"Agitate quelle scope, mocciosi."
Appena arrivati nel casolare, il Capitano Levi non aveva neppure pensato che avessimo bisogno di un momento di pausa: nonostante fossero tre giorni che cavalcavamo incessantemente, il suo primo pensiero era andato agli acari di polvere.
Così, la leggendaria squadra Levi, partita per andare a riconquistare il distretto di Shiganshina, si trovava a spazzolare un casolare abbandonato come una ditta di pulizie sottopagata .
Io e Jean eravamo addetti alla pulizia della cucina; Armin, Mikasa e Eren erano invece nella taverna nel piano interrato; Connie e Sasha, erano a disinfettare le camere e Ymir, Historia e Reiner si dividevano la sala e i bagni.
Il Capitano Levi supervisionava tutti noi, spronandoci a disinfettare quell'ambiente con la stessa foga di quando dovevamo inseguire un gigante.
"Cosa pensi che stiano facendo, la sotto, quei tre?" mi domandò Jean, tra un colpo di stracciò e l'altro.
Alzai un sopracciglio, divertita. "Cosa vuoi che stiano facendo, in tre? " La gelosia del biondo per Mikasa era palpabile e non riuscivo a non stuzzicarlo. "Certo, se ci fossi tu al posto di Armin, forse la cosa sarebbe div.."
Il manico del bastone che mi colpì sulla bocca dello stomaco mi fece morire in gola le parole.
"Ahi, ma sei matto?" mi lamentai, massaggiandomi gli addominali indolenziti. "Ho solo detto quello che di notte sogni anche t.."
Jean mi tirò di nuovo una botta con il legno del manico.
"Non dovreste avere così tanto fiato da sprecare, mocciosi." ci rimproverò una voce piatta alle nostre spalle. Jean scattò sull'attenti e farfugliò un "Signorsì, capitano,"
Per quanto mi riguardava, io non riuscivo a trattare Levi con l'ossequioso rispetto di tutti gli altri. Lo avevo conosciuto pochi anni prima: mi aveva ritrovato terrorizzata e ricoperta di sangue accanto ai cadaveri della mia famiglia, e aveva deciso di portarmi con lui, facendomi addestrare come recluta per il Corpo di Ricerca. Avevamo qualche anno di differenza (io ne avevo compiuti 17, lui ne aveva 25), ma tra noi c'era sempre stato un rapporto diverso da tutti gli altri rapporti capitano-cadetto. Mi aveva presa in simpatia, forse. O magari gli ricordavo semplicemente se stesso alla sua età. In ogni caso, quando eravamo soli non mi trattava come un superiore tratterebbe il proprio sottoposto: ero un'amica per lui, e io lo consideravo nello stesso modo.
Ci eravamo ripromessi, però, che avremmo tenuto quella confidenza nascosta agli occhi degli altri, per evitare spiacevoli inconvenienti. L'unica che aveva scoperto la nostra messa in scena era stato il Capitano Hangie Zoe che, da quel momento, non aveva mai perso un'occasione per fare strane allusioni sul nostro rapporto. Non era mai successo nulla tra me a Levi, ma non nego che il fascino oscuro del Capitano non mi avesse mai sfiorata. In realtà, fosse stato per me, probabilmente sarei finita nel suo letto molto spesso. Levi, però, mi vedeva come un'amica e io tenevo a lui a tal punto che non mi pesava spegnere le farfalle nello stomaco ogni volta che provavano a spiccare il volo. Gli volevo bene sul serio e gli ormoni non avrebbero influito sul nostro rapporto.
Dopo un intero giorno di pulizie, ci ritrovammo tutti, stremati, nella sala. Armin era stato il primo a risalire e Jean aveva mandato un'occhiataccia di fuoco a Eren, quando era risalito scherzando insieme a Mikasa. Mi ero domandata spesso cosa ci fosse tra quei due, ma credo che anche loro non lo sapessero bene.
"Ci accamperemo qui per cinque notti, il tempo necessario affinchè il resto del Corpo di Ricerca ci raggiunga" aveva spiegato Levi; "Ci sono abbastanza stanze per tutti, quindi evitate di scivolare gli uni nei letti degli altri." minacciò, alludendo a delle eventuali notti di fuoco. Il suo sguardo vagò da Ymir e Historia, si soffermò su Mikasa e Eren e poi corse per il corpo di dei restanti soldati. Quando incrociò il mio sguardo, qualcosa luccicò dietro ai suoi occhi.
Ci ritirammo tutti nelle stanze. Io mi posizionai subito nel letto vicino a Shasha, gettandomi sulle soffici lenzuola. Sentii il capitano salire le scale e chiudere la porta. Non girò, però, alcuna chiave nella toppa.
Stavo per prendere sonno quando i movimenti di Sasha mi fecero tornare nel mondo reale.
"Mia, io e Connie andiamo a cercare qualcosa da mettere sotto i denti in cucina. Vuoi venire?"
"Sasha, ma tu mangi sempre?" domanda idiota, ovvio che mangiava sempre.
"Come vuoi, se mi cerchi io sono li." e sgattaiolò via non appena Connie si affacciò sulla porta della nostra stanza.
Ero sola. Provai a rigirarmi nel letto, ma il sonno era ormai svanito. Così scesi dal letto, mi buttai il mantello sulle spalle e in punta di piedi saltellai sulle scale, verso la camera di Levi.
Bussai timidamente alla porta, cercando di fare meno rumore possibile. A quanto pare troppo poco, perchè nessuna voce mi rispose dall'interno. Senza pensarci troppo entrai nella sua camera ugualmente.
Levi era seduto su una cassa di legno, a lucidare le spade. Quando mi vide trasalì e solo in quel momento mi accorsi che era senza maglietta.
"Cazzo, scusa. Ho provato a bussare ma.." provai a giustificarmi, in imbarazzo.
Lui, che si era ripreso totalmente dall'iniziale sorpresa mi rispose, con la stessa apatia di sempre, "Siamo soldati Mia, non scolaretti pieni di brufoli. Mi hai visto tante volte a petto nudo, così come io ti ho vista spesso in intimo."
Era vero: tante volte, in battaglia, ci eravamo medicati le ferite a vicenda, rimanendo quasi nudi gli uni davanti agli altri. C'era sempre anche il resto della squadra, però, e non eravamo soli in camera da letto, come questa volta. Repressi le farfalle che risalivano la mia pancia a quel pensiero.
Levi mi fece segno di sedermi accanto a lui e io obbedii in silenzio.
"Non riesci a dormire?" mi chiese, continuando a lucidare le spade. "Oppure Sasha e Connie stanno come al solito vagando per le cucine, facendo casino?"
Per quanto Levi cercasse di ignorarci, era comunque il Capo della squadra: erano poche le cose che gli sfuggivano.
Poggiai la testa alla parete e guardai il soffitto "Sono così affiatati, mi piacerebbe avere un'amicizia così."
lui mi guardò con i suoi occhi grigi, alzando un sopracciglio a mo di rimprovero "Ragazzina, lo sai che puoi contare su di me."
Il cuore mi si scaldò di felicità. Era vero, io avevo lui. "Lo so.", poggiai la testa sulla sua spalla nuda. Lui non mi scacciò.
Rimanemmo li a chiacchierare per un pò, cercando di organizzare il piano per la conquista del distretto di Shiganshina. Dopo un'oretta me ne andai, sperando che intanto gli altri non si fossero accorti della mia assenza.
Scesi le scale e con grande sorpresa mi trovai Jean seduto sul mio letto.
"Che cazzo ci fai, qui?" gli domandai sbalordita.
"Ecco chi è che fa sfogare le frustrazioni al Capitano!" mi accolse lui, malizioso. Stavo per negare la sua accusa infondata ma il biondo continuò.
"Sasha ha trovato nel vino nella cucina. Abbiamo deciso di giocare a obbligo e verità, versione alcolica. Gli altri sono giù nella taverna e hanno iniziato, io sono venuto a chiamarti. Sei dei nostri?"
Ci pensai un attimo: Levi avrebbe disapprovato. Lui però non era li, e io ero pur sempre una 17 enne che si preparava a un attacco contro dei giganti assassini, un pò di divertimento non mi avrebbe fatto male.
"Assolutamente si."
Lo seguii nella taverna.
STAI LEGGENDO
Obbligo o Verità, Capitano Levi?
Fiksi Penggemar🔞 Scene esplicite. Se non conoscete Attacco dei giganti, potete leggere ugualmente: le dinamiche si capiscono comunque. Durante una missione esplorativa nel distretto di Shiganshina, la squadra Levi è costretta a rimanere per cinque notti in un cas...