* Chapter One *

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Namjoon Pov

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Namjoon Pov

Non tenni il conto di quanto passò da quella fatidica battaglia che mise Black e Shadow in stallo, in ginocchio di fronte alla sfrontatezza di due assassini che alleandosi erano riusciti a far cedere le fondamenta di ogni cosa: Gang, Seoul, anime, inferno e paradiso. Avevano riscritto, con la loro caparbietà, le basi dell'intera città toccando non solo gli affari interni ed esterni del mercato nero di cui eravamo detentori ma anche le basi dei nostri esseri; io stesso, grazie a loro, mi sono ritrovato a vedere qualcosa di diverso in quella vita, una sfaccettatura che non aveva le sfumature del nero o del rosso ma ben altro. Jimin e Jungkook avevano dato prova che le due gang, rivali da sempre, sarebbero potute vivere insieme senza inutili guerre, senza spargimenti di sangue che non facevano altro che toglierci; con la vana ed utopica idea di accumulare potere quando poi, il vero potere, non era quello. Eravamo anime dannate nella nostra stessa perdizione, nei nostri stessi vizi, fermi nel passato e ancorati ad inutili credenze tramandataci da altri pazzi come noi. Anche in quel momento sorrisi pensando a quanta strada avevamo fatto e quanta vi era ancora da fare; eravamo di ritorno a casa io e Jin dopo l'ennesimo incontro d'affari con Yoongi che ci lasciò come sempre con un'enorme domanda ed ogni cosa da ricostruire ma passo dopo passo potevamo farcela. - Non mi piacciono gli andamenti a Seoul ultimamente e sinceramente non saprei dove sbattere la testa. - dissi, mentre guidavo per quelle strade che ormai conoscevo a memoria. - Io qualche idea l'avrei ma dovremmo parlarne con Jimin, non trovi? - sorrisi a quel nome, non avrei mai smesso di farlo perché oltre ad un assassino eccellente nelle armi e nella tecnologia, vedevo anche l'uomo di Jungkook o meglio, lo sposo di Kookie. - Mi domando ancora come facciano ad andare d'accordo. - dissi dal nulla, constatando quanto diversi fossero: Jimin ordinato, narcisista, freddo, calcolatore mentre Jungkook un vero e proprio casino, poco attento alla sua immagine, passionale e decisamente impulsivo. Scossi di poco la testa perché loro due sarebbero stati sempre un puzzle ma fu la risposta di Jin a farmi morire. - Semplice... ottimo sesso riparatore. - Sospirai pesantemente, anche quello era un enigma, su come Jimin riuscisse a tenerlo a freno ma non mi soffermai più di tanto dando attenzioni a quello che era il mio di uomo. - Dovremmo litigare più spesso allora... - sorrisi istigatore e lui in risposta mi tirò uno schiaffetto come suo solito. Anche con lui il rapporto era cambiato, non più da capo e subordinato, eravamo riusciti finalmente a trovare un equilibrio in noi stessi così come lo trovai con Yoongi. Poteva sembrare strano ma rivedevo in lui la stessa scintilla di potere che si poteva riconoscere in ogni capo, non come Jimin e Kook, loro ci avevano fatto tremare il culo solo per una loro pace personale, mi dava una certa carica per andare avanti in quella merda di esistenza;  eravamo intenzionati a fare di quella nostra città il più grande centro della malavita dell'intera Corea e di certo non ci avrebbero fermato dei piccoli affarucci andati male. Saremmo riusciti a risollevarci ma non più come due gang differenti ma come un'unica grande potenza e pure tra quelle strade sembrava esser cambiata l'aria; più tranquilla, più limpida, gli stessi cittadini sembravano più tranquilli in quella unione. Più liberi di poter vivere senza la paura di nuove rappresaglie improvvise, con le mogli che potevano aspettare i loro mariti a casa senza alcun timore di non rivederli più, giovani che attendevano le scuole e le università di giorno e lavoravano per noi di notte impiegati in ogni campo. Non più assassini scelti, di quelli ce ne servivano pochi ed in fondo eravamo rimasti davvero un esiguo numero, ma bensì organizzatori, trasportatori, hacker. Diciamo che, la nostra stessa visione, si era andata tramutando trasformando quella malavita in una vera organizzazione da cima a fondo; con precise gerarchie e ruoli definiti ed eravamo consapevoli che più noi crescevamo più la città cresceva e fioriva. E dovevamo solo dire grazie a quei due psicopatici che, alla fine, erano davvero riusciti a sposarsi contro ogni predizione ed ancora ricordavo tutti i presenti a quella cerimonia; ognuno con un'arma ben in vista, persino gli sposi ed il prete e ben due torte diverse con stili completamente differenti, segno che non si erano messi d'accordo per il tema. Non lo dissi a nessuno ma, quel giorno, una lacrima scese bastarda dall'angolo del mio occhio vedendo come il sorriso di Kook cambiasse e si allargasse solo per quel rosa, prendendo forma nuova solo per lui; sarebbe stato un mio segreto quello, una piccola perla di felicità in quel mondo nero pensando che, in qualche modo, avremmo avuto il giusto riscatto da quella vita così beffarda.

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