"Se mi è possibile ridere con te, di te e per te allora mi è impossibile non amarti. Offrimi il tuo miglior sorriso ora e sempre e ti riserverò la mia complicità, la mia lealtà, il mio rispetto, la mia comprensione, il mio sostegno, il mio mistero...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
JB Pov
Da quell'incontro con Jungkook ed il suo secondo, tutti i miei piani e le mie idee si confusero come se non riuscissi più a pensare lucidamente. Quel San ed il modo in cui Jungkook lo trattava, mi fecero innervosire perché sentivo ci fosse più di un semplice rapporto di subordinazione e lavoro tra di loro e non andava bene. Così come non mi andava giù che quel piccoletto si prendesse la libertà di colpire il suo capo e di essere anche difeso. Come poteva quel Kook permettere una cosa del genere? C'era molto di cui non sapevo e mi faceva impazzire ritrovandomi a desiderare di essere al posto di San, di avere quello che Jungkook gli dava e non ne comprendevo il motivo. Se da un lato volevo entrare nelle sue grazie per distruggerlo, dall'altro volevo che mi desse quelle attenzioni particolari destabilizzandomi; ero in camera mia, sul letto, a pensare e ripensare a quell'unico incontro in cui mi permise di avvicinarmi così tanto, tanto da poterlo sfiorare, tanto da poterlo fare fuori con un colpo ed ogni volta che ci pensavo qualcosa si muoveva in me. Non ero preparato a quello e tanto meno Taeyong mi dava la tranquillità e la certezza della buona riuscita di quella missione. Troppi punti oscuri e troppe cose lasciate al caso, quasi fossimo stati spediti lì senza nulla di concreto ed io odiavo non avere il controllo. - Quel piccoletto... - lui si era rivelato il mio primo ostacolo ma non potevo farlo fuori così senza innescare un'apocalisse, avrei dovuto far leva su Jungkook e la sua passione per la mia arma, sarei dovuto restare da solo con lui in qualche modo lontano da quel ragazzino che sembrava rispondere anche agli ordini di Jimin quasi fosse il paladino della giustizia e del loro amore. Dio che schifo che avevo, come si poteva confondere la vita privata con il lavoro? Sembrava che i loro legami fossero più affettivi che lavorativi e non li comprendevo a fondo, non in quel nostro mondo ma, avevo la voglia di scoprirlo e far parte di quel mondo. - Sto perdendo di vista l'obiettivo... - mi perdevo ma nulla avrebbe potuto impedirmi di entrarci prima di distruggerlo completamente. Mi sollevai da quel letto portandomi in salotto, dove trovai mio fratello intento a pulire come suo solito e sospirai, anche lui aveva i pensieri più incasinati del dovuto e dovevo saperlo. - Taeyong... se non la finisci di pensare al rosa rischi di nuovo di causarti delle abrasioni da contatto a causa di tutto il disinfettante che usi... - provai a richiamarlo ma non mi rispose, così gli andai vicino posando una mano sulla sua sicuro non mi avrebbe colpito, togliendogli di mano quegli attrezzi. - Se non la finisci ti lego come l'ultima volta Tae... capisco che ti dia sui nervi questa situazione ma te la sei cercata... - mi aveva raccontato del suo affronto e mi parve inevitabile, lo aveva detto Jungkook di non toccare il "suo universo" e lui l'aveva fatto, che si aspettava? Che restasse a guardare? Era pur sempre un randagio che proteggeva il suo padrone e l'avrebbe morso ogni volta finché non l'avrebbe fatto fuori.
Taeyong Pov
Pazzo, stupido, masochista, ingenuo, coglione... Avrei potuto continuare all'infinito ma nessuna di quelle parole avrebbe eguagliato la mediocrità di cui mi ero rivestito. Lasciai che le mani di quel cane mi toccassero eppure non ero riuscito a fare a meno di desiderare quello che stava proteggendo; più Jimin mi attaccava verbalmente più desideravo mostrarmi a lui. Più il cane marchiava il suo territorio più volevo sfidarlo per prendermi quel suo universo. Quella maledetta campanellina mi attirava come le api sono attratte dal miele, quel bastardo non aveva detto quanto potesse essere attraente il piccolo rosa; descrivendolo solo come un freddo calcolatore e abile assassino; era entrambi sì, ma c'era dell'altro sotto quella pelle candida e morbida. E proprio quell'altro che lui aveva omesso a farmelo desiderare e qualcosa si fece strada in me. Non avevo sentito mio fratello, almeno fino a quando non toccò le mie mani e se non sapessi che fosse JB, gliele avrei mozzate prima che potesse sentire il dolore. - Quella merda non conosce un cazzo di loro due. Ci ha detto solo quello che gli conveniva ed io sono un fascio di nervi JB, quindi lascia che mi sfoghi come meglio posso fare per adesso. - ma non mi ritornò le mie cose ed io ringhiai. Non ci aveva neanche detto che avevano delle persone a loro molto vicine, perché quel Junho non era affatto un secondo; così come il piccoletto non lo era per il cane, non dopo quello mi aveva raccontato mio fratello. - La nostra mi sembra più una vendetta che un riprendere l'impero e non mi piace non conoscere le cose prima di fiondarmi direttamente nella bocca del leone. - neanche finii la frase che Bea entrò in silenzio, con quella sua solita faccia assente ed io mi dissi che avrei attaccato briga se avesse rotto il cazzo. - Ho guardato i video della fabbrica. - disse atono, sedendosi sul divano di fronte a noi. - La spia non conosce davvero i nostri nemici e c'è di più in entrambi ma soprattutto nel rosa. - continuò e non era un bene che lui si interessasse a qualcosa. - Cosa intendi. - sbuffai spazientito. - Jeon è uno di noi, lo si vede, un bastardo senza gloria che ama quello che fa e ne trae piacere. So leggere in quegli occhi meglio di chiunque altro, niente di speciale per me. Ma Park... - scosse la testa e per la prima volta, dopo Jonnhy, vidi una luce in quegli occhi di demonio. - A Park non piace farlo, o meglio non ne ricava nessun piacere eppure con quel sacco di merda... i suoi occhi sono cambiati, la sclera si è completamente colorata di nero... - e vidi Jimin attraverso gli occhi di mio fratello. - Un demone dalle ali bianche. - sussurrai guardando negli occhi di un altro demone ma senza ali. Non disse più nulla, il suo sguardo aveva risposto per lui: - Piccola feccia sta arrivando. - disse poi, di punto in bianco e sentii montarmi dentro il nervosismo. Avremmo ricavato un buco nell'acqua da quel coglione e mi venne il desiderio di passare la mia spada sulla sua giugulare.