1° Prologo : She's ripping wings off the angel.

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Questa storia è per tutti coloro che hanno un vuoto nel petto, una mancanza.
Per tutti coloro a cui gli è stato strappato via qualcosa o qualcuno.


 

1°Prologo - She's ripping wings off the angel.

Aveva appena finito di piovere e le strade di
Huntington Beach erano tutte bagnate.
Quella sera la città era deserta.
Non si sentivano pianti di bambini infelici, i rumori dei passi
delle persone che camminavano svelte per le strade o il suono allegro degli
artisti di strada che sembravano portare un po' più allegria.
I negozi erano chiusi. Erano le undici passate e l'unico suono che si poteva
sentire era quello del mare che si frantumava contro gli scogli.
Era proprio una bella città, Huntington Beach.
Il mare, la spiaggia e le sue persone accattivanti. 
L'unica cosa che era cambiata era la notte. I quartieri malfamati
iniziavano a farsi sentire mentre le madri chiamavano i loro figli
per farli rientrare prima che si facesse buio.
D'altra parte, c'era qualcuno che stava facendo a lotta con i suoi mostri interiori ma che al tempo stesso
si stava distruggendo.
Tutti si distruggevano nella Black Rose.
La Rosa Nera era il vicolo più malfamato, distruttivo e raccapricciante di tutta la California.
Aveva con sé pochissimi palazzi che si distinguevano da quelli della città per il loro colore
tenebroso e le loro mura tutte spoglie e frantumate.
Da quelle parti non tirava mai una buona aria.
Ne facevano parte tanti nuclei familiari, uno più sfasciato dell'altro.
Non c'era vita lì. 
Si viveva per morire.
Era il quartiere più trafficato e pericoloso che esistesse.
Vi erano persone che neanche ci entravano nella Black Rose per paura di essere coinvolti in risse,
spacci di droghe pesanti o addirittura subire abusi sessuali.
Perché in quel luogo non ci vivevano persone dalla vita facile. 
Avrebbero potuto fare qualsiasi cosa per metterti in pericolo e spaventarti a dovere.
Convincerti a non farti vedere mai più in un posto del genere.
E le persone della città si tenevano da sempre alla larga da quel vicolo costringendo anche i loro
figli a passeggiare ovunque tranne che lì.
Nella Black Rose nessuno sapeva che cosa significasse avere una vera famiglia. Ne facevano parte soprattutto
dei ragazzini scapestrati, ribelli e con poca voglia di vivere ma la pazienza di farsi del male.
Bambini che a volte venivano uccisi e dimenticati in una fossa.
Al centro del quartiere vi era una piazzetta.
Una piazzetta in cui nessun genitore avrebbe mai portato a giocare i propri figli.
Lì vi erano le prostitute che battevano sulla strada, i cocainomani e coloro che si guadagnavano da vivere
partecipando ad inutili risse.
La Black Rose non dormiva mai.
Ma quella notte era diversa da tutte le altre.
Quella notte, quattro ragazzi dall'aria misteriosa erano appena usciti
da uno di quei soliti locali notturni che si trovavano in città.
Erano ubriachi fradici e stavano cantando canzoncine a caso, come ai vecchi tempi.
Ora erano cresciuti.
Erano diventati dei ragazzi abbastanza maturi e sapevano bene cosa volevano dalla vita.
Volevano dimenticare.
Volevano dimostrare al mondo la loro forza, ma alla fine mostravano comunque di avere una
certa sensibilità.
A loro piaceva farsi del male. Lo facevano da un paio di anni ormai e stava loro bene.
Sul lato della strada nei pressi di casa Seward, vi era un'autovettura che si muoveva di continuo.
Balzava in su e in giù.
-Cazzo tesoro, hai delle mani d'oro, io l'ho sempre detto.- Mormorò Morrigan, mettendosi poi a sedere sul sedile
posteriore della sua auto.
Accanto a lei, un giovane ragazzo dall'aria ribelle ed i capelli sparati in aria si accese una sigaretta, allacciandosi
la cintura dei pantaloni sporchi e grezzi.
Il ragazzo non rispose alla quarantenne dai capelli biondi alla Nancy Spungen e continuò a fumare la sua Marlboro
specchiandosi dallo specchietto retrovisore.
Morrigan era colei che considerava da sempre una donna apprensiva, truccata da far schifo con
la sua adorazione per i modelli punk - rock degli anni sessanta.
Ma lei era una prostituta e gli della Black Rose impazzivano per lei.
-Spero che riuscirai a ritrovare la tua strada.- Continuò la donna, accendendosi anche lei una sigaretta
che sapeva più di erba che di nicotina.
Brian non rispose alle parole di Morrigan neanche questa volta.
Era immerso nei suoi pensieri ed aveva del sudore che gli gocciolava dalla fronte.
Lo aveva rifatto. Aveva avuto l'ennesimo rapporto con Morrigan dopo essersi ripromesso di non toccarla
più neanche con un dito.
E lui sapeva che l'unico modo per ringraziare quella donna così impertinente e vagabonda per tutti i consigli
e la bontà espressa era farla sua.
Ma Brian ricominciò presto ad odiarsi.
Scese dall'auto della donna con frustrazione senza neanche salutarla. Morrigan non disse nulla.
Lo conosceva bene il suo bel ragazzo.
Brian aspirò del fumo dalla sua Marlboro e ne gettò poi la cicca ai suoi stessi piedi.
Calpestò la sigaretta ed emise un sospiro profondo.
Non si riusciva a sentire neanche questa volta. L'unica cosa che riusciva ad udire erano i trambusti
e le preghiere continue dei suoi migliori amici che non la smettevano mai di parlare di lui.
E ciò gli fece male, quando li vide seduti sul solito muretto della Black Rose.
Quello era il loro territorio. Un muretto grigio distrutto e ricoperto di enormi scritte.
Scritte che gli appartenevano.
La luna illuminava il muretto sgretolato e distrutto mentre i quattro ragazzi decisero di salirvici sopra come facevano da sempre.
Brian rimase immobile ad osservarli.
Aveva perso tutto ed ora se ne stava mangiando le mani.
Matt, il ragazzo dagli occhi verdi e dai mille tatuaggi come i suoi coetanei, aiutò
Johnny a distendersi sul muretto mentre gli altri osservavano la scena senza muoversi.
Erano davvero distrutti.
-La Black Rose resterà sempre la stessa.- Constatò Zacky, sputando in aria del fumo e sedendosi accanto a quello
spilungone di James.
-Una merda di quartiere schifato e dimenticato da tutti? Già.- Borbottò poi Johnny.
-Una merda di posto con belle donne e tette enormi a gogò!- Esclamò poi Jimmy, facendo scoppiare a ridere
tutti.
-Come ci siamo finiti qui? Neanche me lo ricordo.- Pensò poi Matt ad alta voce.
-Eravamo troppo piccoli, Matt.- Disse Zacky.
Tutti li vedevano come dei delinquenti, tutti a scuola avevano paura di loro.
Li vedevano così tatuati, così in lotta contro il mondo, senza futuro.
Per la società erano come degli scarti.
E lo erano per davvero.
Nessuno aveva mai provato a capirli, nessuno aveva fatto un tuffo nel passato con loro per capire
le loro vite.
Erano da soli ma erano insieme.
L'atmosfera divenne più rigida quando un venticello fresco iniziò a scompigliare loro i capelli.
Si rivolsero tutti degli sguardi e pensavano a quante ne avevano passate insieme.
E a quanto dolore continuavano a portarsi dietro dopo tutto ciò che li segnò un anno prima.
Dopotutto...avevano avuto tutti un'infanzia difficile.
Jimmy viveva nella lavanderia del quartiere grazie all'ospitalità della signora Venus. Sua madre
aveva solo quindici anni quando lo mise al mondo e suo padre la abbandonò alla sua triste sorte.
Affranta dal dolore e con la certezza di non avere nessuno accanto a sé dopo essere stata cacciata di casa decise di annegarlo ma venne 
prontamente fermata da chi aveva avuto occasione di osservare tutto.
La signora Venus apparteneva al vicolo così come ne apparteneva la madre di Jimmy.
Zacky era stato adottato da una famiglia di imprenditori poi falliti che lo utilizzavano per i loro porci comodi.
I suoi veri genitori finirono in carcere accusati di aver abusato di alcuni minori.
Matt era stato segnato dal tenore di vita che svolgeva il padre e dal lavoro che faceva. L'uomo era un sicario e lui
 lo aveva visto uccidere fin troppe persone.
Johnny aveva seri problemi d'alcolismo in seguito alla decisione del padre di risposarsi con una donna ricca
che lo lasciò col nulla.
Brian infine viveva con suo padre dopo che la madre era morta partorendolo.
Il padre era un uomo conosciuto in tutto il quartiere per il modo in cui aveva sempre picchiato il figlio.
-Dite che un giorno ce ne andremo da qui?- Domandò improvvisamente Johnny, irrompendo ogni pensiero.
-Chi nasce alla Black Rose, muore alla Black Rose.- Disse Jimmy con acidità.
Brian annuì alle parole dell'amico senza riuscire a guardarlo negli occhi. 
Proprio non ce la faceva dopo quanto era accaduto.
Così, si limitò ad ascoltare le parole dei suoi ormai vecchi migliori amici e guardarli
mentre continuavano a farsi del male.
Matt bevve un altro sorso di birra per poi passarla a Zacky.
Erano ridotti proprio ad uno straccio.
Jimmy ed i ragazzi iniziarono ben presto a guardarsi intorno. Si rivolsero degli sguardi
complici per poi ricominciare a bere.
Avevano appena dimenticato un particolare.
C'era qualcosa che mancava e dopo aver finito le loro birre, se ne ricordarono.

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