二十七

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tw: violenza, linguaggio volgare
Perdonatemi per quello che sta per succedere.



Jisung aveva una strana sensazione dentro di sé, qualcosa che gli diceva che non era cauto uscire dalle quattro mura della sua stanza, non sentiva Chris da due giorni e Changbin lo chiamava spesso o gli inviava dei messaggi, mentre Minho si era fatto ancora più premuroso, rimanevano ore e ore in chiamata e rispettava la sua decisione di rimanere solo, anche se non era mai totalmente solo.

Non aveva voglia di andare a scuola, e dopo due giorni di assenza sapeva che sarebbe dovuto tornare, sapeva pure che avrebbe dovuto riprendere in mano la sua vita, parlare con Chris, ringraziare Changbin per la pazienza, magari spiegare due o tre cose a Felix e dichiararsi a Minho, si avrebbe voluto sputargli in faccia tutto quello che provava.

Sentì la porta di casa chiudersi, segno che suo padre era appena tornato a casa, e che lui si doveva dare una sistemata, era stanco di sentire gli stupidi messaggi motivazionali del padre, che invece lo facevano affondare nella commiserazione.

Si alzò, allontanandosi dal calore delle lenzuola e mettendosi in piedi infilò il telefono nella tasca dei pantaloni, aprì la finestra, in modo tale da far arieggiare un po' l'aria e accese la luce principale, rimanendo accecato da essa. Il suo riflesso era pessimo allo specchio, occhiaie, capelli sporchi e scompigliati, avrebbe dovuto farsi una doccia.

Un forte suono lo risvegliò dai suoi pensieri, ritrovandosi a faccia a faccia con suo padre decisamente furioso, aveva spalancato la porta della stanza per entrare.

"Papà?" chiese cautamente, ma nessuna risposta.

Il padre afferrò il suo braccio in modo rude, non provò neanche ad essere delicato, trascinò il ragazzo fino al piano di sotto, in cucina, la presa era forte e Jisung riusciva a sentire il dolore e le lacrime farsi vivi. 
Appena si fermarono, notò subito sua madre ferma imbambolata alla televisione, si voltò pure lui, cercando di capire quale fosse il problema.

"Il video è in rete da quasi 5 ore e sta facendo il giro di tutta la Corea del Sud, sono sempre più incuriositi i fan del primo volto svelato del gruppo, non si sa se sia intenzionale o no, ma ormai tutti conosciamo il primo membro  della 3RACHA, J.One, ovvero Han Jisung, residente a Seoul, quando usciranno allo scoperto gli altri due?"

Jisung fissava la televisione come una statua, c'era una sua foto enorme sullo schermo, dove si vedeva chiaramente il suo viso, ed accanto un video, era in studio di registrazione e, anche se non voleva ammetterlo, sapeva benissimo chi gliel'avesse fatto.

"Cosa hai intenzione di dire a tuo discapito?" parlò serio il padre, abbassando il volume della televisione. "Dimmi che si sbagliano"

Il ragazzo non aveva la testa per ragionare su quello che stava succedendo, ma per una volta non avrebbe mentito.

"No, non mentono" disse fronteggiando suo padre per affrontarlo. "Produco e scrivo musica con degli amici, e mi piace"

Di sicuro il minore non si aspettava il sonoro schiaffo che gli arrivò in faccia, si toccò la guancia indolenzita, mentre osservava il padre con occhi sgranati, ma non si fermò, l'uomo spintonò il ragazzo, visibilmente più magro di lui, fece un po' di resistenza, ma alla terza spinta scivolò sbattendo contro il tavolo e finendo per terra. 

Oltre la guancia sentiva la spalla bruciare in modo disumano, ma non poteva arrendersi in quel momento, vedeva l'uomo urlargli qualcosa, ma sentiva tutto ovattato.
Agì di impulso, recuperò il telefono dalla sua tasca e lo sbloccò, alla ricerca dell'unico numero che in quel momento poteva aiutarlo, Chan.

La chiamata partì e Jisung sperò di avere almeno due secondi per chiedergli un aiuto, ma appena vide che l'ebbe accettata, suo padre lo sovrastò.

"CHI CAZZO STAI CHIAMANDO?" urlò con furia, più arrabbiato di prima. "CHE CAZZO STAI CERCANDO DI FARE?"

L'uomo cercò di recuperare il telefono, ed appena lo ebbe tra le sue mani lo scaraventò lontano da lui, per poter avere la sua attenzione.

"MI HAI DELUSO, COME PUOI PENSARE CHE LA MUSICA TI POSSA SALVARE?" urlò sprezzante di rabbia. "PERCHÉ' DIAVOLO NON SEI COME TUO FRATELLO, PERCHE' SEI VENUTO FUORI COSÌ'?"

Jisung incassava ogni frase, mentre le mani del padre afferravano le sue spalle e lo scuotevano, aveva uscito l'unico argomento che sapeva l'avrebbe ferito, ovvero suo fratello, erano completamente diversi, ma era già un po' che non venivano fatti dei confronti tra i due.
Semplicemente ascoltava le parole del padre e cercava di incassare quei calci che ogni tanto lanciava, stando in silenzio.

"Tu qui non ci sta" affermò improvvisamente con tono duro.

Afferrò di nuovo il ragazzo per il polso, trascinandolo senza fatica sul pavimento, Jisung lanciava degli sguardi alla madre, speranzoso in un aiuto, ma rimaneva lì, ferma osservando in panico. Recuperò con la mano libera il telefono appena ci passò accanto, finché non sentì il freddo gelo accoglierlo, aveva aperto la porta di casa. Senza tante cerimonie, il padre gli diede una spinta, facendolo cadere per i tre scalini principali, ed in quel momento si ritrovò fuori, nel giardino, sotto gli occhi di chiunque.

Cercò di ricomporsi, indietreggiando da quell'uomo che non riusciva più a riconoscere, era sempre stato così suo padre?! Un tempo giocavano e ridevano per tutto, ed in quel momento lo stava letteralmente cacciando di casa.

"Tu non torni in questa casa finché non capisci cos'è importante nella vita. " le dure parole lo stavano colpendo dritto nel cuore. "TI SEI RAMMOLITO" aggiunse. "Devi capire cos'è la vera vita"

Dopo quelle parole, sentì la porta sbattere, era rimasto da solo.

Si chiuse in se stesso, tenendo il telefono stretto tra il suo corpo, mentre calde e salate lacrime gli cadevano sul viso, non aveva il coraggio di chiamare nessuno, desiderava solo rimanere così. Era tutto sfuggito dalla sue mani, la sua vita stava andando a rotoli, ma un pensiero rimaneva fisso nella sua mente.

Minho mi aveva tradito.

Non riusciva a credere che l'unica persona della quale si fidasse ciecamente aveva reso pubblico il video, aveva sicuramente finto fino a quel momento per potersi prendere la fetta di celebrità che desiderava, gli aveva voltato le spalle. Continuava a ripetersi che Minho non era così, non era quello il ragazzo che aveva conosciuto, del quale si era innamorato.

Rimase lì, per così tanto che non ci capì più nulla, con la maglietta a maniche corte e dei pantaloni di tuta, i piedi scalzi.
Non sapeva quanto tempo fosse passato prima di sentire due braccia stringerlo.

In un primo momento si spaventò, non capendo chi fosse, e d'istinto alzò la testa, ma appena riconobbe il viso preoccupato del suo hyung si rilassò.

"Chan" sussurrò mentre si andava a stringere tra le sue braccia.

Il maggiore sembrava preoccupato, tutta la rabbia di qualche giorno fa era passata, stava semplicemente stringendo il minore troppo freddo.

L'unica cosa che riusciva a fare Jisung era piangere.

Your Secret /Minsung/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora