Corpo a corpo

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Ero un soldato addestrato a uccidere i giganti con delle spade, non a prendere a pugni i superiori. Nonostante questo, ci andai incredibilmente vicina.

Per una frazione di secondo, vidi passare negli occhi di Levi una scintilla di stupore; il suo sangue freddo e la sua incredibile reattività, però, prevalsero anche questa volta e riuscì ad afferrarmi il polso prima che le mie nocche colpissero il suo naso.

"Pensi davvero di battermi?" imprecò, roteandomi il polso fino a farmi male.

Quella domanda mi fece incendiare ancora di più. Piroettai su me stessa, liberandomi dalla presa di Levi e, con la spinta del movimento rotatorio, gli tirai un calcio volante nella direzione dello stomaco.

Lui schivò il mio colpo e mi afferrò la caviglia. Fece leva su questa e usò la presa per sollevarmi la gamba, così da farmi perdere l'equilibrio e farmi cadere. Io però assecondai quel movimento e improvvisai una specie di ruota all'indietro, tornando di nuovo in piedi.

Senza pensarci troppo, mi gettai su una delle lame che aveva lasciato incustodite sulla panca. Lui, notando il mio movimento, fece lo stesso.

Ci fronteggiammo per qualche secondo, girando in cerchio con le lame in posizione di attacco, come per studiarci.

"Mia, questa è una follia." mi ammonì lui. Sapevo che era una mossa esagerata e assolutamente inutile, ma non volevo lasciare che mi umiliasse. Tentai un fendente, ma la sua lama parò il mio colpo.

"Non voglio farti male, ragazzina."

Scoppiai a ridere: "me ne hai già fatto, capitano."

A quelle parole, Levi indietreggiò leggermente. Colsi quel momento e saltai in aria, vibrando un colpo dall'alto che avrebbe spaccato in due il suo cranio, se non avesse messo la spada di mezzo per pararsi. Iniziai a colpire selvaggiamente, da ogni lato, perdendo qualsiasi forma di disciplina e controllo. Volteggiai intorno a lui, che iniziò a faticare a parare ogni colpo. Andammo avanti per molti minuti, la rabbia e il dolore affioravano a ogni affondo.

Con un urlo, colpii di piatto la mano di Levi che ,con una smofria di dolore, lasciò andare la spada. Ormai disarmato e sorpreso da quella ferocia, il ragazzo indietreggiò, lasciandomi libera di caricare un affondo, che non tardò ad arrivare. Preparato a quella mossa però,Levi ruotò su se stesso e io, non trovando il suo corpo da colpire, barcollai in avanti. Lui scivolò alle mie spalle e mi assestò un calcio sulla schiena che mi fece finire a terra a faccia avanti.

La spada mi sfuggì di mano e con una imprecazione cercai di rotolare a pancia in su per riprenderla. Levi, però, fu più veloce e si buttò su di me, cingendomi la vita con le gambe e bloccandomi entrambe le braccia a terra.Respirando affannosamente a causa della colluttazione, cercò di incrociare il mio sguardo. Provai in tutti i modi ad evitarlo: guardarlo in faccia era l'ultima cosa che volevo fare.

Tentai di sgropparlo, con movimenti del bacino. Lui era seduto sopra di me e mi bloccava i polsi, impedendomi di usare le braccia per respingerlo. Inoltre lui era molto più pesante e forte di me e, per quanto mi fossi agitata, non riuscii a smuoverlo.

A quel punto rilassai i muscoli, poggiando la testa a terra, e finalmente lo guardai negli occhi grigi.

Rimanemmo in quella posizione per qualche secondo eterno. Io sotto di lui, tenuta ferma dal suo corpo muscoloso. I respiri ansimanti, i polsi bloccati e le labbra a pochi centimetri di distanza, tanto da poter sentire il suo respiro sulla pelle. Avevo il cuore a pezzi, straziata dal dolore, dalla rabbia e dalla voglia di colpirlo. Incontrare i suoi occhi, così vicini ai miei, mi aveva fatto saltare un battito, però.

Spostai lo sguardo sulle sue labbra serrate e alla rabbia si mescoló il desiderio; per scacciare quell'inopportuno impulso, tornai sui suoi occhi. Con mia grande sorpresa, l'apatia e l'indifferenza era sparita; al suo posto, si era acceso qualcos altro: dolore. Come era possibile? Era stato lui a insultarmi e ora aveva gli occhi lucidi?

Dopo un attimo di esitazione, lui mi lasciò i polsi, allontanandosi dal mio viso e scendendo dal mio corpo. Si sedette di lato, fissando il pavimento, senza dire una parola. Ispirai profondamente, non avendo più il peso di lui a schiacciarmi e rimasi immobile a guardare il soffitto. Che cazzo voleva dire quel cambiamento repentino di umore?

"Sono un idiota totale." sussurrò.

Non risposi niente, incapace di capire quello che stava succedendo, e non mi girai neanche per guardarlo.

"Ogni volta che mi lego a qualcuno, questo muore. Non posso permettermi che succeda anche con te. Quindi, ti prego, vattene e basta."

Quella confessione inaspettata mi lasciò senza parole.Le parole di prima erano solo un modo per respingermi? Lo guardai confusa, ma non riuscii a incrociare i suoi occhi, che erano rimasti fissi sul pavimento.

Levi si alzò e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. La guardai per qualche secondo e poi decisi di afferrarla, issandomi in piedi. Ci ritrovammo di nuovo con le labbra a pochi centimetri di distanza. Lui abbassò lo sguardo sulle mie. Il mio respiro accelerò, e il fuoco della rabbia di poco prima fu sostituito da quello del desiderio, che saliva dal basso ventre.

Per la seconda volta, Levi si allontanò da me. Raccolse le lame e le ripose sulla panca, uscendo dalla stanza. Mi lasció li nella sua stessa camera, impalata, con le farfalle che fluttuavano ancora nello stomaco. Roteai gli occhi al cielo; probabilmente era il suo modo per dirmi di andarmene: uscire aspettando che io facessi lo stesso. Mi diressi a testa bassa verso l'uscita dalla quale era passato Levi, immersa nei più confusi pensieri.

Mentre attraversavo la porta, lui tornó indietro e mi andó a sbattere contro mentre rientrava. Alzai lo sguardo sorpresa e trattenni il respiro quando i nostri sguardi si incastrarono nuovamente. Levi mi fissò per qualche istante e poi non riuscì più a trattenersi.

Obbligo o Verità, Capitano Levi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora