二十一

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Il sole stava riscaldando il viso del ragazzo, era appena passata una settimana di pioggia burrascosa ed anche se gli piaceva il rumore di essa, preferiva di gran lunga trovarsi sotto il sole cuocente che lo rilassava.

"Sembri un pazzo"

Non si scompose al sentire quella voce, avrebbe riconosciuto Changbin tra mille persone, quindi rimase con gli occhi chiusi e la schiena appoggiata contro la panchina di metallo, nell'attesa del familiare strillo della campanella.

"Dov'è la tua dolce metà oggi?" domandò divertito.

"Di che parli?" 

"Non c'é Minho? Parlo di lui"

Decise di aprire gli occhi, incuriosito dal suo atteggiamento, di solito la mattina era sempre uno zombie, poco attivo, quindi non riusciva proprio a spiegarsi quel cambiamento improvviso.

Capì in breve tempo a cosa voleva puntare e non riuscì ad impedire alle sue gote di raggiungere una colorazione tendente al rosso, non lo nascose nemmeno, sapeva bene che a volte Changbin riusciva a capirlo meglio di se stesso, ma era assurdo che fosse riuscito a capire come si sentiva.

"Parli di me? E dov'è Felix?"

Decise di rispondere al contrattacco invece di dargli ragione, sapeva comunque che sarebbero arrivati all'argomento quindi ci scherzò un po' sopra.

"Sai che non puoi sviare il discorso" infatti lo riprese il maggiore. "Di sicuro io e lui non siamo così attaccati come lo siete tu e quel ragazzo"

"Non è solo questione di stare attaccati o vicino, usciamo come due amici"

"Jisung. Io non credo che lo sguardo che usa mentre ti guarda sia per un amico, come lo penso anche di te"

In quel momento voleva soltanto chiedergli come diavolo lo guardava Minho, ma un senso di calore si espanse nel suo petto, rivelando la natura dei pensieri che lo circondavano in quei giorni, non sapeva cosa fosse, ma non poteva negare che lo guardasse con occhi diversi.

"Non so cosa sia" rispose dopo poco. "So solo che mi piace stare in sua compagnia" rivelò finalmente, mettendosi a nudo davanti al maggiore.

"Lo vedo Jisung-ie"

Il diretto interessato si voltò verso Changbin, che lo stava guardando con sguardo dolce e il dolore al petto tornò per i sensi di colpa, iniziava a sentire il bisogno di confidarsi con qualcuno e sapeva bene che lui non l'avrebbe giudicato.

Prese un respiro profondo e si aprì in un sorriso tirato, stanco, o meglio terrorizzato da una sua possibile reazione.

"Sai perché mi sono avvicinato a Minho?" domandò, e l'altro gli rispose solo con un veloce cenno di negazione.

Changbin aveva visto il loro rapporto evolversi piano piano, da del visibile odio a un'amicizia, un cambiamento che di sicuro non si aspettava, ma non sapeva cosa avesse spinto Jisung a parlare con qualcuno che "odiava", sapeva che prima o poi ne avrebbero parlato, lui attendeva in silenzio aspettando che il minore si sentisse libero di confidarsi.

"La sera che ero ubriaco, mi ha accompagnato a casa, lo sai" iniziò a raccontare a grandi linee. "Solo che quando mi ha messo sul divano, mi è caduto il telefono, e lui ha visto.."

L'altro ragazzo non perse molto tempo a capire di cosa stesse parlando, e un brivido lo congelò completamente facendogli spalancare gli occhi.

Lui sapeva?

Non perse molto tempo a ricomporsi, soprattutto per lo sguardo preoccupato che aveva Jisung in viso, era evidente che avesse paura della sua reazione.

"All'inizio abbiamo litigato, ma poi ho pensato che fosse un bene avvicinarmi a lui" spiegò. "Per capire se potevo fidarmi, hyung"

Changbin si passò una mano sul viso, in modo tale da schiarirsi le idee, di solito non era lui quello "adulto" del gruppo, a volte sembrava anche più piccolo di Jisung, il vero maknae, situazioni del genere le sapeva gestire Chris con mano ferma e pensieri lucidi, ma doveva comportarsi da hyung in quel momento.

Appoggiò completamente la schiena contro la panchina di ferro e allungò un braccio intorno le spalle del minore, in modo da stringerlo un po' a sé, che a quel gesto sembrò tranquillizzarsi.

"Jisung-ie" lo richiamò. "Non dovevi portarti tutto questo peso da solo, avremmo potuto cercare una soluzione tutti e tre insieme subito"

Il diretto interessato rimase sorpreso dal motivo della sua frustrazione, non era arrabbiato del fatto che Minho sapesse, ma era arrabbiato del fatto che aveva dovuto sopportare tutto quello da solo.

"Scusami hyung" parlò con un filo di voce.

"E di cosa ti scusi?" domandò subito. "Se tu in questo momento ti fidi di lui, mi fido pure io, non dubito della tua mancanza di giudizio, solo che avrei voluto aiutarti prima"

Jisung realizzò per la millesima volta che i suo hyung erano come degli angeli, sempre pronti a stargli vicino ed a aiutarlo, sentì gli occhi pizzicare per il suo comportamento da egoista, convinto che potesse risolvere tutto da solo.

"Promesso che la prossima volta correrò da voi, per qualsiasi cosa"

"Non siamo un semplice gruppo che fa musica" parlò Changbin stringendoselo a sé. 

"Siamo una famiglia"

Your Secret /Minsung/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora