Passione

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Erano passate quattro ore dall'inizio di quel gioco e l'orologio segnava le due. Era difficile dire chi fosse ancora sobrio: Reiner si era addormentato sulle gambe di Sasha, che invece continuava a mangiare pane nel tentativo di assorbire l'alcool; Historia e Ymir si erano ritirate in camera dopo che la prima era stata spogliata da Mikasa per un obbligo. Per la prima volta, Armin aveva retto bene ma il karma aveva fatto si che fosse costretto a assistere a Eren, che invece stava rigettando tutto il vino bevuto; Annie e Mikasa lo stavano aiutando.

Hanji, Erwin e Levi, gli unici perfettamente sobri, si erano ritirati in una camera per preparare il piano per il giorno seguente. Io e Jean, ancora ammanettati, eravamo sul divano.

Il biondo si passó una mano tra i capelli, tirando nuovamente il mio braccio. Lo guardai fintamente arrabbiata.

"Stasera ti senti un parrucchiere, Jean, o hai intenzione di staccarmi un braccio a forza di pettinarti quei dannatissimi capelli?"

"Pensavo che ti piacessero le manette." affermó, alludendo alla felicità che non ero riuscita a nascondere, quando mi avevano legata a Levi.

"Sicuramente non in una stanza piena di ragazzi barcollanti e ubriachi."

"E a letto?" punzecchió.

"Chissà." mi limitai a rispondere.

"Selvaggia."

"Guarda che tra noi due, quello a cui piacciono le cose strane sei tu." ribattei velenosa.

Lui alzó le spalle "Per me neanche tu disdegneresti una cosa a tre. Io, te e il capitano?"

Era ovvio che la sua proposta fosse una palese presa in giro, ma il fatto che io stessa, in vari momenti della serata, avevo pensato alla stessa prospettiva era inquietante. Ero sempre stata abituata a fare ciò che mi pareva con il mio corpo e non avevo paura di ammettere che mi piaceva essere sola, così da poter fare tutto quello che volevo; cinque giorni fa, forse avrei accettato quella proposta, ora però era tutto diverso. Io e Levi non stavamo insieme e non aveva senso, in una situazione come quella, ufficializzare una relazione; nonostante questo, sentivo di appartenergli completamente e non mi serviva alcuna formalitá per evitare di andare con qualcun altro.

In quel momento mi resi conto che io ancora non gli avevo detto di amarlo. Dovevo farlo, prima che fosse troppo tardi.

"Che c'è?" mi domandó Jean, vedendomi pensierosa.

Girai la testa, guardandolo negli occhi.
"Sei mai stato innamorato, Jean?"

Lui scosse la testa, sorridendomi. Mi disse che neanche di Mikasa poteva dirsi innamorato. Sperai con tutto il cuore che quel ragazzo trovasse della felicitá; se lo meritava.

"Jean, io sta notte vado da Levi." gli dissi. Non aveva senso sgattaiolare via nel buio, come se dovessi nascondergli qualcosa. Gli volevo troppo bene per non fidarmi di lui.

Lui mi arruffó affettuosamente i capelli "Lo so, signorina. Come potevo non notare i movimenti furtivi che hai fatto mentre baciavi Hanji? Siamo ammanettati, cazzo!"

Gli sorrisi a mia volta. Aveva visto tutto ed era rimasto in silenzio, aspettando solamente che glielo dicessi. Jean era una persona molto migliore di quello che voleva far vedere, facendo lo sbruffone. Si divertiva a punzecchiarmi e a provocarmi, ma questo non voleva dire che non tenesse a me; anzi, forse era il suo modo per dimostrarmelo.

Obbligo o Verità, Capitano Levi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora