Capitolo 28

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Continuavo a fare su e giù nel salotto dei miei genitori in attesa che le mie sorelle finissero di prepararsi, mentre i miei genitori parlavano cordialmente, come al solito, del regalo che avevano fatto a Luca e Fede.
Riguardo a quest'ultima ero proprio curioso di conoscerla, perché l'unica informazione che ero riuscito a farmi dare in quei due giorni era che 'Luca e Fede si amano davvero tanto' e dopo quell'affermazione avevo ringraziato mia madre, ma ero comunque ancora curioso di scoprire altro, tipo se lei avesse o meno dei figli, se gli piacesse cucinare, se cantasse bene o meno.
E ok quello poteva sembrare strano, perché infondo avevo 21 anni e non era proprio nella norma. Ma la curiosità era sempre stata il mio più grande pregio, quanto il mio più grande difetto.

Quando finalmente Berenice e Clarissa furono pronte, io le guardai dal basso verso l'alto e sorrisi.
Mia madre si avvicinò a loro ed io mi sentii estremamente fortunato, perché quelle erano le mie donne, ed erano davvero bellissime. Ed io le amavo.
Incondizionatamente.

Mio padre si mise al mio fianco e la guardò, anch'egli, con un'enorme sorriso e poi mi diede una pacca sulla spalla "Siamo fortunati" mi disse poi, ed io annuii felice.

Dopo ciò ci dirigemmo in macchina e con calma sia io che le mie sorelle prendemmo posto dietro.
Mentre i miei genitori parlavano del locale in cui si sarebbe svolta la cerimonia e la festa, le mie sorelle parlavano di acconciature, così io ne approfittai per tirare fuori il cellulare dove sul gruppo 'Chillhouse' trovai tre messaggi:

Gian: 'Tra poco io sto lì'

Zoe: 'Io e Vale stiamo parcheggiando'

Diego:' Me sa che io e Lele famo un po' tardi, perché sta medicando il tatuaggio che ha fatto tre giorni fa. E poi dobbiamo ancora passare a prendere Aurora'

Io scrissi un semplice e veloce 'sto arrivando' e poi mi rimisi il cellulare in tasca sbuffando.
Non mi piaceva l'idea che ci fosse anche Aurora, non perché non la volessi in giro, ma mi dava fastidio pensare che Lele si prendesse gioco di lei in quel modo. Davvero lo odiavo. Eppure ero curioso.
Non lo vedevo da tre giorni, e Diego mi aveva detto che il giorno stesso che eravamo tornati a Roma lui aveva fatto un tatuaggio nuovo, ed io volevo proprio scoprire di che si trattasse. Ma davvero.
Stavo fremendo.

Passai il resto del viaggio a parlare di arte con mia madre e di scarpe e vestiti con le mie sorelle, ed ero così preso dal discorso che quando mio padre parcheggiò l'auto, quasi mi dispiacque.

Ad ogni modo quando fui sceso dalla macchina mi ritrovai davanti una villa enorme, probabilmente anche più di grande quella in cui vivevo, ma quando entrammo spalancai letteralmente la bocca: Era enorme. Davvero gigantesca.
C'era una piscina grande quanto, più o meno, la fontana di Trevi, ed una distesa di prato che sembrava non finire mai. Il tutto contornato da una serie di Led che, sicuramente, avrebbero dato un'atmosfera bellissima durante la notte.

In lontananza vidi una specie di altarino, e su di esso notai la figura dell'uomo che mi aveva aiutato a crescere: Luca.
Senza aspettare un solo secondo gli corsi incontro e lo abbracciai, cercando di trasmettergli tutta la mia gioia e tutto il mio orgoglio nei suoi confronti "Bambino mio ciao" mi salutò al solito, dandomi un bacio sulla fronte e, come sempre, io gli sorrisi "Sono tanto felice e fiero di te" lo abbracciai di nuovo, e mi staccai quando la mano di mio padre si appoggiò sulla mia spalla. Così mi staccai da Luca e gli cedetti il posto, perché infondo era il suo migliore amico da una vita, ed era ovvio che volesse stargli accanto quel giorno.

Parlando di migliori amici, mi ritrovai di fronte Gian, Zoe e Valerio e subito mi avvicinai a loro "Ciao Lil! Sei bellissimo" Mi urlò la mia nanetta avvolta in un carinissimo tubino rosso, abbinato alle sue labbra, ed io corsi ad abbracciarla "Sei bellissima anche tu Zozzi" le dissi poi all'orecchio, e anche gli altri due si unirono all'abbraccio.
Erano entrambi in smoking, Valerio ne indossava uno nero mentre Gian ne portava uno grigio con dei dettagli argentanti. Proprio bello.

Quando ci staccammo dall'abbraccio le mie sorelle ci raggiunsero e presero a parlare con i miei amici, mentre io e Zoe ci allontanavamo un attimo "Stasera rimani sobrio eh. Non vorrei che facessi qualche cazzata" io sollevai gli occhi al cielo, e poi sbuffai un sorriso "Eddai Zo! Ma che dovrei mai fare? Sto al matrimonio di mio zio praticamente" Lei annuii e mi diede un buffetto sulla guancia "Oggi sei più bello del solito eh" le sorrisi un'ultima volta, e poi tornammo dagli altri.

"Ma Lele e Diego?" Sentii la voce di Berenice pronunciare quelle parole, e le mie orecchie si sollevarono da sole involontariamente.

Ok. Forse non proprio così involontariamente.

"Dovrebbero passare a prendere la pischella di Lele e poi dovrebbero venire"Le spiegò Gian, ed io sbuffai sonoramente, guadagnandomi uno sguardo confuso da parte di Zoe, al quale risposi in sussurro "Mi da fastidio che la illuda così. Solo per il gusto di farlo" Lei annuii e poi mise su un mezzo sorrisetto bastardo, e mi parlò sottovoce anche lei "O ti da fastidio il fatto di dovergli stare lontano per forza?" Le diedi un colpo leggerissimo sulla spalla, e le sussurrai di smetterla di fare la cogliona, ma lei scoppiò a ridere e fece voltare tutti nella nostra direzione.

Ma quegli sguardi su di noi durarono davvero poco, considerato che una voce alle nostre spalle li fece voltare di nuovo nella direzione opposta "Qualcuno ci stava aspettando?" Diego fece il suo ingresso da rockstar, come lo definiva lui, e alle sue spalle comparvero Lele e Aurora mano nella mano.

Ma io quasi non ci feci caso. Mi accorsi solo che lo smoking bordeaux che indossava Lele era veramente bello, e che quel filo di matita che si era messo sotto gli occhi gli stava veramente bene.

In quel momento fui veramente tentato di chiudermi la bocca con la colla a caldo, perché davvero, ero certo che avrei passato tutto il giorno e tutta la notte a sbavare.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora