5. And my scars remind me that the past is real.

550 32 0
                                    

5° And my scars remind me that the past is real.




















-Allora, ti risponde?- Domandò Brian ad America, ritrovandosi
di nuovo nella sua camera.
-No, non mi risponde...- Rispose la ragazza, riattaccando la chiamata dal suo cellulare
mentre stava provando a telefonare a Jimmy.
Solo quella mattina aveva deciso di scambiarsi i numeri con i suoi nuovi amici
per cercare di aiutare Brian nel miglior modo possibile.
-E' impossibile! Cazzo, non può essere andato di nuovo a far baldoria...- Sbottò Brian, avvicinandosi
con frustrazione alla finestra.
-Cerca di calmarti...sono sicura che presto risponderà.- Disse America, riprovando a chiamare
il ragazzo dagli occhi azzurri.
-Allora? Ora ti risponde?- Domandò nuovamente il ragazzo, toccandosi i capelli con nervosismo.
-No...non hai idea di dove possa essere andato?-
-Ad una di quelle feste del cazzo alla Black Rose, mi ci gioco le palle.- Rispose Brian, a tono.
-Senti, disperarsi in questo modo non risolverà nulla quindi...potrei andare alla Black Rose
e cercare lui o gli altri. Che ne dici?-
-No, tu non devi andare in quel luogo. E' troppo pericoloso.-
-Non mi avevi chiesto di aiutarti?-
-Beh se vuoi venire a farmi compagnia e diventare anche tu un qualcosa come me, dimmi pure!- Sbottò Gates
con nervosismo.
America abbassò gli occhi, sentendosi in colpa persino di aver respirato.
-Ehi, scusa...mi dispiace è solo che...odio vederli distruggersi in questo modo.- Continuò Brian, avvicinandosi
alla ragazza cercando però di trattenere ogni suo istinto.
-No...non importa, davvero. Stavo solo cercando di aiutarti ma se non è abbastanza...-
-Non dire stronzate, America.-
-Ma che cosa possiamo fare?-
-Tu te la senti di andare alla Black Rose?-
-Sì...solo che...non voglio andarci da sola.- Ammise la ragazza, sentendosi profondamente a disagio. 
Brian le aveva sorriso e quel suo modo di fare la stava mandando in tilt.
L'aveva fatta sentire meglio e al sicuro allo stesso tempo.
-Non sarai sola...non permetterò a nessuno di farti del male.-
America arrossì di colpo alle parole di Brian. Nessuno le aveva mai parlato
in questo modo.
-Quindi...resterai con me fino alla fine della serata?-
-Posso anche dormire sul tuo stesso letto se vuoi.-
-Scemo.- 
Brian scoppiò a ridere e America scoppiò a vivere.
Il ragazzo portò la sua testa all'indietro come un ragazzino e lei stava morendo dentro.
Un'anima vagante non poteva di certo farla sentire in quel modo. 























***




















Lungo tutto il tragitto per arrivare alla Black Rose, Brian e America
non si rivolsero neanche una parola.
Lui aveva paura di sembrare troppo inopportuno e lei stava cercando di concentrarsi sul da farsi.
America voleva solo cercare di liberarsi di lui per evitare di avere ulteriori problemi.
Già le persone continuavano a fissarla in modo strano.
Di questo passo, chiunque avrebbe pensato che stesse diventando pazza. Dopotutto, si sentiva
anche lei un po' così.
Tutto quello che le stava accadendo non poteva essere reale.
Forse stava solo sognando e stava attendendo che sua madre la andasse a svegliare
con le sue urla, come faceva ogni mattina.
Ma tutto ciò era così reale che America escluse immediatamente quella possibilità.
A denti stretti, la ragazza cercò di sospirare ritrovandosi ben presto
dinanzi ad un'abitazione che non conosceva per niente.
Quella sera non aveva indossato nulla per attirare l'attenzione. Voleva solo uscire da quella
situazione e tornarsene a casa per riposare un po'.
-Okay, ci siamo. Dovrebbero essere qui.- Disse Brian, accendendosi l'ennesima sigaretta.
-Ma quella sigaretta non la vede nessuno? Sai com'è, non vorrei che qualcuno vedesse una sigaretta 
volante...- Osservò America, inarcando un sopracciglio.
-Posso rendere invisibile tutto ciò che ho tra le mani. Le cose che prendo scompaiono
con me.-
 Mormorò il ragazzo, iniziando ad aspirare del fumo dalla sua Marlboro ed assottigliando
gli occhi.
La casa dinanzi a loro era colma di gente. Lo si poteva notare chiaramente da tutte
le ombre adiacenti alle finestre dell'abitazione.
-Ma questi fanno sempre festa?- Domandò America, ricordandosi di aver sentito parlare
della Black Rose anche come unico quartiere in cui le feste sembravano essere d'obbligo.
-La Black Rose non dorme mai.- Disse Brian continuando a fumare per poi notare la figura
di Matt, seduto sulla panchina adiacente al giardino della villetta.
Matt era da solo e teneva una bottiglia di birra tra le mani mentre fissava l'asfalto
sorseggiando quest'ultima di tanto in tanto.
-Lì c'è Jimmy...spero ci vada piano con quella birra.- Sussurrò Gates, facendo voltare
America verso Rev.
Jimmy aveva proprio l'aria di essere una persona affranta dal dolore.
Probabilmente, neanche lui era riuscito ancora a superare la perdita dell'amico e tutto 
ciò che continuava a circondarlo.
-Devo parlarci?- Gli domandò poi la giovane, rivolgendo uno sguardo di compassione al ragazzo
tatuato dagli occhi azzurri.
-Sì. Credo che tu possa iniziare da lui.-
-Okay.-
-Sta attenta a ciò che dici.-
-Va bene.-
-E non esagerare con la compassione.-
-Sì, ho capito.- Continuò la ragazza, dirigendosi verso la panchina occupata da Matt mentre
Brian si limitò a seguirla.
Non osò dirle neanche più una parola, fin quando poi non si ritrovarono dinanzi agli occhi
di un ragazzo che sarebbe dovuto essere il padrone di casa.
-E tu chi sei?- Domandò Dave ad America, bevendo un lungo sorso di vodka.
America si trovò sul punto di farsela nuovamente addosso. Non sapeva che cosa dire, né come reagire.
Probabilmente, avrebbe dovuto recitare per uscirne viva da quel posto.
-Dave è pericoloso. E' un cascamorto...digli che stai con Jimmy e non
ti farà del male.- Le disse Brian, cercando di non intimorirla troppo.
-Ehm...io sono con Jimmy. Carina la festa...davvero, niente male.- Disse tutto ad un fiato America, cercando
di sembrare il più tranquilla possibile.
-Ah, sei con Jimmy? Strano, non mi ha mai parlato di te.- Continuò Dave, fissando America da capo a piedi
con la coda dell'occhio.
-Digli che vi siete conosciuti alla festa di Johnny. Vedrai che ti lascerà andare.-
America ascoltò bene le parole di Brian e ripeté esattamente le stesse cose.
-L'ho conosciuto alla festa di Johnny...mi ero divertita molto lì. Spero di fare lo stesso anche
qui, ovviamente.- Mormorò la bionda, sudando freddo.
-Ti divertirai eccome, bellezza. Se hai bisogno di me, mi trovi dentro.- Rispose poi Dave, divincolandosi.
-Okay, via libera.- 
-Ma Brian...davvero avrebbe rischiato di violentarmi o roba del genere?-
-Sei un viso nuovo qui alla Black Rose. Non ci avrebbe pensato due volte.- 
America deglutì e finalmente giunse dinanzi agli occhi di Jimmy.
-Sei pronta?- Domandò Brian, vedendo poi la ragazza sbuffare.
America annuì all'istante per poi rivolgersi a James che alzò il suo sguardo verso quello della ragazza.
-Ciao Jimmy...- Disse America, morendo dalla vergogna.
-Ehi...ma...tu che cosa ci fai qui?- Gli domandò il ragazzo, inarcando un sopracciglio, stupito.
-Ehm...io...a dirti la verità vi stavo cercando.- 
Brian annuiva alle parole della ragazza per poi restare a fissare la scena assicurandosi che quest'ultima
non si lasciasse prendere troppo dall'ansia.
-Sai bene che non devi venire qui da sola...- Le disse James con premura.
-Lo so bene ma...avevo bisogno di stare con qualcuno. Delle volte mi sento così sola
che un po' di compagnia non mi guasterebbe.- Ammise America, dicendogli comunque la pura verità.
-Sì ma come hai fatto a sapere che eravamo qui?-
-Ehm...sono semplicemente entrata alla Black Rose e ho seguito il suono della musica piuttosto
alta che mi ha portato fino a qui!-
-Capisco. Qualcuno ha provato ad infastidirti?-
-No, assolutamente. Ho fatto finta di essere un'invitata ed è andato tutto liscio come l'olio!-
-Sei tremenda.- Continuò Rev, ghignando.
-Beh, avevo comunque bisogno di uscire un po' di casa. Ma tu stai bene?-
-Vuoi la verità?- Jimmy si sedette per bene sulla panchina e bevve un altro sorso
di birra per poi ricominciare a parlare.
-No. Non sto bene. Mi manca qualcosa e non riesco a farmene una ragione. Sono da sempre stato il
filo conduttore di ogni cosa ed ora sento di stare per cedere anch'io. Sono sempre stato il più folle ,
positivo e squilibrato in ogni situazione. Ma è da un anno che non riesco più a sentirmi.-

-Da un anno?-
-Da quando ho perso il mio migliore amico. Sono patetico, vero?-
-Al contrario Jimmy, io non credo che tu sia patetico. Hai perso un pezzo fondamentale
della tua vita ed ora stai solo cercando di migliorare le cose ma esse peggiorano di giorno
in giorno...è così quando ti manca realmente una persona. Provi a rialzarti ma non ci riesci mai del
tutto.-
-Io mi sento solo un idiota, America. Ho deluso le aspettative di Brian e non sto facendo
nient'altro che annegare nei miei rimpianti.-

-Io non credo che Brian sarebbe felice di vederti in questo stato. Io sono sicura che gli stai
dando solo dei grandissimi dispiaceri nel distruggerti così. Pensa un po' se lui ti stesse guardando
in questo momento. Che cosa penserebbe secondo te? Secondo me, si arrabbierebbe a morte con te
e con tutti i suoi migliori amici. A mio parere, a quest'ora avrebbe voluto vedervi più forti.-
-Ma come si fa ad essere forti in questi casi?-
-Ci si prova e basta. Brian vuole che voi viviate la vita che non ha potuto avere.
Questo glielo dovete.-

James sorrise alle parole di America, poi si limitò ad annuire.
Nel profondo, dentro di sé, sapeva che quella ragazza aveva fottutamente ragione.
E Brian avrebbe tanto voluto abbracciarla e ringraziarla per le belle parole che aveva deciso
di sprecare sul suo conto.
-E' difficile anche solo provarci quando perdi un pezzo di vita. Io mi sento come se stessi combattendo
giorno dopo giorno una guerra senza fine. E non è vero, cazzo, che queste sono ferite di guerra!
Queste sono ferite profonde che, pur cicatrizzandosi, restano sempre lì. A volte ho così tanta
voglia di scappare ed iniziare a vivere ma, dentro me stesso, non ce la faccio. Lui è scivolato
via ed ora mi sento di nuovo sprofondare nell'oscurità. Con il passare del tempo però, ho capito
che tutto ciò che riesco a dedicargli sono i miei silenzi. I silenzi di parole che non posso più
dirgli.-

America respirò profondamente, sentendosi vibrare dentro.
Era incredibile tutto l'amore che mettesse quel ragazzo nel parlare del suo migliore amico.
Brian restò con lo sguardo perso nel vuoto sembrando ancora più serio del solito.
Stava soffrendo dentro.
-Se lui fosse qui ora, che cosa gli diresti?- Chiese America, pensando al fatto che Jimmy
doveva essere piuttosto brillo per parlarle con quella certa intimità.
La birra gli aveva già dato alla testa.
-Gli direi che pensavo di abituarmici. Alla sua assenza, intendo. Che avrei trovato
un modo per andare avanti ma alla fine ho deciso di non farlo. Che mi manca
e che vorrei essere lì con lui in questo momento. Rimpiango solo di non avergli mai detto
quanto lui fosse importante per me. Ma la verità è che mi sembrava scontato dirgli un qualcosa
che lui vedeva con i suoi stessi occhi. E gli direi anche che sono stato la persona più fortunata
del mondo ad essere stato in grado di voler davvero bene a Brian in tutta la mia vita.-

La giovane respirò con più profondità del solito e quando Jimmy rivolse uno sguardo verso
il cielo, ne approfittò per alzarsi dalla panchina e trattenere le lacrime che minacciavano
di scorrerle sul viso.
Jimmy aveva chiuso gli occhi e Brian si era avvicinato a lei nella speranza di farla tornare
indietro.
America si era allontanata da quell'abitazione, piangendo.
-America, aspetta!- Esclamò Gates, rincorrendo la ragazza senza però riuscire a farla restare.
Lui non poteva toccarla.
-Che cosa vuoi ancora?! Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto ed ora posso tornarmene a
casa!- Ribatté la ragazza, con le lacrime che iniziarono a scorrerle sul candido viso.
-Perché stai piangendo?- Le chiese Brian, serrando la mascella e tenendo i pugni stretti.
-Perché io non ce la faccio...tutto questo è troppo per me!-
-Beh, che cosa dovrei dire io allora?-
-Niente Brian, assolutamente niente!-
-Cazzo, dov'è che ho sbagliato?-
-Tu non hai sbagliato niente, Brian! Sono semplicemente io che non ce la faccio a sopprimere
tutto questo dolore! Ma lo hai sentito? Quelle sono parole che io non dimenticherò mai!- Gli urlò
contro la giovane, continuando a singhiozzare.
Si era sentita così male da voler quasi desiderare di scomparire. Vedere Jimmy parlare di Brian in quel modo
non aveva fatto altro che spezzarle il cuore.
-Non posso più aiutarti Brian, mi dispiace.-
-Non andare via, ti prego.-
-Lasciami andare...-
-Non posso trattenerti ma sappi che le mie braccia desidererebbero intrappolare il tuo corpo al mio.-
America perse un battito. Che cosa le stava accadendo?
Lo stomaco aveva ricominciato a bruciarle.
-Io...non ce la faccio, davvero.-
-Mi dispiace di averti messa in questa situazione ma ti ringrazio per tutto il bene che hai cercato
di fare a me.-
La bionda aveva sospirato di nuovo.
Le lacrime avevano smesso di scorrerle sul viso ed ora stava ricominciando a ragionare.
-Torni a casa con me?- Gli domandò America.
-Lo vuoi per davvero?-
-Altrimenti non te lo avrei chiesto. In qualche modo mi aiuti davvero a farmi sentire meno sola.-
Brian sorrise alle parole della ragazza, sentendosi più strano del solito. 
Come poteva una persona come lei farlo sentire in quel modo?
-E comunque, domani ci riproviamo.- Continuò la ragazza, ricambiando il sorriso di Gates.
-Ne sei proprio sicura?-
-Ehi, io non ti voglio più tra i piedi! Prima te ne vai e meglio è per me!- Scherzò la bionda, scoppiando
a ridere insieme a lui.
Era strano come ridere insieme sembrava essere così terapeutico per entrambi.
Tornati a casa di America, lei indossò il pigiama con velocità e si inserì al di sotto delle coperte
prima di salutare il ragazzo che pensò di rimboccarle le coperte con dolcezza.
-Ci vediamo domani, allora?- Domandò la bionda, con un briciolo di speranza dentro di sé.
-Posso chiederti una cosa senza che ti arrabbi?- Domandò di rimando Brian, grattandosi la nuca.
-Cosa?- 
-Posso dormire con te, stanotte?-
Le guance di America sembrarono quasi andare a fuoco.
Nonostante ciò però, la ragazza decise di fargli spazio sul letto.
Non riuscì a dirgli di no e quando il ragazzo si sdraiò accanto a lei i loro occhi si incrociarono.
Restarono a fissarsi per ore come se stessero facendo l'amore con gli occhi.
L'istante dopo, si addormentarono senza potersi abbracciare.





















***















Il giorno seguente, America si svegliò da sola.
Brian non era al suo fianco.
Dopo aver fatto colazione ed aver preparato lo zaino scolastico uscì di casa
e venne sorpresa a metà strada da Jasper.
Camminarono insieme verso l'istituto scolastico per poi dirigersi ognuno verso
la propria classe.
Dopo le lezioni del mattino, America si diresse verso la sala mensa per poter pranzare
con i suoi ormai buoni amici.
E pensare che loro gli tenevano riservata una sedia apposta.
-Ciao ragazzi.- Disse la giovane, sedendosi al tavolo con il solito vassoio tra le mani.
-Ehi, America. Come stai?- Le domandò Matt con premura.
-Bene...direi.- Rispose la ragazza, iniziando a divorare il suo sandwich al formaggio.
-Una mosca ci è venuta a riferire che ieri eri anche tu alla festa di Dave.- Continuò poi
Johnny, mangiucchiando un pezzo di pane.
Ad America andò di traverso un pezzo di sandwich ed iniziò a tossire mentre Jimmy le versava
velocemente un bicchiere d'acqua.
America tracannò l'acqua per poi riprendersi.
-Sto bene, sto bene.- Mormorò la ragazza, sospirando.
I ragazzi continuavano a fissarla, non riuscendo a capire cosa poteva esserle preso
in quel momento.
-Comunque sì, ero alla festa di Dave ieri ma solo perché vi stavo cercando. E' questo ciò
che ho detto anche a Jimmy.- Spiegò America con naturalezza.
-Io ero mezzo ubriaco. Non ricordo granché ma so che Dave ha fatto degli apprezzamenti sulle tue tette.- Rispose
Jimmy mentre Matt roteò gli occhi.
-Sempre il solito, Dave. Beh, se ci stavi cercando potevi anche chiamarci.- 
-Matt, ho provato a chiamare Jimmy quasi ottocento volte.- Continuò la ragazza.
-Ma dovevi dirci qualcosa di importante?- Chiese poi Johnny, continuando a strafogare.
-No...volevo solo un po' di compagnia, tutto qui. Non sono mai stata una tipa molto socievole
e qui a scuola non sono mai riuscita a farmi molti amici.-  Spiegò ancora America, sembrando
molto razionale.
Il motivo per cui i ragazzi riuscirono facilmente a stare in sua compagnia, era perché lei non li criticava
o giudicava mai come invece facevano il resto delle persone.
Lei era stata l'unica, dopotutto, a cercare di capirli realmente.
-Sì ma la prossima volta resta a casa lo stesso. Non so neanche come hai fatto a fuggire
dalle grinfie di Dave che non ci avrebbe pensato due volte ad infastidirti.- Borbottò poi Jimmy.
-E' stata solo fortuna.- Continuò America con disinvoltura.
Nel frattempo però, l'unico che sembrava essere tra le nuvole era proprio Zacky.
Non aveva partecipato alla conversazione e si era limitato solo a salutare la giovane.
Per tutto il tempo, non faceva altro che osservare la ragazza alla sua destra che rideva e scherzava
allegramente con le sue amiche.
Come aveva potuto essere così stupido da ubriacarsi e finire a letto con Julie?
Non riusciva a capirlo neanche lui.
L'unica cosa che sapeva in quel preciso istante era che si sentiva come un parassita e che
avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ritornare tra le braccia della sua Erin.
-Vee, li mangi questi sandwich?- Gli domandò Johnny, indicando i panini dell'amico.
-No, non ho fame.- Rispose Zacky, facendo sbarrare gli occhi di tutti tranne che di America.
-Matt, hai sentito anche tu?- Domandò Jimmy all'amico, sbarrando poi la bocca e tenendola aperta con stupore.
-Non posso crederci...- Continuò Shads mentre Johnny era rimasto immobile.
-Vi stupite così tanto del perché il vostro amico non abbia fame?- Domandò poi America con curiosità.
-Guarda che questa è una cosa grave! Solitamente gli dobbiamo togliere il cibo dalle mani...- Rispose
Johnny.
-Io credo che tutta questa faccenda abbia a che fare con una certa persona.- Borbottò poi Jimmy, voltandosi
verso Erin.
-Ancora con Erin?- Disse Johnny privo di stupore.
-Quando si ama non si dimentica. Che cosa ti dissi io quando facesti la più grande cazzata della tua vita?-
-Che sono stato un gran coglione e che con il tempo mi sarei reso conto di aver perso la donna della mia vita. Sì,
cazzo Matt, lo so.- Sbottò Zacky, mettendosi una mano sulla fronte.
Matt solitamente era il più riflessivo e saggio del gruppo.
America invece quasi rabbrividì nel vedere gli occhi color verde acqua di Zacky 
diventare sempre più tristi.
Quel ragazzo aveva delle occhiaie da far paura.
-Non riesco più neanche a guardarla negli occhi per tutto il male che le ho fatto.- Continuò Vee,
sembrando davvero disperato.
I ragazzi lo videro star male e quasi avrebbero voluto prenderlo a calci. Si era creato il suo inferno
personale e non stava facendo nulla per cercare di uscirne.
Molte volte i suoi migliori amici provarono a parlare con Erin ma lei non ne aveva mai voluto
sapere più nulla.
Era stata tradita ed ora voleva solo stare bene.
-Se vuoi...posso provare a parlarci io, Zacky.- Disse poi America, sorprendendo i ragazzi.
America aveva capito che se voleva fare davvero qualcosa per aiutare Brian...doveva aiutare i suoi migliori
amici a qualsiasi costo.
Ed inoltre, aveva anche capito che Zacky non riusciva più a vivere non solo per la morte del suo migliore amico,
ma anche per la sua Erin a cui aveva fatto tanto male.
-No, non servirà a niente.- Ribattè Vee, buttandosi sempre più giu.
-Io invece credo che sia una buona idea. Tra ragazze c'è tutto un altro linguaggio...forse America
potrebbe riuscire ad aiutarti in questo caso.- Spiegò poi Matt, con convinzione.
-E se al contrario, ciò dovesse far arrabbiare Erin ancora di più?- Pensò poi Christ ad alta voce.
-Beh, provare non costa nulla.- Continuò America mentre Zacky iniziò a sorriderle.
-Lo faresti per davvero?- 
-Sì, non mi piace vedere le persone soffrire per amore. Se tu la ami davvero e sai di aver fatto
una gran cazzata...beh, credo che è il momento di riprendersi ciò che ti appartiene.-
-America...siamo sicuri che funzionerà?- Le domando poi Jimmy.
-Voi lasciate fare a me.-
-Mi ricordi tanto...una persona.- Le disse improvvisamente Zacky, facendola incuriosire.
-Davvero? Chi?-
-Brian. Solitamente si faceva sempre in quattro per aiutare tutti.- Rispose Vee, con gli occhi lucidi.
-Io sono sicura che lo avrebbe fatto anche lui, al posto mio.- Continuò America, abbozzando un mezzo sorriso.
Solo in quel momento, però, pensò a quanto stava iniziando a mancargli quella voce che continuava a guidarla
di continuo e quella sua presenza che sembrava farla sentire davvero protetta.
America iniziò a guardarsi intorno, sentendosi stranamente spaesata mentre gli altri erano intenti a pranzare.
-Mh, stai cercando qualcuno?- Le domandò Jimmy, accanto a lei.
-Eh? No, no. Nessuno.- Rispose la giovane, riportando i suoi occhi verso il piatto.




























***



















Prima di tornare a casa e di provare a studiare, America rimase
fuori dalla V ad attendere Erin che ancora doveva uscire dall'istituto.
Ci avrebbe parlato e lo avrebbe fatto senza dire più nulla a Vee. Zacky sarebbe
stato in ansia per tutto il tempo e lei doveva ancora tastare per bene il terreno
prima di dargli false speranze.
"Brian, ma dove sei finito?", continuava a chiedersi mentre lasciava tamburellare un piede sull'asfalto.
Oltre tutto ciò che era accaduto con il ragazzo, America si sentiva davvero in dovere di aiutare
Zacky.
Lei non era mai stata fortunata. Non aveva mai trovato l'amore e vedere due persone amarsi senza
stare insieme le faceva venir voglia di aiutare chiunque.
Poi li aveva visti bene, gli occhi di Erin.
Quella ragazza aveva due pozze verdi che parlavano da sole.
Seppur tentava di esser forte ed allontanarsi da Zacky, era come se i suoi occhi stessero
urlando contro di tornare.
Di ricominciare ad essere quelli che probabilmente erano un tempo.
Bastava davvero poco ad America per capire la vera natura delle persone. Peccato
che nessuno si fosse mai scomodato di capire lei.
Ma poi, la vide scendere dalla scalinata della scuola con i suoi capelli che ballavano 
al vento ed uno sguardo perso che avrebbe fatto preoccupare chiunque.
Aveva due guance arrossate da far paura e gli occhi quasi iniettati di sangue.
Erin scese dalla scalinata e mentre si stava incamminando verso casa, America decise di tagliarle
la strada.
-Ehi, aspetta!- Esclamò la giovane, posizionandosi dinanzi alla ragazza dai capelli quasi bianchi, cotonati.
-Sì? Stai parlando con me?- Le domandò Erin, ricordando di aver visto America insieme a Zacky solo ieri.
-Sì...scusami, non vorrei farti perdere tempo ma ho delle cose da dirti e spero che tu possa
dedicarmi almeno un po' del tuo tempo.-
-Se devi parlarmi di Zacky, puoi anche girare i tacchi e sparire.-
Erin era stata piuttosto aggressiva nei suoi confronti, ma lei decise di fare per la prima
volta la faccia tosta ed affrontarla.
-Non ho alcun'intenzione di sparire, Erin. Entrambe sappiamo bene che non lo hai ancora dimenticato.-
-Tu non mi conosci, chiaro? Non sai niente di me!-
-Allora perché anche solo parlare di lui ti fa così tanto arrabbiare?-
-Perché è questo il sentimento che provo nei suoi confronti! Solo tanta rabbia. Come ti sentiresti
tu ad essere rimpiazzata con un'altra? Ad esser tradita? A vedere l'uomo che ami scopare con un'altra
dinanzi ai tuoi stessi occhi?!-
Erin non aveva poi tutti i torti. La sua rabbia era un qualcosa di poco consolatorio ma almeno, in quel po'
di rabbia, c'era ancora un briciolo d'interesse per quel ragazzo.
-Tu hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con lui. E' per questo che sono venuta fin qui. Non per
dirti di tornare con lui ma per dirti che è stato un bastardo a trattarti in questo modo. Un bastardo, certo. Ma con
un cuore. Un cuore che batte solo per te, Erin.-
-Tu cosa cazzo ne sai? Cosa c'è, sei la sua nuova fidanzatina?-
-No, non sono la sua nuova fidanzatina ma Zacky è un ragazzo molto simpatico e buono. Non ti nascondo
che un po' mi piace ma non potrei comunque far nulla se lui prova ancora dei sentimenti nei tuoi confronti. I ragazzi
sono fatti così. Capiscono l'importanza di una persona solo quando la perdono. Non sto cercando di giustificarlo
in questo modo ma...se tu proprio non lo vuoi allora, gli dirò di farsene una ragione. Cercherò di negargli anche
la possibilità di venire da te, nel cuore della notte, anche se è ciò che vorrebbe realmente.-
-Tu non hai idea di cosa significhi stare con uno che appartiene alla Black Rose.-
-Hai ragione, forse non ne ho idea. Ma se quel ragazzo appartiene ad un quartiere malfamato io cercherei di aiutarlo
anziché abbandonarlo.-
-Tu non sai quello che dici. Lui mi ha tradita!-
-Ti ha tradita, ha sbagliato. E' un essere umano. Tu hai ragione, ti ha fatto
un qualcosa di imperdonabile. Io stessa non lo avrei mai perdonato ma poi lo vedo soffrire e capisco che forse è
stato solo un ragazzino. Che era solo ubriaco e che non era consapevole di ciò che stava facendo. So che tra di voi
le cose non funzionavano più bene ma se non vuoi vederlo mai più...ti chiedo di dirmelo adesso. Non voglio vederlo
soffrire ancora. Voglio che se ne faccia davvero una ragione e vada avanti così come farai anche tu.-
Erin respirava con fare affannoso e quasi non ce la faceva più ad ascoltare quelle parole.
La ragazza chiuse disperatamente gli occhi e li riaprì vedendoli riempirsi di lacrime.
America cercò di restare calma mentre il suo cuore batteva a più non posso. Erin era ancora innamorata di Zacky.
Lei lo amava per davvero.
Ed America aveva solo cercato di farle aprire gli occhi pur mentendole su ciò che provava.
Perché ad America non piaceva Zacky ma, in qualche modo, si era resa conto di volerlo già bene.
-Ti do del tempo per pensarci su, Erin. Ci sono molte ragazze che vorrebbero essere al tuo posto in questo momento
quindi ti chiederei di fare più in fretta possibile. Se due persone si amano, prima o poi, arriveranno al punto
di ritrovarsi. E per quanto mi riguarda...Zacky non ha mai voluto lasciarti andare. Pensaci bene e poi, se ti va,
puoi venire a trovarmi. Tieni, questo è il mio indirizzo.- 
Erin prese dalle mani di America un fogliettino con su scritto l'indirizzo della sua abitazione ma sembrava
ormai esser diventata quasi un pezzo di ghiaccio.
-Allora, ci si vede.- America salutò la ragazza con un cenno di mano per poi voltarsi e respirare
profondamente.
Non sapeva neanche lei da dove aveva tirato fuori tutto quel carattere ma si sentì stranamente bene.
Se lo sentiva che quella ragazza sarebbe tornata da lei in men che non si dica.
































***





















America tornò a casa e lesse un post-it che le aveva lasciato sua madre
attaccato al frigorifero.
Lei, suo padre e suo fratello erano dalla nonna e non sarebbero tornati prima di cena.
La bionda salì con velocità in camera, prese un accappatoio e dei vestiti nuovi per poi dirigersi
verso il bagno e fare una doccia veloce.
L'acqua continuava a scorrerle sulla pelle e lei si sentì quasi libera da tutto lo stess
che aveva accumulato in giornata.
Esausta, si sdraiò nella vasca da bagno mentre le bolle di sapone continuavano a svolazzare
nell'aria.
La schiuma le copriva tutto il corpo immerso nell'acqua calda e chiuse gli occhi, rilassandosi
un po'.
Stava pensando a quanto la sua vita stava letteralmente prendendo una piega diversa.
Da qualsiasi parte si voltava, aveva paura di essere sorpresa da Brian che non si era ancora
fatto vedere.
Lei aveva imparato pian piano a percepirlo ma quel giorno non ci riusciva in alcun modo.
Così, si lasciò andare e continuò a rilassarsi con facilità.
Aveva la casa libera e poteva restare in bagno anche per più di un'oretta senza avere la paura
che qualcuno bussasse per interrompere i suoi pensieri.
-Tu dovresti fare la strizzacervelli.-
America sussultò improvvisamente, riaprendo gli occhi e ritrovandosi la figura di Brian dinanzi
a sé.
Il ragazzo aveva un sorrisetto malizioso che non le piacque per niente.
-Oh mio Dio! Come ti sei permesso di entrare qui dentro?!- Urlò America, dando la possibilità alla schiuma
nella vasca di coprile il corpo nudo.
-Mh, però. Non sei proprio niente male, lo sai?- Continuò Brian, con il suo sorrisetto colmo di malizia
ed uno sguardo ammaliatore.
America iniziò a scottarsi mentre le sue guance diventarono subito rosse come dei pomodori.
-Esci fuori di qui, pervertito!- Continuò ad urlare la ragazza, morendo dalla vergogna.
-No, quello che vedo mi sta quasi obbligando a restare in questa stanza.-
-Brian, esci!- Ordinò ancora America, gettando dell'acqua addosso al ragazzo che però, gli passò solo
attraverso.
-Ma non ho visto niente! Purtroppo...-
-Purtroppo?! Esci subito di qui prima che ti prenda a schiaffi!-
-Forse prima dovresti realizzare che dovresti uscire dalla vasca nuda...per venire a prendermi a schiaffi.-
America stava diventando sempre più rossa mentre avrebbe davvero voluto sbattergli qualcosa in testa.
-Comunque sia, ti aspetto in camera. Sbrigati però, non ho molto tempo.-
Brian passò attraverso la porta senza aprirla e America si spaventò nuovamente.
Per giunta, non sarebbe più riuscita a rilassarsi.
Uscì dalla vasca guardandosi intorno con la paura che Brian potesse sorprenderla ancora e si infilò l'accappatoio
per poi tornare in camera.
Brian stava osservando le rose che dipingeva la ragazza giorno dopo giorno e le stava anche toccando.
Tramite quei semplici fiori, riusciva a percepire tante cose. Tipo la delicatezza che utilizzava America
anche solo per dipingerli.
-Allora, che cosa vuoi ancora da me?- Domandò la ragazza con frustrazione, sedendosi sul letto.
Brian si voltò verso di lei e le sorrise.
America, in quell'istante, pensò a quanto fosse bella quella curva che gli riempiva il viso.
-Volevo solo congratularmi. Sei stata davvero convincente con Erin.- Spiegò Brian, restando seduto
alla scrivania.
-Questo ed altro per toglierti dai piedi.- Mentì America, facendo l'orgogliosa.
Sì, okay...ce l'aveva ancora con lui per la questione della vasca.
-Sei sempre così buona con me, America, davvero. Sono stupito.- Disse Brian con sarcasmo, abbozzando
poi un sorriso.
-Anche quando uno si permette di violare la mia privacy? Ne sono stupita anche io.- Ribatté America con acidità.
-Cosa vuoi che faccia? Che ti chieda scusa in ginocchio? Scusami ma non ne sono il tipo.-
-Come minimo avresti dovuto chiedermi scusa.-
-Quando ero in vita avevo altri modi di chiedere scusa alle ragazze...- Continuò Brian con malizia.
-Peccato che tu ora sia morto.-
America si pentì all'istante di essersi lasciata scappare dalle labbra quelle parole.
Brian abbassò  gli occhi senza riuscire a sostenere il suo sguardo e la ragazza capì di averlo ferito.
-No...aspetta...non volevo dire questo...- Provò a giustificarsi America, sentendosi subito in colpa
per ciò che aveva avuto il coraggio di dirgli.
Brian non le rispose ma restò in silenzio per tutto il tempo.
Aveva visto la fine nei suoi occhi.
-Volevo solo dire che...-
America non riuscì a finire la frase che la figura di Brian, dapprima dinanzi a lei, era ormai scivolata
via.
Brian era scomparso come faceva di solito e lei si era ferita da sola.
Si alzò dal letto e diede uno sguardo al di fuori della finestra.
Brian se ne era andato.
Lei non avrebbe mai voluto fargli del male o ferirlo ma in qualche modo ci era riuscita. Gli aveva ricordato
che fosse morto in seguito ad un'innocente discussione.
La situazione aveva preso una piega diversa, quella sera.
Brian se ne tornò alla sua lapide, vomitando sangue.
Lei si mise a dormire, sentendo la pesantezza delle parole che aveva detto.
Verso mezzanotte, America si alzò di scatto dal letto nel sentire dei rumori provenire
dal piano inferiore della casa.
Scese le scale con velocità sperando che Brian fosse tornato.
Al contrario, dinanzi ai suoi occhi c'erano i suoi genitori che si erano appena ritirati a
casa.
America li osservò di sfuggita e risalì di corsa in camera, sprofondando sul suo letto.
Quella notte, per la prima volta, sentì la mancanza di qualcuno.

Toccami l'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora