Capitolo 31

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Quando aprii gli occhi sbuffai infastidito, un po' per il sole che mi sbatteva in faccia entrando dalla finestra, e un po' per il suono del cellulare che squillava, alla quale con riluttanza e con la voce impastata dal sonno dovetti rispondere "Buonasera. Come stai?" Sentii la voce della mia manager vibrarmi nell'orecchio e sbadigliai "Stavo a dormí" le dissi poi, e riappoggiai la testa sui cuscini stiracchiandomi leggermente "Sono le 20" ed io subito mi alzai dal letto per avvicinarmi alla finestra, domandandomi allora che cosa fosse quella luce che mi entrava in camera.

Appena fui di fronte al vetro mi trovai sparato in faccia un neon, di quelli che mio padre accendeva la notte per curare il suo orto, e sbuffai.
Era palese che dato che io non vivessi piu con loro, lui avesse messo il neon nel balcone di camera mia, però poteva almeno spegnerlo quando tornavo no?

"Comunque bella addormentata: Domani mattina alle 10 treno e si torna a Milano ok?" Mi passai una mano tra i capelli, e trattenni un sospiro, perché sinceramente non me la sentivo di tornare a Milano, però non volevo nemmeno restare a Roma.
Ero proprio incazzato. Ecco la verità.

"Ah e te lo dico così, tanto lo so che non è un problema per te, ma verrá anche Aurora. Dopodomani avete una cosa figa da fare, insieme a Peia" e al sentir pronunciare quel nome mi sentii sollevare. Mi mancava tanto abbracciare P e parlare con lei, perché lei era davvero minuscola, e poi mi faceva sempre sfogare..
insomma era un'amica che faceva il 10% di quello che faceva Zoe e quel pensiero bastò e avanzò per farmi sbuffare.

"Tanc stai bene? Perché non parli?" Mi ero letteralmente dimenticato della presenza di Corinne, e così cercai di pensare a qualcosa di intelligente in modo veloce "Si. Sono solo stanco. Anzi ora torno a dormire scusami Cori" Lei mi conosceva, e sapeva quanto amassi dormire, infatti mi salutò e riattaccò in brevissimo tempo. Per fortuna.

Poi mi misi un attimo a riflettere e mi ricordai che la valigia era già pronta, e dunque rigettai la testa tra i cuscini e chiusi gli occhi, per tornare ad addormentarmi.

Mentre ero a letto sentii un suono provenire dalla finestra e spalancai gli occhi, per guardarmi intorno completamente spaventato.
Sicuro che si trattasse di un ladro mi misi in piedi e cominciai a guardare i dintorni della mia stanza, a partire da dietro alla tenda, nella cabina armadio, e infine decisi di controllare sotto il letto, così mi misi a carponi sul pavimento e sollevai la coperta, ma prima che potessi realmente controllare sentii due mani stringermi i fianchi con forza e sussultai, ritrovandomi poi a pancia in su, e subito due labbra si appropriarono delle mie.

Io spalancai gli occhi completamente terrorizzato, ma quando riconobbi la figura di Lele in un certo senso mi calmai, e lo abbracciai sussurrando sulle sue labbra "Mi hai spaventato" lui non perse tempo e mi accarezzó la guancia, e subito prese a baciarmi per poi parlare sulle mie labbra "Scusa ma mi mancavi. Te l'ho mai detto che ti amo?" Ed io sentii andare il cervello in Tilt.

In quel momento aprii gli occhi, ma per davvero, e mi resi conto che fosse appena passata una notte.
Ed era abbastanza ovvio che non sarebbe mai potuta succedere una cosa simile in realtà, però che cazzo: era un sogno così fottutamente bello, che io quasi mi rifiutavo di credere che fosse stato solo un sogno, così mi misi il cuscino in faccia e mi tappai gli occhi.

"Edo, tesoro svegliati" mia madre, che era appena entrata in camera mia, mi accarezzó una gamba ed io scansai il cuscino guardandola frustrato"Arrivo" le dissi poi, e richiusi gli occhi sicuro che se ne sarebbe andata, ma al contrario, lei si sedette al mio fianco e mi accarezzò una guancia "Che c'è amore?" E adesso avevo due opzioni: raccontarle qualcosa, o fare il pazzo scorbutico difficile.

Chissà quale delle due sceglierai.

Così presi un respiro e appoggiai una mano sulla sua "Ho fatto un sogno strano Ma. Tutto qui" Lei mi guardò e annuí "Che hai sognato?" Ed era ovvio. Ma proprio estremamente scontato che me lo avrebbe domandato "Una persona che faceva una cosa bella. Ma impossibile" provai a tagliare corto, e sbuffai, per cercare di farle capire che per quanto mi riguardava quella conversazione era chiusa e archiviata. E per fortuna lei mi conosceva.

Voglio dire era mia madre. Chi doveva conoscermi se non lei?

"Ti ho fatto portare il latte di capra dallo zio. Sta sotto" mi disse mettendosi in piedi e allontanandosi dal mio letto, dopo avermi baciato la fronte, ed io annuii con un mezzo sorriso "Ma." La richiamai prima che potesse uscire completamente, e lei si voltò nella mia direzione, guardandomi attentamente "Ti amo. Tanto" sul viso le comparve un sorriso gigantesco, e poi parlò "Io di più piccolo mio." Detto ciò riprese a camminare, ma quando arrivò fuori la porta si fermò e mi guardò ancora una volta.

"Dovresti parlarci con quella persona del tuo sogno. Magari il tuo amore é corrisposto" prima che potessi risponderle che non esisteva nessun amore, corrisposto o non corrisposto, lei se ne andò definitivamente ed io sbuffai.

Ero confuso: da quando in qua sognare una persona significava amarla?
Da quando nel tuo sogno quella persona ti dice 'Ti amo' forse?

Che poi non era nemmeno la prima volta che sognavo Lele. Quindi secondo il suo ragionamento io volevo pure sposarlo no?
E perché no?

Stavo davvero cominciando a considerare l'idea di alzarmi da quel letto, e cominciare a sbattere la testa contro il muro per mettere a tacere quella dannata vocina che gironzolava tra i miei pensieri, quando ripensai alle parole di mia madre:

'Ti ho fatto portare il latte di capra dallo zio'

E per quanto lo nascondessi ai miei amici, io amavo il latte. Specie se era quello di mio zio.
Quindi quella mattina lo presi un po' come qualcosa che potesse migliorare il mio risveglio, e dopo essermi messo in piedi corsi giù per le scale, con lo stesso sorriso di quando avevo più o meno sei anni.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora