8° But God knows you're built for sin.

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8° But God knows you're built for sin.


IL MATTINO SEGUENTE...

Dopo che Brian l'aveva vista addormentarsi dinanzi ai suoi occhi, crollò anche lui.
Era stato incantevole vederla socchiudere gli occhi pian piano per poi lasciarsi
andare accanto al corpo del ragazzo.
Non riuscire a toccare la sua pelle e non percepirla gli faceva da sempre uno strano effetto.
Non aveva mai desiderato così tanto di abbracciare una persona come lo avevo desiderato
ieri notte.
Così, quella mattina, Brian decise di scomparire e cercare di fare mente locale su ciò che gli stava accadendo.
Quando era in sua compagnia si sentiva un'altra persona.
Non la persona che era da vivo. Una persona migliore.
Sapere che Jasper avrebbe fatto di tutto pur di portarsela a letto aveva risvegliato
nel giovane un qualcosa che non aveva mai provato neanche da vivo.
Jasper voleva averla per sé, voleva farla sua con le sue mani sporche e Brian doveva
assolutamente impedirglielo.
Ma c'era qualcos'altro che gli premeva dentro ogni volta che si ritrovava accanto alla ragazza. Un certo istinto
di protezione che non riusciva a spiegarsi per nulla.
Come aveva fatto a non accorgersi di lei quando frequentava la scuola superiore?
Come aveva fatto ad essere così cieco quando aveva dinanzi ai suoi occhi ciò che aveva sempre voluto avere?
America era così buona e lui...lui era solo un'anima vagante in cerca di pace per l'eternità.
Era sicuro che quando avrebbe lasciato definitivamente quel posto e sarebbe uscito da quel limbo, America
non avrebbe neanche sentito la sua mancanza.
Ma lei...lei gli sarebbe mancata?
Non riusciva a fare altro che chiedersi se ce l'avrebbe fatta a resistere senza restare con lei
per qualche giorno in più.
Se era scomparso quel giorno dinanzi ai suoi occhi era solo perché aveva paura di essere un peso.
Aveva paura di averle rovinato la vita ma poi si era reso conto del fatto che quei fiori che aveva dipinto
gli avevano ricordato un momento che aveva trascorso insieme a lei pur conoscendola da poco.
Lei era riuscita in qualche modo a tirar fuori il meglio del ragazzo aiutandolo a dipingere quei fiori. Tutte le sue
debolezze e la sua delicatezza che nessuno credeva mai che uno come lui potesse avere.
Ad Huntington Beach era il vagabondo, il ragazzo senza futuro, la vittima di tutto e veniva etichettato
addirittura come tossicodipendente.
Alla fine, non era mai stato nulla di tutto questo.
Era una persona come qualunque altra ma, come i suoi più cari amici, era il peggior figlio di puttana
della Black Rose solo perché apparteneva a quel luogo e solo perché era ricoperto di tatuaggi.
Senza dimenticare della sua rabbia repressa contro il mondo.
Ma nessuno gli aveva mai insegnato ad amare la vita. 
Sua madre morì quando lo partorì e da allora, era sempre stato con quello che considerava suo padre.
Il buon vecchio Haner impazzì dopo la morte di sua moglie e pensò bene di sfogare la sua rabbia
con lui, suo figlio, per sentirsi realizzato.
Quasi gli venne la rabbia a Brian, nel pensare a tutto ciò che aveva dovuto passare nella sua vita.
Non aveva mai avuto un padre presente ed il più delle volte veniva picchiato da egli anche quando non faceva
nulla di male.
Lo aveva odiato sin dal giorno in cui era nato finendo poi col ritrovarsi ricoverato in una clinica per psicopatici.
Brian, quasi non riusciva a credere al fatto che fosse ancora vivo mentre lui si era ritrovato a marcire tra la vita e la morte.
Le persone, avrebbero dovuto capire del perché era una persona così in rabbia verso il mondo, ma, loro preferivano
giudicare anziché fare qualcosa di più costruttivo.
Quando appartenevi alla Black Rose, non avevi scampo.
Eri una persona terribile a prescinedere e ti ritrovavi costretto a prenderti tutta la merda di quel posto
anche se non era quello ciò che volevi.
Ma i suoi amici dovevano andare via da lì.
Dovevano vivere la vita che lui non sarebbe riuscito più ad avere indietro.
Dovevano farlo per Brian.
Gli faceva impazzire sapere di non potergli restare accanto per troppo tempo o cercare di fargli sentire
la sua presenza. Ma non aveva scelta.
Vederli soffrire per la sua assenza era come una pugnalata al cuore che continuava a logorargli l'anima finché
non finiva col consumarsi definitivamente.
Era morto così giovane ed ancora non riusciva a crederci.
Tutto il tormento e la rabbia che aveva dentro era un qualcosa che non sarebbe mai riuscito a dissolvere.
Ma forse, in quel momento, aveva trovato la cura ad ogni male.
Era strano come America riusciva a rasserenarlo durante una giornata storta, anche solo sorridendo.
E poi lo ammetteva...impazziva spesso per farla arrabbiare.
Era così bella quando arrossiva che l'istinto di portarla su quel letto lo faceva diventare matto.
Non aveva mai avuto alcun'intenzione di scoparsela o altro. Brian ci avrebbe fatto volentieri l'amore con 
una come lei.
Ma in quell'istante non poteva permettersi tutto ciò.
Lei aveva altro per la testa e lui si doveva limitare a starle accanto finché poteva.
E lei...essendo l'unica che riusciva a vederlo, era stata così buona da accettare di aiutarlo
nel suo cammino.
Non poteva permettersi altro con lei. Non poteva neanche abbracciarla, baciarla o accarezzarla.
Doveva restare a distanza da tutto ciò che la circondava ed era arrivato al punto che non sapeva più cosa gli facesse più male.
Se il fatto che non poteva permettersi di toccarla o il fatto di essere l'altra faccia della medaglia.
Lei aveva una vita davanti a sé. La sua...gli era stata semplicemente strappata via tempo fa...

Toccami l'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora