Capitolo 12

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Passai gran parte della nottata a girarmi e rigirarmi nel letto, che sentivo completamente vuoto a causa della mancanza di Lele al mio fianco, ma verso le quattro e mezzo riuscii a chiudere gli occhi e mi addormentai.

Quando mi risvegliai sentii la testa scoppiare, e ci misi un po' per alzarmi, ma alla fine mi massaggiai le tempie e scesi le scale diretto in cucina, con la speranza di trovare qualcosa che alleviasse la mia emicrania.

Appena varcai la soglia della stanza in cui ero diretto al suo interno ci trovai Diego di spalle che si preparava un panino, e gli feci un cenno col capo "Buongiorno, tutto bene? Hai l'aria di chi non ha chiuso occhio tutta la notte" mi passai una mano tra i capelli e cliccai il tasto sulla macchinetta del caffè "Ho dormito poco" sbadigliai, e quando il mio caffè fu pronto me lo portai alle labbra e iniziai a sorseggiarlo.

Diego si avvicinò un bicchiere d'acqua alla bocca e bevette anche lui "Se hai fame c'è il pranzo in forno comunque" allontanai il bicchierino dalle labbra e guardai Diego confuso "Che ora è?" Gli chiesi, con il tono di chi non sa nemmeno in che luogo vive, e lui mi indicò l'orologio appeso sul muro di fronte a noi.

"Le 16 Tanc. Pensavi fosse più presto?"rimasi interdetto.
Avevo dormito un botto.
Ci credo che mi facesse male la testa.

Improvvisamente però realizzai che di solito a quell'ora tutti fossero a casa, ma non quel giorno.
Quel giorno la casa era vuota. Libera. Priva di un'anima viva.

"Ma dove sono tutti?" Chiesi al moretto di fronte a me, e lui diede un morso al suo panino "Lele a prendere le ragazze in stazione con Zoe, mentre Vale e Gian a lavoro" mi diedi uno schiaffo in fronte da solo.
Possibile che mi fossi dimenticato dell'arrivo delle ragazze?

Subito mi misi in piedi e corsi in camera mia, dove presi dei vestiti per poi farmi una bella doccia calda.
Quando fui pulito e profumato tornai in salotto e mi sedetti sul divano con il telefono tra le mani in attesa che qualcuno tornasse.

"Ah fantastico!" Sollevai lo sguardo e sorrisi ad Aurora che intanto si era chinata per lasciarmi un bacio sulla guancia "Come stai?" Le chiesi sistemandomi un ciocca di capelli sotto il cappellino, mentre lei mi sorrise e fece spallucce sedendosi sul divano al mio fianco "Tutto bene e tu?"mi appoggiai il cellulare sulle gambe ed afferrai un controller, per iniziare una partita a GTA "Sto una crema" quando il gioco partí lei appoggiò la testa sulla mia spalla ed io sorrisi leggermente.
Era proprio simpatica, dolce e coccolosa.

D'un tratto però mi ricordai le parole di Diego "Lele a prendere le ragazze in stazione con Zoe"

Subito mi voltai verso Aurora quasi preoccupato "Ma Lele, Zoe e P?" Lei si riappoggiò al divano e mi guardò negli occhi "Sono andati a comprare qualcosa da mangiare, però io ero stanca dal viaggio di sette ore e quindi sono venuta qui. Ma se disturbo vado di là" quando pronunciò l'ultima frase sentii la sua voce farsi leggermente più rauca, ma io le sorrisi e le diedi una carezza tra i capelli "Non disturbi. Puoi stare qui" ci mettemmo a ridere entrambi ed in quel preciso istante due braccia si avvolsero intorno al mio collo, mentre ero girato di spalle "Ciao Sigh!"

La voce di Peia mi esplose nelle orecchie e scoppiai a ridere peggio di prima "Ciao P" Le dissi tra una risata e l'altra, mentre Zoe e Lele varcarono la soglia del salotto e ci guardarono perplessi.
Peia si allontanò delicatamente e cercò di riprendersi da quell'attacco di risa, proprio come me e Aurora che cercavamo di imitare i suoi gesti, anche se bizzarri com'erano mi facevano solo venire una gran voglia di ricominciare a ridere, ridere, ridere e ridere ancora.

"Guarda che ti ho portato" mi disse Lele richiamando la mia attenzione, che subito gli concessi, e quando tra le sue mani trovai del sushi mi si illuminarono gli occhi "Ha insistito tanto per prendertelo" mi spiegò Zoe, ed io non riuscii a trattenermi dall'avvicinarmici per abbracciarlo.
La cosa che più mi fece piacere non fu tanto in se il fatto che mi avesse preso il pranzo, ma il fatto che fosse sushi, nonché il piatto che lui più disgustasse e alla quale era persino allergico.
Eppure me lo aveva preso.
Nonostante gli avessi promesso che per lui avrei anche smesso di mangiare uno dei miei piatti preferiti.
Ma quanto era speciale Lele?

Rimasi a guardarlo per un po' e quando mi voltai scoprii che la stanza intorno a noi era completamente vuota, se non per me e per lui, che eravamo ad una distanza veramente ravvicinata.
Forse troppa.
Quel pensiero mi portò a mordermi il labbro inferiore, e a maledirmi mentalmente per aver anche solo pensato quello che stavo pensando.

"Che hai Tanc?" Mi chiese in un sussurro quasi non un udibile "Niente Le. Tutto bene" lui mi afferrò i fianchi e mi guardò negli occhi.
Vidi la sua faccia avvicinarsi sempre di più verso di me, e mentirei se dicessi che in quel momento milioni di farfalle non avessero preso a muoversi, in modo tutto tranne che delicato, dentro al mio stomaco.

Mi leccai le labbra e le schiusi leggermente, mentre i nostri nasi stavano già per sfiorarsi "Regà! Venite! Sono tornati anche gli altri" l'urlo di Zoe, che arrivava dall'altra stanza, mi fece sobbalzare e subito mi ritirai indietro.

Spalancai leggermente gli occhi e mi resi conto a pieno di quello che sarebbe successo se quella nana non ci avesse chiamati.
Ommioddio.
Non era proprio possibile.
Non era proprio fattibile.
Non sarebbe successo davvero.

Sentii le guance andare a fuoco e subito abbassai la testa, sotto lo sguardo di Lele, che mi guardava con un sorrissino sghembo in viso.

"Andiamo a mangiare Tanche?" Mi chiese poi come niente fosse, ed io annuii dirigendomi in cucina.

Possibile che fosse stato tutto frutto della mia immaginazione?

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora