Punti di vista

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Pov Levi
"Cazzo!" imprecai mentalmente, tirando un calcio allo sgabello ai piedi del letto.
Cosa cazzo pensavo di fare? Cosa cazzo stavo per fare!

Avevo passato anni a resistere al fascino che Mia, inconsapevolmente, esercitava su di me; anni a nascondere, con la mia solita apatia, tutto ció che quella ragazza mi provocava.

Ero un cazzo di soldato, "il più forte dell'umanità", dicevano, ma era bastato che Mia sculettasse davanti ai miei occhi, facendo qualche moina, per trasformarmi un bavoso maiale arrapato. Tirai un altro calcio allo sgabello.

Ero suo superiore e suo amico. Lei era mia amica e tenevo a lei più di quanto tenessi a me stesso. Mi era stata accanto in tutte le occasioni: la mia squadra era morta e lei era stata vicino a me, tenendomi la mano ai funerali; i giganti avevano divorato chi mi aveva cresciuto e lei mi ha trascinato via dai loro corpi, impedendomi di morire in quella pozza di sangue; alla vigilia di ogni battaglia, lei sgattaiolava nella mia stanza, cercando di alleviare con le sue battute sarcastiche la tensione che mi immobilizzava.
Mia mi conosceva e riusciva a percepire ogni mio stato d'animo, nonostante io non li manifestassi mai.

L'unico che ero riuscito a nascondergli, l'amore, lo avevo mostrato stasera nella maniera più vile di tutte.

Cosa cazzo mi era saltato in mente? Sbatterla al muro, prendermela e..? Cosa avrei fatto poi? Aveva fin troppo potere su di me, era diventata un punto di riferimento, non potevo cedere completamente a lei. Se fossi morto, non me lo avrebbe mai perdonato. Se fosse morta lei, io non mi sarei più ripreso.

Mi tolsi la maglietta e mi gettai, a pancia in giù, sul letto.
Premei la faccia sul cuscino, cercando di affondare nelle piume tutti quei pensieri.
La cosa peggiore era che speravo che lei fosse abbastanza ubriaca per non ricordarsi troppo il giorno dopo. Ero davvero meschino.

Ripensai al suo corpo che ondeggiava sopra a quel coglione di Jean. Pensai alle sue mani che scorrevano sugli addominali del ragazzo e mi immaginai il suo tocco su di me. Un lampo di lussuria mi attraversó tutto il corpo. Fantasticai, pensando alle sue mani che, lentamente, scendevano sulla mia pelle, arrivando fino ai pantaloni.

Ripensai alla sensazione del suo corpo schiacciato al muro, sotto al mio; al suo respiro accelerato, alle nostre labbra così vicine. Pensai a tutte le posizioni in cui saremmo potuti essere, contro la parete.

"Dimmi quello che pensi" gli avevo chiesto, sperando che anche lei dicesse quello che io stesso desideravo: "te, in ogni modo possibile".

Se non fosse stata così importante, la avrei scopata molto tempo fa. E lo stavi per fare ora, come un adolescente che scopre di avere degli ormoni, ricordai a me stesso.

Ormai il vaso era stato aperto, però, e quella sera non potei fare altro che continuare a fantasticare sul suo corpo.
Le sue labbra sulle mie, sul mio petto, sul mio sesso; il suo corpo sopra al mio, sotto il mio, contro il muro, contro il tavolo.

Mi passai una mano sul viso; cosa cazzo stavo facendo?

Qualcuno bussò alla mia porta, impedendomi di trovare una risposta.

"Chi è?" domandai, cercando di domare l'eccitazione che mi aveva assalito poco prima.

"Posso entrare?" mi chiese una voce fin troppo familiare. Merda, merda, merda.

Come sempre, non aspettó una risposta e me la ritrovai dentro la camera, prima che riuscissi a rivestirmi.

Lei si bloccó davanti alla porta, incapace di distogliere lo sguardo dal mio corpo.
"Non mi guardare così" la pregai mentalmente.

Provai ad assumere un tono indifferente. "Che vuoi, ragazzina?"

Lei alzó un sopracciglio, guardandomi storto.

"Cosa pensi che voglia?"

"Qualcosa che ti sei illusa di poter avere." risposi, con troppa cattiveria; era l'unico modo per allontanarla.

"Illusa?" si avvicinó al letto "a me è sembrato che sia stato tu a saltarmi addosso".

"Ti sei strusciata per tutta la sera con Jean ed eri ubriaca. Non volevo essere lì, ma mi hai provocato e io ho pensato solamente a usarti, come avrei fatto con chiunque altro fosse stato al tuo posto." dissi, piatto.

Ero stato uno stronzo. Mi ero lasciato attirare in quel gioco perverso solo perché c'era lei a partecipare. Avevo continuato a guardare e a desiderare, perché era lei a fare quello spettacolo. Soprattutto, stavo per cedere perché così avrei avuto lei, lei e nessun altra.

Inaspettatamente, Mia scoppió in una risata amara.
"Wow, capitano, che classe. Appena vedi una donna divertirsi, non sai più discernere tra quello che vuoi e quello che ti fa schifo?"

"Non ho detto che mi fai schifo." provai a puntualizzare.

"Non è questo il punto, Levi." ribattè secca "Io non ho paura ad ammettere che volevo te. Tu invece? Perché se non volevi, non te ne sei andato? Io ti ho provocato, ma tu sei stato al gioco. Conto davvero così poco per te, da essere paragonata a "chiunque altro" ?"

"Ho sbagliato, dovevo andarmene subito. Io non ti voglio, Mia."

"Non sembrava cosi, quando hai provato a baciarmi."

Aveva ragione da vendere e, come sempre, aveva capito anche che stavo dicendo cazzate. Non potevo, però, darle quello che voleva, quello che entrambi volevamo; non quando eravamo due soldati che ogni giorno rischiavano la morte. Non poteva esistere amore in questa guerra, ci avrebbe fatto ammazzare tutti, molto più di quanto i giganti stessi facessero.

"Sei ancora ubriaca, Mia. Vai a dormire e non ne parliamo mai più."

"Altrimenti?" mi domandó, sarcastica.

"Altrimenti ti butto fuori a calci." la minacciai, cercando di essere il più convincente possibile.

Lei non si mossè. Io avevo bisogno di allontanarla, a ogni costo: sentivo che stavo per cedere ai miei sentimenti e, a quel punto, non sarei più riuscito a tornare indietro. Così dissi quello che non avrei mai pensato di dire:

"Io ti ho sempre usata, Mia. Credevi davvero che uno come me potesse voler bene a una come te? Sapevo che ci tenevi e ho sfruttato il tuo affetto per superare brutti momenti, ma era solo uno strumento per non restare da solo."


Pov Mia:

"Io ti ho sempre usata, Mia. Credevi davvero che uno come me potesse voler bene a una come te? Sapevo che ci tenevi e ho sfruttato il tuo affetto per superare brutti momenti, ma era solo uno strumento per non restare da solo."

Il mio cuore smise per un attimo di battere. Tutte le mie certezze e tutta la mia fiducia cessarono di esistere in quel momento. Mi aveva umiliata, anche se non capivo il motivo di quella cattiveria improvvisa.

Non avrei mai pianto per un uomo, ma un pugno sul naso non lo avrei risparmiato.

Senza pensarci troppo, gli sferrai un gancio in direzione del volto.



Obbligo o Verità, Capitano Levi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora