momento di delirio aveva deciso di non voler stare ne con Gian ne tantomeno con Diego, poiché sosteneva che quest'ultimo preferisse stare con le ragazze piuttosto che con il suo migliore amico, quindi ben presto me lo ritrovai attaccato addosso.
Avevamo passato tre giorni e tre notti attaccati come due cozze, ma alla fine a me non era nemmeno dispiaciuto così tanto, dato che avevo anche evitato di lavare i piatti, ed ero persino stato coccolato.
Forse anche troppo.
Anche se in realtà mi faceva tanto piacere.

Senza rendermene conto, finì per addormentarmi, e mi risvegliai qualche ora dopo solo quando Zoe venne a bussare alla porta di camera mia "Dobbiamo andare Tanc" mi urló, per poi entrare, e la prima cosa che notai da appena sveglio fu che Peia era svanita nel nulla "È dovuta tornare a Brescia. Ritorna domani" mi spiegó Zoe, evidentemente leggendo sul mio volto la preoccupazione per quella biondina, che consideravo un po' come una sorellina.

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"Siete pronti?" Chiese Diego mentre eravamo sul van, con tono emozionato a tutti noi, ma a rispondergli fummo solo io e Lele poiché Gian, Vale e Zoe stavano già discutendo su come organizzare i turni alla PlayStation "Ao! Ascoltatemi" urló il più alto del gruppo, richiamando l'attenzione di quei tre che subito lo ascoltarono "Stiamo per trasferirci in una villa di lusso! Siete pronti?" Io e Lele annuimmo nuovamente, ma cogliendomi di sorpresa quest'ultimo mi afferró la mano e la strinse con forza tra le sue "Stai tranquillo" gli dissi in un sussurro, mostrandogli un dolce sorriso, che subito lui ricambió annuendo.
Il van continuó a camminare per altri dieci minuti circa, e quando si fermò capimmo di essere arrivati a destinazione.

Il cancello si aprì e la prima cosa che ci si parò davanti agli occhi fu la grande piscina contornata dall'altrettanto grande giardino "È sempre un'emozione venire qui" disse Diego sorridendo, e Zoe subito corse ad abbracciarlo "Non riesco a crederci regà. Questa è davvero casa nostra?" Mi avvicinai alla nana e le asciugai una lacrima solitaria che le stava rigando il viso "Si Zozzi. Questa è casa nostra" le spiegai, e subito mi avvolse in un dolce abbraccio .

Appena ci staccammo superammo il cancello e ci addentrammo dentro la grande villa.
La casa era gigante e con il tetto pieno di graffiti, eppure a mio parere era ancora troppo sfoglia "È bellissima" disse ancora una volta Diego, e subito portai lo sguardo su Lele "Andiamo a controllare le stanze?" Propose Valerio, che fino ad allora non aveva spiccicato parola.
Salimmo le scale e lungo il corridoio vedemmo cinque porte "Ma noi non siamo sei?" Chiese Gian contando sulle dita il numero delle porte, e subito tutti annuimmo "Significa che la camera più grande la prenderanno in due" disse poi Valerio cominciando ad aprire le porte una ad una.
Alla fine Diego e Lele decisero di stare insieme, mentre io scelsi una stanza non eccessivamente grande con delle mensole sul letto, e dopo aver portato tutti i miei scatoloni su per le scale, li appoggiai sul muro e mi sedetti sul letto.

Dopo circa dieci minuti di pausa iniziai a sistemare i pantaloni e le maglie nel mio armadio, e passai all'incirca due ore a farlo, finché la suoneria del cellulare mi fece sussultare.
Subito controllai chi fosse e quando sullo schermo lessi il nome di Peia subito le risposi "Hey piccina" la salutai con un tono scherzoso, che subito lei ricambio "Hey nano" sapeva bene quanto mi infastidisse essere chiamato nano, eppure lo faceva così costantemente che ormai quando lo faceva lei non me ne importava più "Com'è la casa?" Schiacciai il tasto del Viva voce, e appoggia il telefono sul letto, per poi continuare a sistemarmi l'armadio "È grande. Tanto" dissi afferrando una felpa rossa dall'ultimo scatolone "Non mi sembri troppo felice" sistemai anche un paio di Jeans, e mi passai una mano tra i capelli "Va tutto bene in realtà. Devo solo abituarmi al fatto che questa casa è enorme, e al fatto che probabilmente non sarà più come stare in quella piccola casetta" avevo un leggero velo di tristezza nella voce, ma me ne resi conto solo quando quelle parole lasciarono le mie labbra, mentre una domanda mi sorse spontanea.

Avevo sognato di lasciare quella casa così tante volte, e adesso che lo avevo fatto già mi mancava: Era davvero possibile?

Mentre Peia mi rassicurava che tutto sarebbe andato bene, sentii bussare alla porta e subito mi diressi ad aprirla "Ciao. Hai fame?" Mi chiese Lele con un dolcissimo sorriso da bimbo, stampato in viso, e guardando la dolcezza che emanava la sua faccia non potetti dirgli di no, così annuii "Vieni con me" mi afferrò la mano, e mentre scendemmo le scale di corsa, salutai la mia migliore amica.

"I ragazzi dove si sono cacciati?" Gli chiesi notando che il salotto fosse vuoto, e subito mi trascinò sul divano "Stanno guardando Ghost" feci una smorfia di disgusto solo al sentirgli pronunciare il nome di quel film, e lui annuì "Lo so che non ti piace. Magari possiamo guardare qualcosa insieme. Mentre mangiamo questo" mi mostrò una vaschetta di gelato al pistacchio, che stava sul tavolino accanto al divano, ma che non avevo notato minimamente ed io annuii "Se vuoi guardiamo Captain America. Ti va?" Stavolta fu lui ad annuire, e senza perdere tempo entrò su Disney plus e cercò il film che gli avevo proposto.

Quando schiacciò play mi passò un cucchiaio e poi appoggiò la testa sulla mia spalla.
E così passammo la prima serata in Chillhouse: abbracciati a mangiare un kilo di gelato.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora