"Se mi è possibile ridere con te, di te e per te allora mi è impossibile non amarti. Offrimi il tuo miglior sorriso ora e sempre e ti riserverò la mia complicità, la mia lealtà, il mio rispetto, la mia comprensione, il mio sostegno, il mio mistero...
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Hoseok Pov
Erano mesi che non uscivo di casa, la stessa che era stata stravolta da lui per poi lasciarmi andare come fossi stato solo il suo trofeo da esporre. Ma in fondo che cosa dovevo aspettarmi da una cagna come Chan, che davanti l'occasione di primeggiare non guardava in faccia nessuno. C'era sempre stato lui al suo primo posto, gli altri erano contorni per rendere il piatto ancora più bello, senza sapere che all'assaggio avrebbe comunque avuto un gusto di merda. Non fu difficile ricevere la notizia della sua dipartita e nemmeno da parte di chi ma non avrei mai portato rancore a quel piccolo bastardo, uno volta fui io a togliergli la merda di dosso, aveva ricambiato il favore. Certo la sua era ancora viva ma ero contento si fosse tutto sistemato, quei due erano la mia famiglia anche se ormai non c'era più una famiglia. L'arrivo di quella principessa viziata aveva stravolto una realtà che volevo continuare a costruire ma che avevo contribuito a distruggere e non potevo che dare la colpa a me stesso, avessi giocato diversamente molte cose non sarebbero accadute o forse sì; perché quei due bastardi erano diventati inseparabili e forse anche senza una bella spinta avrebbero comunque distrutto le loro stesse case. Eppure non stavo male, non ero triste nemmeno quando mi dissero che Chan era sceso all'inferno, il posto che gli spettava dalla sua nascita; allora perché non esce di casa signorino? La domanda del mio domestico mi aveva fatto riflettere, perché? Perché non volevo rivedere Yoongi. Perché non volevo vedere quei due bellissimi occhi differenti avere quella tristezza che non l'aveva mai caratterizzato. Neanche quando Jimin gli diede ciò che meritava aveva avuto quel dolore nello sguardo; l'avevo cercato, avevo chiesto a tutti i miei clienti eppure parevano sapere ma avevano ancora paura di Min e questa costanza mi fece sorridere, lasciando che fosse lui stesso a sistemare i suoi casini. Ma mi ero un po' rotto le palle di girare per casa come un morto vivente e strafogarmi di ogni schifezza che mi procuravano sotto mia richiesta, insomma ero Jung Hoseok, la migliore squillo di tutta Seul, due figli di puttana non avrebbero mai dovuto ridurmi in quello stato anche se sostanzialmente ero stato io a buttarmi in una situazione che già di partenza faceva acqua da tutte le parti. Insomma da un tipo come Chan mi sarei aspettato che scopasse come una divinità greca ed invece, pareva più un cane con il coito da due minuti; avessi incontrato Jungkook gli avrei chiesto cosa cazzo ci aveva visto in quel biondino dagli occhi verdi.
Perciò indossai il mio miglior vestito, pettinai i capelli come solo io sapevo fare e presi la mia macchina sfrecciando per le strade di una città che era sempre stata in ginocchio davanti a me, che mi aveva regalato i migliori orgasmi che un uomo poteva mai avere e sorrisi. Non ero più la squillo dei potenti, il che mi aveva liberato da catene che per anni non ero riuscito a rompere, ma ciò non toglieva che avevo comunque un certo rispetto e quasi tutti i miei clienti erano rimasti a riempirmi comunque di affetto eppure, l'affetto che desideravo non arrivava dall'unico a cui avrei sempre e comunque dato il mio cuore. Ma il fato, destino, karma e potremmo chiamarlo in tanti modi, aveva deciso di farmi incontrare di nuovo quel nano di uno hyong dagli occhi che ti rapivano e dai quali non era facile liberarsi. Fui sollevato che fosse da solo, sempre impeccabile e con uno sguardo diverso, forse avevano risolto le cose e se da un lato ero felice per lui, dall'altro mi dispiacque ma avrei comunque messo la mia faccia da poker e gli sorrisi quando i suoi occhi incontrarono i miei. - Raggio di sole. - solo lui mi chiamava così, solo lui scatenava quelle farfalle impazzite che poi al pensiero mi faceva venire da vomitare, odiavo le farfalle. - Hyong... - sembrava più rilassato. Libero da quel peso che avevo visto l'ultima volta: - Oggi sei splendido. - lo vidi sorridere e scuotere la testa. - Dovrei pensare che negli altri giorni facevo schifo. - ridacchiai. Sarebbe stato oltraggioso dire che Min Yoongi era brutto, quell'uomo pure quando si svegliava era comunque accattivante chiedendomi spesso come faceva Jimin a non aver alcuna attrazione per lui. Come faceva, quando dormivano insieme, ad alzarsi come se accanto non avesse nessuno; ma poi dicevo di sapere la risposta e che non mi sarebbe mai piaciuta. - Sono contento di vederti meglio rispetto l'ultima volta, vedo che il paradiso si è sistemato. - fece una piccola smorfia e sapevo che mi avrebbe mentito da lì a poco. - Diciamo che le fiamme si sono estinte e rimane solo quel sentore di niente. - non chiesi altro, non voleva parlarne ed io avrei sempre rispettato quella sua parte. Come tutte le altre d'altronde, lasciandogli lo spazio che gli serviva ed occuparlo quando non riusciva a sopportare quel vuoto. Ma c'era qualcun altro adesso che avrebbe riempito quello spazio e sospirai rassegnato. - Ti avrei chiamato in questi giorni, avrei bisogno di te per un paio di affari nei miei negozi. Da quando Jimin si occupa di altre cose più burocratiche devo fare tutto solo. Se quella bestiolina non avesse ucciso Yoo. - disse assorto tra i suoi pensieri. - Sono libero, possiamo farlo adesso. - avremmo riso davanti a quella frase che poteva assumere molteplici significati ma rimase comunque tra i suoi pensieri ed io allungai la mano verso la sua. - Min Yoongi. - alzò gli occhi verso i miei e parve che mi vedesse solo in quel momento. - Avresti dovuto chiamare prima, sembri stanco e spossato. - continuai e lui fece un mezzo sorriso. - Non volevo disturbare la tua luna di miele. -
Fui io quello a fare la smorfia: - Jimin lo ha mandato da Ade, quindi luna di miele finita. - mi guardò in faccia valutando se dirmi parole di conforto ma nessuno mi conosceva meglio di Yoongi a parte Jimin, quindi era consapevole che quella frase non aveva niente di doloroso per me. Perciò non parlò, si limitò solo a dirmi quali erano questi affari che voleva mostrarmi e salendo in macchina con lui, andammo lì dove c'era bisogno. Fu come tornare ai vecchi tempi, noi due insieme a sbrigare cose a cui Jimin non voleva badare, puntando i piedi come fosse un bambino e noi gli accontentavamo tutto; l'avremmo sempre fatto perché eravamo cresciuti noi tre insieme ed essendo il più piccolo e quello che amavamo di più, avendo tutto ciò che chiedeva. Come la stanza dei computer o una palestra solo per lui: - Mi piace che tu e il nano abbiate fatto pace. - passò una mano tra i capelli e guardò fuori. Cosa era davvero successo? Perché non riuscivo a capire lo sguardo di Yoongi, non ne comprendevo più il significato e per certi versi quella consapevolezza mi fece male. Era cambiato ma non l'aveva fatto più con me, era cresciuto sotto molti aspetti ma non l'aveva fatto con me e sapevo che non l'aveva fatto nemmeno con Jimin. - Jimin è l'unica certezza costante che ho. Ho sbagliato così tante volte con lui che mai avrei pensato di potervi porre rimedio ed invece... eravamo molto più legati di quello che pensavamo. - ed ero certo che non parlasse di legame fraterno, quei due avevano passato lo stesso dolore solo che non mi era dato sapere quale. Mi venne spontaneo e lo feci quasi senza pensarci, avvicinai la mano al suo viso, facendo in modo che i suoi occhi guardassero i miei: - Yoongishi, anche io sono la tua certezza, non è mai cambiato niente per me. - studiò le mie parole e finalmente mi regalò quel sorriso che ricordavo. Lo stesso che faceva solo a me e a nessun'altro: - Adesso lo so. - mi rispose piano ed io non riuscii a fermare quella voglia che avevo sempre avuto. Avvicinai le labbra alle sue e non mi spinse via, anzi, lo sentii gemere piano come se non avesse più avuto contatto con altre labbra e annullata la distanza, schiusi le mie sentendo seguisse i miei movimenti. Non era come quelli a cui eravamo abituati, fu calmo, come se necessitasse di quella dolcezza ed io sentii una piccola frattura all'altezza del petto; cosa cazzo gli era successo? Dov'era il mio Yoongi sfrenato, forte e rude? In quel momento avevo davanti un Yoongi così fragile che mi parve di spezzarlo se solo avessi posato male le mie mani su di lui. Lo sentii stringermi la giacca, mentre continuava a prendersi quell'attenzione che gli stavo dando, mi allontanai di poco, appoggiando la mia fronte alla sua: - La porta di casa mia sarà sempre aperta per te mia piccola luna... Io sarò sempre lì ad accoglierti se e quando vorrai... lascia che mi prenda cura di te come facevo un tempo se quello che hai non ti rende felice Yoongi... - dissi piano deglutendo poco dopo. Sarei diventato anche quello per lui, il rifugio lontano dalla pesantezza che ancora sentiva dentro nonostante mentisse agli altri e forse anche a se stesso. Si spostò distogliendo lo sguardo, sospirai e allontanandomi, scesi anche dalla macchina; lo vidi allontanarsi ma il suo viso si voltò a guardarmi ed io gli sorrisi nonostante sentissi un dolore che non avevo provato nemmeno dopo la morte di quell'idiota di Chan.