* Chapter Three *

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Jimin Pov

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Jimin Pov

Eravamo arrivati e quella sensazione di poco prima parve aumentare, che fossimo tanto legati da doverlo sentire così in profondità? Avessi potuto mi sarei tagliato quella cicatrice io stesso pur di rompere quel legame. Fui sollevato che Jungkook non si accorse di nulla e quando ci separammo, presi entrambe le bimbe avanzando dal lato opposto a quello di Junho: - Meno male che c'è Junhì con lui. - L'edificio sembrava abbandonato, almeno all'esterno, ma sia io che Seokjin avevamo scoperto delle carte per ristrutturare e quindi arrivammo alla conclusione che tutto fosse solo una copertura e lì la vidi, quella dannata macchina. Il dolore parve aumentare ancora di più e ringhiai: - Chan! - bastò solo quel nome a far scattare il mio amore e la mia rabbia. Si era venduto quella cagna, a chi poi, alla peggio feccia senza spina dorsale esattamente come era lui. Avanzammo più spediti, ero pronto a dargli quello che meritava ed ero certo che Jungkook fosse della mia stessa idea. Fuori c'erano quattro idioti che ridevano, con il muso davanti al telefono. - Inetti. - e le mie bambine ne colpirono due che caddero come sacchi di patate lasciando il resto a mio marito che fremeva. Entrammo all'interno, erano talmente sicuri di non essere scoperti che avevano lasciato a far da guardia solo quattro di loro. Si sentivano voci, perlopiù tranquille e la cosa ancor più divertente fu il fatto che nessuno di loro si accorse di noi, erano pressoché una ventina, almeno a vista ma di lui nemmeno l'ombra. - Distruggiamoli! - e nel dirlo, iniziai a colpire uno ad uno quelle merde che non ebbero il tempo di difendersi perché cullati dalla loro convinzione. Tiri puliti, precisi; chi alla tempia, al centro della testa; dove non arrivavo io ci pensava il mio amore. Uno si avvicinò cercando di disarmarmi ma lo usai come scudo quando iniziarono a piovere proiettili; morto anche lui lo lasciai cadere a terra avanzando verso il centro della sala. Vidi chiaramente il pugno di uno di loro cercare di arrivare sul mio viso, lo schivai colpendo la giugulare con la canna della bambina; girai il polso dietro la schiena piantando il gomito sulla clavicola: - Dove posso trovare quella testa di piscio? - mi guardò di traverso, con quella smorfia di dolore che mi faceva sentire potente. Non rispose ed io tirai ancora di più il braccio, gemette: - Sei.. il... rosa? - sorrisi sornione a quella domanda. Avvicinai la bocca al suo orecchio: - L'unico e il solo. - risposi e nel tirare sentii quel rumore familiare di ossa che si spezzano. - Di... sopra... - ansimò, tirai nuovamente fino a rompergliela del tutto. - Bravo coglione! - finii piantandogli una pallottola nel cranio. Un dolore fitto quasi lancinante mi colpì di nuovo il fianco facendomi fare una smorfia e quando feci cadere quel corpo, portai la mano al fianco: - Di là sono tutti fuori gioco. Jimishi? - Junho e il suo sguardo sempre attento. Drizzai la schiena cercando di non dar peso ai sei occhi su di me: - Non abbiamo ancora finito! - dissi atono continuando ad avanzare, avevo un conto in sospeso.

Sorrisi a quella scoperta, per qualche strano motivo non ero affatto sorpreso, al contrario sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Chan non era mai stato un cane fedele ma anni addietro era stato abbastanza intelligente nel lasciare i confini mentre, in quell'occasione, aveva deciso finalmente di far fede alla sua sentenza di morte e nulla lo avrebbe risparmiato. Lo vidi nello sguardo di Jimin, vidi quella luce nera che si sarebbe spenta solo quando avrebbe visto l'anima di quel venduto lasciare il corpo; vedere anche gli altri raggiungerci mi diede il via per spostarmi di sopra dietro il mio uomo ed anche se amavo stargli dietro in quel momento lo sorpassai. - Kookie aspettami! - mi sentii tirare per le scale da quel ragazzino che tante volte mi aveva accompagnato e gli lanciai uno sguardo furtivo. - Niente granate spero. - dissi lanciando una lama che andò a conficcarsi nella gola, da parte a parte, di un poveretto messo lì a caso, per poi riprenderla quando si accasciò tra rantoli soffocati e fu musica per le mie orecchie. - No no, ho imparato a non usarle in luoghi chiusi con noi dentro Hehe. - mi sorrise balzando su di un altro proprio in cima a quella scalinata. Era, in qualche modo, incantevole vederlo muoversi elegante con i capelli che seguivano ogni movimento danzando nell'aria nonostante il suo essere grezzo, vogliamo parlare di Jimin? Arricciai il naso divertito, era la parte migliore di un combattimento ed il bastardo lo sapeva bene: guardare Jimin combattere! - Yaaaa San non saltellare ovunque! - dissi, esaminando con uno sguardo veloce quel piano. In fondo ad un corridoio si intravedevano degli spiragli di luce uscire da delle stanze e, con calma assoluta, mi avviai verso di esse seguendo quel ragazzino lasciando Jimin e Junho dietro a parlarci il culo. - Amore... promesso, la cagna è tua ok. - dissi volgendomi dietro e dei rumori sordi iniziarono a giungere facendomi accelerare il passo. Quel piccoletto si stava prendendo tutto il divertimento e non era giusto. Così entrai in un'altra sala dove alcuni tizi intenti a fumare, buttavano giù litri di alcool, se ne stavano a non far nulla. - Bella merda. - dissi sbuffando, possibile che non avessero nemmeno un minimo di preparazione? Sfoderai le lame, atterrando la maggior parte di essi lasciandoli a morire lentamente mentre sentivano il loro cuore fermarsi trascinandoli in un limbo di disperazione. - Bene bene bene, sei il solo qui dentro rimasto... ora.. che ne dici di cantare un po'? - chiesi divertito andando a pulire il coltello con una delle maglie di un povero sfortunato che ancora respirava e potevo leggere il terrore nei suoi occhi. - Preferisco morire. - a quella frase mi sollevai battendogli le mani in modo teatrale. - Perfetta interpretazione... davvero... sono commosso. - ma non era quella la risposta che desideravo e poco ci misi a recidergli la giugulare. Non aveva alcuna preparazione né nozione fondamentale e mi annoiavo, facciamola breve, voglio nostro marito... come dargli torto, mi portai fuori di lì spegnendo la luce dietro di me. Seguii le risate di San che riecheggiavano e i morti che adornavano il pavimento trovando il mio rosa poco dopo. - Mi annoio amore! - gli dissi, cambiando lama perché quella che portavo aveva l'impugnatura troppo scivolosa per il sangue.

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