* Chapter Seven *

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Jungkook Pov

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Jungkook Pov

Contro ogni mia aspettativa, contro ogni mia predizione lo desiderava ancora e dentro tornai a respirare. Quella brezza leggera di cui Jimin era portatore tornò a soffiare in me mentre lo seguivo senza mai distogliere lo sguardo da lui, dai suoi movimenti, da ogni possibile espressione che potesse anche solo, in qualche modo, insinuarmi il dubbio del suo accontentarmi in tutto ma capii che non era così. Lui non mi stava accontentando, stava soddisfacendo un desiderio che era di entrambi e sorrisi di poco nel vedere quella piccola lama ancora in circolazione; non appena la impugnai sembrò vibrare tra le mie dita, quasi mi avesse riconosciuto e con maestria la feci vorticare tra le mie dita. Aveva perso un po' di bilanciamento ma, in fondo, era comunque la lama perfetta per noi due, per quel che aveva portato, per ciò che aveva visto nascere e fremeva nella mano per assaporare ancora una volta il sangue di Jimin. - Distenditi amore mio... anche noi siamo pronti. - e mentre lo vedevo distendersi mi portai in bagno per prendere tutto l'occorrente necessario per disinfettarlo prima e per tamponare possibili rivoli di sangue nel durante. Quando tornai in stanza portai lo sguardo in alto, verso lo specchio che rifletteva la sua schiena perfetta notando come le cicatrici di quell'ala fossero così candide e brillanti, con qualche venatura un po' più rosata proprio come i suoi capelli e sorrisi; era perfetta, Jimin era perfetto e mi portai su di lui sedendomi sulla base della schiena. Lo sentii sussultare di poco quando il disinfettante entrò in contatto con la sua pelle ed alzai un sopracciglio. - Rilassati... se fai così solo con il disinfettante non voglio immaginare cosa potrebbe succedere tra poco... - mi presi tutto il tempo, studiando la prima ala in modo da farle in asse e ben proporzionate, passando il dito leggero lì dove sarei andato a dar forma al mio angelo come a voler fare uno schizzo preliminare e, quando la stanza fu piena di silenzi ed aspettative presi la lama, sicura, leggera; portandola ad un soffio dal mio amore. - Inizio! - dissi basso, senza distogliere lo sguardo e sentendo il cuore battere talmente veloce quasi stessi correndo una maratona e la lama iniziò ad affondare precisa, pulita, lasciandosi dietro sottili linee che piano si coloravano di rosso ed un gemito sommesso si levò da Jimin. - Ricordati la parola... se è troppo... possiamo finirla anche in un altro giorno. - dissi fermandomi per un attimo e raccogliendo la prima goccia che iniziò a scendere piano con il pollice portandomelo, senza nemmeno pensarci, alle labbra. Tornai in posizione muovendo la lama come meglio sapevo fare, come mai si era mossa elegante quasi a non voler far del male a mio marito; per qualche strana ragione voleva essere portatrice di quel dolore sordo e piacevole, leggero seppur persistente, la lama si fece quasi suadentemente dolce sulla sua pelle mentre si colorava della sua linfa vitale che persi ogni concezione. Ero perso in quell'intricato disegno scarlatto come fosse pizzo rosso ricamato sulle nuvole del paradiso e gemetti in ciò che i miei sensi mi portavano. Se una mano andava a disegnare esperta, ad incidere, a sollevare piccoli lembi di pelle, l'altra la precedeva nel disegnarli sfiorando e saziandosi di quella distesa di velluto. - Sei bellissimo... - ed uscì senza alcuna volontà mentre l'essere, portatore del mio unico paradiso, mi catapultava in esso senza rendersene conto. Mio.....Sorrisi, non era nostro, Jimin non era nostro, Jimin era per noi come noi eravamo per lui. Eravamo amore, paradiso, inferno, purezza, perdizione, assuefazione, ed avrei potuto continuare all'infinito perché noi eravamo il tutto l'uno per l'altro.

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