Jungkook Pov
Nonostante quel groppo che ci perseguitava, io e Jimin riuscimmo a far passare quelle giornate senza alcun pensiero negativo tale da rovinare i nostri momenti o il nostro lavoro. Era pesante andare in magazzino, tanto che l'atmosfera lì dentro iniziò a farsi talmente tesa da ritrovarci quasi sempre a puntare le nostre armi contro i nuovi arrivati senza però arrivare mai ad uno scontro. Personalmente JB non mi dava grandi problemi se non quando c'era San nei paraggi differentemente da Taeyong e la sua sfacciataggine nel ronzare intorno alla mia ape regina... l'ape regina ha molti fuchi con cui accoppiarsi... Dimmi da dove cazzo te le prendi certe informazioni da sparare così?... kkkk... Anche lui era parecchio incostante e non capii se era quella tensione o semplicemente voleva rompere i coglioni come suo solito. - Jimin... passo un attimo al magazzino... devo capire come sta messa l'armeria prima di andare da Namjoon... - avvertì il mio amato che mi guardò con aria dubbiosa prima di salutarmi con una pacca sul culo come era solito fare. Non ci avrei messo molto tempo, dovevo solo dare uno sguardo generale per poi consegnare la lista a Namjoon come di prassi ormai; gli lasciai un lieve bacio per poi dirigermi alla moto. Lasciai l'adrenalina scorrere non appena il rombo del motore si estese e si amplificò in quella stanza dandomi l'ormai conosciuta e amata sensazione di libertà che solo in sella alla mia piccola potevo sentire. Non che non fossi libero, al contrario, ma sfrecciare tra le strade facendo a gara anche con la morte mi dava un senso di potenza e sollievo da ogni cosa che non riuscivo a farne a meno; e pensai all'elicottero che, una volta, Nam mi regalò ma lo scansai totalmente. Era bello guidarlo ma gli ultimi ricordi non erano dei più piacevoli da rivivere come non mi piaceva ricordare Taehyung e tutto quello che aveva portato chiedendomi se, il suo, fosse stato un piano subdolamente studiato o semplicemente era in grado di portar casini ovunque andasse.
Arrivai al magazzino interrompendo quel flusso di pensieri alquanto scomodo dirigendomi veloce verso la sala in cui avevamo le armi, era messa abbastanza bene, in ordine proprio come indicazione... soffri di qualche disturbo ossessivo compulsivo... solo con le armi e lo sai! Da un lato le armi bianche e dall'altra le sputa fuoco di ogni genere, dalle rivoltelle ai fucili di precisione, alle granate che San aveva premurosamente chiuso a chiave in un ripostiglio perché credeva gli appartenessero di diritto e scossi la testa; quel ragazzino non sarebbe mai cambiato. Mi portai verso le munizioni e proprio in quel momento sentii la porta chiudersi alle spalle facendomi voltare, trovai un JB intento a sorridermi ed aggrottai di poco le sopracciglia. - Che ci fai qui? - chiesi tornando a prendere nota di ciò che serviva, nella mia mente, alla fine sarei arrivato ad ordinare tutto senza distinzione come sempre. - Ti ho visto arrivare e sono venuto a salutarti. - rispose passeggiando tra i bassi scaffali ripieni di ogni dono della morte.- Ciao... ora puoi andare. - risposi atono come se la sua presenza non mi cambiasse nulla sperando se ne andasse ma non lo fece seguendomi passo dopo passo. - Che c'è JB? - chiesi infine spazientito perché non riusciva a farmi concentrare ed avevo un appuntamento a cui non volevo far tardi; posai lo sguardo su di lui che tornò a sorridermi. Piegai la testa di lato chiedendomi cosa avesse tanto da sorridere tanto che mi innervosì. - Nulla, non vieni spesso qui da solo... - il suo sguardo si spostò quasi stesse pensando a qualcosa ed io alzai gli occhi al cielo, a volte sembrava di parlare proprio con San, quasi avessero quella parte bambinesca in comune e, come faceva San, anche lui mi faceva perdere ogni piccolo, minimo granello di poca pazienza che avevo. - Vorrei poterci non venire ma è lavoro... e devo farlo... - risposi infine sperando di togliermelo dai dintorni ma si era seduto proprio sullo scaffale che mi interessava con le varie scartoffie da portare al mio ex capo e sbuffai. - Perché non vuoi venirci? - mi chiese e sorrisi di poco senza però davvero farlo. - Perché non ti togli dai coglioni e mi fai aprire lo scaffale?- Mossa sbagliata... avevo ragione a pensare che più passava il tempo più si comportava come San, lo vidi impuntarsi su quella superficie aprendo le gambe consentendomi, secondo lui, di poter aprire le ante senza doversi necessariamente spostare. - Prego... non fare complimenti. - Non capivo a che gioco stesse giocando e di certo non ero intenzionato a seguire le sue regole, né tanto meno se voleva emulare quel ragazzino dai capelli lunghi; così non mi avvicinai, girandomi sui tacchi senza nemmeno degnarlo di altre attenzioni andando a prendere le chiavi che avevo riposto sul tavolino all'entrata. - Mi dispiace JB ma il posto da piccoletto è stato già preso. - Dissi, andando ad uscire da quella stanza ma la sua mano andò a poggiarsi sul legno della porta bloccandola con il suo peso, riuscii a sentire la sua presenza fin troppo vicina, tanto da poter sentire il suo profumo così dolce da darmi la nausea. Mi piacevano i fiori di ciliegio ma preferivo di gran lunga le note fruttate e senza pensarci mi voltai per affrontarlo. - Non hai ancora risposto alla mia domanda... - sul suo volto non c'era alcuna traccia del sorriso di prima se non una luce diversa, una luce che mi fece ringhiare basso riuscendo finalmente a vedere cosa realmente volesse da me. - Sono io il capo... io faccio le domande... - Quei fratelli avevano un grande problema di disciplina come se non avessero mai avuto qualcuno a cui rispondere, come se fossero sempre stati a briglia sciolta e la cosa iniziava a piacermi sempre meno. Con la mano ci misi poco a raggiungere il polso della sua mano poggiata alla porta portandolo a ritrarsi di poco. - Dimmi JB... perché non mi consegni quel taccuino che conservi tanto gelosamente? O hai paura? - mentre parlavo la presa si stringeva ancor di più intorno al suo polso ma nessuna smorfia di dolore si affacciò sul suo viso, ero curioso di vedere cosa nascondeva, cosa scriveva, cosa pensava e sapevo che quel libro avesse le risposte. - Sono solo piccoli appunti... - rispose distogliendo lo sguardo e senza fargli altre domande portai la mano verso la sua tasca afferrando tra indice e pollice quel piccolo libricino dalla copertina rigida leggermente consumato; non distolsi lo sguardo dalla sua faccia notando come non avesse opposto resistenza iniziando a mordicchiarsi il labbro. Era davvero un bambino su certi versi ed agiva come tale, lasciai andare la sua mano poggiandomi sul tavolino mentre sfogliavo veloce quelle pagine piene di San, di appunti su di lui, sulle sue espressioni, anche di piccoli ritratti fatti velocemente e più sfogliavo più non capivo cosa avesse quel ragazzo che non andasse... ossessivo compulsivo come te... divertente, si. - Perché? - chiesi semplicemente riponendo quel taccuino nella tasca dei miei pantaloni, sembrava essersi fatto piccolo di fronte a me quasi avessi scoperto il suo più grande segreto ma stonava dannatamente con il JB che avevo conosciuto all'inizio. - Esigo una risposta... ora... - ringhiai basso, nonostante tutto era di San che parlavamo e nessuno doveva permettersi a toccare quel piccoletto che mi aveva accompagnato in tutti quegli anni. - Dovrei farla io questa domanda... - ed ancora non capii quel che diceva, il suo comportamento sembrava cambiare in base al mio come se aggiustasse il tiro per potermi fronteggiare meglio, quasi camaleontico; fece quel mezzo passo verso di me portandomi ad irrigidirmi sentendo l'adrenalina scorrere nelle vene e nei muscoli. - Perché San? Non è ovvio? - risposi con un altra domanda, per qualche ragione volevo farlo innervosire quasi mi divertisse, volevo capire chi fosse davvero quel ragazzo, come realmente fosse e perché continuava a nascondersi sotto maschere per aggradarmi. - No che non è ovvio... è piccolo, minuto... un ragazzino... irresponsabile... mentre io sono... - sorrisi, nemmeno lui lo sapeva. - Non toccarmi il piccoletto JB... non farlo... - aggiunsi soltanto trovandomelo sopra in tutta la sua altezza con le mani che mi bloccavano su quella superficie. - Potrei essere come lui... in ogni senso... - e la sua voce arrivò bassa dandomi la certezza di quel che avevo visto nei suoi occhi ma non mi fece alcun effetto se non quel fastidio di aver la mia zona personale invasa. - Sei fuori strada... non sarai mai come San... né tanto meno potrai darmi quel che lui mi da. - sentii la sua dannata mano solleticare i miei pantaloni dove avevo il taccuino confiscato facendomi venire un lieve brivido a quel contatto; sembrava essere cambiato nuovamente, da timido a sfrontato, da insicura preda a cacciatore facendomi ringhiare ancora una volta - Dammi una possibilità... - a quelle parole lo spinsi quel tanto da liberarmi afferrando le chiavi, mi volsi verso la porta aprendola non trovando alcun ostacolo quella volta. - Una sola mossa JB... una che non mi vada a genio... e puoi iniziare a pregare i demoni di portarti all'inferno il prima possibile. - non aggiunsi altro pur sentendo la sua mano provare a prendermi il polso. Mi diressi alla moto con un mal di testa che non faceva che premere sempre di più e quel taccuino che mi pesava come non mai. Cosa diavolo volevano? Creare casini? Destabilizzarci? ... non era ovvio?... si era ovvio ma il loro modus operandi era sconnesso e senza alcuna base come se fossero stati messi lì con l'unico ordine di giocare con noi, quasi per distrarci da qualcosa... da voi stessi... brontolai a quelle parole lasciando al rombo della moto di prendere il posto di quei pensieri confusi come la personalità di quel JB. Lasciai il magazzino avendo sempre quella sensazione di avere degli occhi puntati sopra ma che svanì con la velocità raggiungendo quell'enorme palazzo degno dell'ego smisurato di Namjoon.
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𝔄𝔫𝔤𝔢𝔩𝔰 𝔞𝔫𝔡 𝔇𝔢𝔪𝔬𝔫𝔰
Fanfiction"Se mi è possibile ridere con te, di te e per te allora mi è impossibile non amarti. Offrimi il tuo miglior sorriso ora e sempre e ti riserverò la mia complicità, la mia lealtà, il mio rispetto, la mia comprensione, il mio sostegno, il mio mistero...