4° And run away before I know.

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4° And run away before I know.


















Il mattino seguente, il signor Mcklain prese in braccio sua figlia
e la posizionò sul letto pensando che si fosse semplicemente addormentata
sul pavimento.
Era stanca, pensò l'uomo, rimboccandole le coperte per poi uscire dalla
sua camera ed andare in città per fare la spesa con sua moglie e suo figlio.
Quella domenica mattina il sole splendeva come non mai e rallegrava la giornata delle persone che
gironzolavano per il centro della città.
Il mattino era davvero l'unico momento sicuro per tutti gli abitanti di Huntington Beach.
Sarebbe stato bello poter dire lo stesso anche per America.
La ragazza stava riposando beata mentre il suo petto continuava ad alzarsi e ad abbassarsi
regolando ogni suo respiro.
Brian, quel ragazzo che sembrò ai suoi occhi tanto aggressivo, le era accanto.
Si era sdraiato accanto a lei, su quel letto a baldacchino, e la stava osservando da quando
l'aveva vista svenire dinanzi a sé.
Lui restò incantato dalla dolcezza che esprimeva quella ragazza solo respirando e dormendo.
Quando le persone dormono, i loro visi sembrano quasi lasciar scivolar via le loro rughe di 
stress accumulato durante il giorno ed i suoi lineamenti sembravano essere finalmente rilassati.
Brian non aveva mai visto nulla di più perfetto in tutta la sua vita.
Quando non era quello che era diventato, trascorreva le sue giornate a scopare le ragazze altrui,
a divertirsi con loro e a farle impazzire.
Quella volta però si rese conto di quanto poteva essere più emozionante osservare con attenzione
ogni singolo dettaglio della ragazza che aveva al suo fianco.
In quel momento, per la prima volta, non desiderò di spogliare nessuno.
L'unica cosa che desiderò era di continuare ad osservarla perché, anche se fosse stata nuda, si sarebbe
concentrato solo sul suo cuore che stava cercando di esplodere.
Non si era mai sentito così coinvolto nel profondo nel guardare semplicemente una ragazza dormire.
Ma la verità era che lui aveva sentito il bisogno di starle accanto pur non conoscendola.
Da quando aveva visto i suoi occhi, qualcosa in quel ragazzo era cambiato.
Iniziò a sentirsi il cuore più pesante del solito e lo stomaco fargli del male in un
modo atroce.
Sensazioni bellissime senz'altro ma, che lui non aveva mai provato.
Non sapeva realmente come innamorarsi di una donna. Non aveva ricevuto nessun tipo d'amore
se non l'affetto che gli davano costantemente i suoi migliori amici.
Ma non si era mai innamorato perché si credeva troppo superficiale per quel genere di cose.
Ed in quel momento aveva capito che la sua mancata esperienza lo aveva reso più debole del solito.
O forse, era stata quella ragazza a farlo sentire in quel modo.
Perché lui veniva sempre indicato come "il ragazzo strano e senza un futuro" e nessuno ci aveva
mai visto qualcosa di buono in lui.
Nessuno aveva provato a scavare dentro di lui e capire quanto fosse debole in realtà.
Il suo era da sempre stato uno scudo di protezione. 
Era cresciuto in una realtà diversa alla Black Rose. Una realtà senza amore.
Senza una madre che lo accudisse ed un padre che gliene dava di giorno in giorno di santa ragione
anche solo se alzava un po' di più il volume della televisione.
Ma lui era un ragazzo ed aveva da sempre imparato a cavarsela da solo in ogni circostanza.
Tranne quando incontrò Morrigan. 
In quell'istante le cose cambiarono per un po'. Lei lo adorava e poi ci scopava pure.
Ma non lo faceva per cattiveria o con vera malizia.
Lo faceva perché era una quarantenne che non aveva nulla dalla vita se non il piscio di tutti
gli altri uomini.
Era una prostituta incompresa e Brian scappava sempre da lei quando il padre alzava le mani.
Lui la vedeva spesso come una madre ma sapeva che nessun uomo era mai riuscito a trattarla come realmente meritava.
Brian era l'unico che la faceva sentire una donna amata seppur non sapesse neanche lui cosa fosse l'amore.
Ed ora, si era invaghito di quella lì.
Quella ragazzina dai capelli biondi, uno sguardo dolce e gli occhi scuri quasi quanto i suoi.
E lei era stata l'unica fino a quell'istante ad accorgersi di lui.
Quando America però iniziò a muovere le gambe al di sotto delle lenzuola, Brian capì che quello
poteva essere come un campanello d'allarme.
America alzò le mani verso l'alto e sbadigliò con dolcezza, aprendo poi gli occhi e voltandosi
verso il ragazzo che aveva al suo fianco.
Inizialmente non si era neanche accorta del fatto che il suo peggior incubo fosse proprio accanto a lei,
ma quando sbarrò gli occhi, qualcosa andò storto.
Le sue mani ricominciarono a tremare e non riusciva neanche a deglutire.
Sarebbe voluta davvero scappare ma tutto ciò che riuscì a fare fu urlare.
-Aiuto!- Urlò spaventata, coprendosi il pigiama con le lenzuola di seta bianca.
-No, ti prego, non spaventarti di nuovo.- Le disse Brian, sembrandole sincero.
America respirò ad una velocità assurda. Sarebbe stata quasi capace di perdere un polmone.
-Che cosa vuoi da me? Che cosa stai cercando? Io non ti conosco!- Spiegò in fretta la ragazza, balbettando.
-Tu...allora, puoi davvero vedermi?- Domandò Brian, respirando con profondità.
-Certo che posso vederti, ma che razza di domande fai?-
-Se solo potessi ti tapperei quella bocca e ti costringerei ad ascoltarmi e a rispondere
alle mie domande senza troppi giri di parole!-

-Ma come ti permetti?!-
-Non sono venuto a cercarti per farti del male. E' solo che quella sera, al cimitero, tu mi hai visto ed io...
quasi non potevo crederci.-

-Che cosa stai cercando di dirmi?-
Brian non riuscì a rispondere alla domanda di America, perché fu proprio la signora Mcklain ad entrare
nella camera della ragazza con tranquillità.
-Tesoro, siamo appena tornati. Tu ti senti meglio?- Le domandò sua madre, tenendo le buste della spesa
tra le mani.
-Mamma, è lui! Il ragazzo di ieri sera è entrato in camera mia! Guarda!- Urlò America, indicando la figura di Brian.
Brian abbassò lo sguardo verso il pavimento, quasi sorridendo.
-Ma tesoro...io non vedo nessuno...- Disse sua madre, guardandosi intorno.
-Mamma, ma che cosa stai dicendo? E' lì, seduto sul mio letto!- Continuò America dopo esser saltata giù
dal letto.
-Tesoro, forse hai la febbre e stai delirando...-
-Ma che cosa dici, mamma? Lui è lì...-

-Mettiti a letto tesoro che è meglio. Forse sei ancora scossa da quello che ti è accaduto ieri. Adesso
vado a preparare il pranzo, ci vediamo giù. Tu...semplicemente, riposa.-

-Ma...- America non riuscì a dire altro.
Sua madre le aveva voltato le spalle ed era uscita dalla sua camera senza aggiungere altro.
-Perché mia madre non può vederti?- Domandò furiosa al ragazzo, vedendolo sorridere ancora.
-Perché nessuno oltre te può vedermi.- Rispose Brian con semplicità mentre America iniziò seriamente a preoccuparsi.
La ragazza indietreggiò per un po' mentre cercò di pensare bene a cosa le stesse accadendo.
Era scossa.
-Esci subito di qui prima che chiami la polizia!- Lo minacciò America, ancora impaurita.
-Prego, fai pure. Tanto non credo che i poliziotti riuscirebbero a vedermi.-
-Come puoi dirlo? Loro potrebbero spararti!-
-Io sono già morto.- 
Le parole di Brian rimbombarono in tutta la camera mentre America stava cercando di mantenere la calma
il più possibile.
La ragazza si sentì frantumare come una bottiglia di vetro caduta sull'asfalto. 
Aveva ricominciato in fretta a tremare ed ora credeva davvero di averlo perso definitivamente il suo polmone.
I suoi occhi si erano riempiti di lacrime ed ora desiderava solo sfogarsi in questo modo.
Non avrebbe potuto ricominciare ad urlare perché nessuno le avrebbe creduto.
In quel momento si che si sentì davvero sola.
Brian si alzò dal letto e si avvicinò a lei che restò immobile senza riuscire a dire più
una sola parola.
Era rimasta sconcertata da ciò che le stava accadendo.
-Prova a toccarmi.- Le sussurrò Gates, vedendola poi respirare con fare affannoso.
America continuava a lasciare che i suoi occhi si riempissero di lacrime mentre il suo cuore
batteva sempre più forte e con prepotenza.
Avrebbe rischiato di svenire di nuovo, da un momento all'altro.
-Toccami.- Ricominciò Brian, deglutendo l'istante dopo.
America decise di allungare un braccio verso il ragazzo. 
Quando la sua mano stava cercando di accarezzargli il volto, lei non sentì nulla.
Non sentiva il calore della pelle calda del ragazzo.
Si rese solo conto del fatto che la sua mano aveva superato la sua faccia.
Vi era passata attraverso.
Brian, con dolore, continuava ad osservare la ragazza che questa volta aveva deciso di allontanarsi
definitivamente dal ragazzo.
America si sedette sul suo letto portò le gambe al petto.
Scoppiò improvvisamente a piangere senza riuscire più a controllarsi.
Si era spaventata più del solito ed aveva capito che quel ragazzo era solo un'anima di passaggio.
Non poteva farle del male. Non poteva toccarla. Quando aveva deciso di lasciarla era perché non avrebbe
potuto trattenerla quella sera al cimitero.

Poteva solo restarle accanto e fu proprio ciò che fece in quel momento.
-Se hai paura di me, posso anche andarmene.- Le sussurrò Brian ma non ricevette nessuna risposta
da America.
Lei continuava a piangere e lui aveva deciso di sedersi accanto a lei.
Non avrebbe potuto asciugare le lacrime come voleva ma sapeva che almeno lei poteva sentirlo.
Quando America smise di piangere, si voltò verso il ragazzo che era ormai scomparso.
Dal piano inferiore sua madre la stava chiamando chiedendole di andare a tavola ma lei non si mosse.
Si sentiva stranamente piena come se quel ragazzo le fosse entrato dentro per rimuoverle ogni dolore.





















***


















America approfittò della giornata per tranquillizzarsi, restando a casa
e dipingendo di continuo.
I suoi genitori erano andati a trovare sua zia Meredith insieme al suo fratellino e non aveva
più ricevuto visite da quel ragazzo.
Così iniziò a dipingere sul suo cavalletto per un po' di tempo ma durante la sera,
decise di trascorrere del tempo a dipingere delle rose.
Il loro vicino di casa aveva una serra ed essendo un amico d'infanzia del signor Mcklain,
ogni settimana si preoccupava di portare delle rose fresche ai suoi vicini.
Così, America ne approfittava ogni volta per dipingere quelle rose che finivano sempre col rovinarsi.
Quella sera le dipinse di blu.
Suo nonno le aveva insegnato a dipingere i fiori quando era solo uno scricciolo e lei era rimasta
così affascinata da quel metodo che lo utilizzava sempre per rilassarsi.
Con calma, adagiava quel pennellino tinto di blu sui fiori... e pensare che le sue mani erano già
tutte sporche di tempere.
In qualche modo, doveva capire come occuparsi la mente e dipingere i fiori sembrava essere
la soluzione migliore.
Era così attenta ai particolari che finiva sempre per distogliersi dai quei soliti pensieri
che le divoravano la mente.
-Allora non sbagliavo...sei proprio un'artista.- La voce di Brian la fece sussultare mentre smise
improvvisamente di dipingere.
America si voltò verso la finestra e vi trovò lì Brian che la stava osservando già da un po'.
-Da quanto tempo sei qui?- Le domandò la ragazza, sospirando.
-Da un po'.- Ammise Gates, entrando definitivamente nella camera.
Un minuto di silenzio ed America decise di capirci qualcosa in più sull'identità di quel ragazzo.
-Non sono un'artista. Mio nonno è morto quando ero piccola ma almeno ha avuto il tempo di farmi
capire cos'è realmente l'arte.- Spiegò la ragazza, sorridendo al ricordo di suo nonno.
-Tuo nonno doveva essere proprio una persona in gamba.-
-Lo hai mai incontrato...voglio dire...-
-Sì, ho capito cosa intendi. No, non l'ho mai incontrato.-
-Eppure è strano...non dovresti essere come si suol dire, dall'altra parte?- Chiese ancora America,
con curiosità.
-Non credere a quelle solite storielle del Paradiso e l'Inferno. Non esiste nulla di tutto questo.
O almeno, non per me.-
-Perché sei ancora qui? Dove saresti dovuto essere?-
-Sarei dovuto essere in un'altro luogo, probabilmente. Non so ancora bene dove ma so che quello sarebbe
dovuto essere il mio posto.- Continuò Brian, accendendosi una Marlboro.
-Non sapevo che quelli come te...potessero anche fumare.- Tossì America, infastidita dalla puzza di fumo
che continuava ad emanare quella sigaretta.
-Posso toccare quello che voglio, tranne che le persone. Ed in qualche modo, loro non possono toccare me.
C'è una donna che è morta tempo fa. Lei sta provando a guidarmi, ad aiutarmi. L'unica cosa che sa è che
sono ancora qui. Dove non dovrei essere. Lei crede che io abbia delle questioni in sospeso ma non so neanche
io da dove cominciare. Ho provato a restare accanto ai miei amici più cari ma neanche loro possono vedermi
e da quando non ci sono più non fanno altro che farsi del male. Vorrei poter parlare con loro ma non mi è stato
concesso nulla di tutto questo.-
 Disse il ragazzo, continuando ad aspirare il fumo dalla sua sigaretta.
-Ma...tu che cosa sei allora?- Gli domandò America, inarcando un sopracciglio.
-Non lo so neanche io cosa sono.- 
La giovane sospirò all'istante alle parole del ragazzo.
Lo vide posizionarsi la testa tra le mani e capì che egli poteva essere solo un'anima.
Uno spirito intrappolato in tutto ciò che gli faceva più male.
Ma allora, perché lei era l'unica in grado di vederlo?
In quel momento, avrebbe voluto chiedergli come fosse morto ma non ci riuscì. Non le sembrava il caso
di chiedergli qualcosa che avrebbe suscitato in lui delle emozioni particolari.
-Puoi toccare gli oggetti, quindi?- 
-Sì. Non so più che cosa significhi toccare la pelle delle persone. Non ricordo neanche
cosa si provi...- 

America sussultò alle parole così logoranti del ragazzo. Lui stava soffrendo e lei non riusciva
a sopportarlo.
-Qual è il tuo nome?- Gli domandò ancora la giovane.
-Brian.- Rispose il ragazzo, con decisione.
-Quanti anni hai?-
-Ma cos'è? Un interrogatorio?-
-Scusa è solo che...stavo cercando di...-
-Non importa. Sono morto a diciannove anni.-
La bionda annuì e riprese ben presto a dipingere le sue rose.
Brian continuò ad osservarla e decise di sedersi su di una sedia proprio accanto a lei.
-Posso guardarti mentre dipingi?- Le domandò il ragazzo, sussurrando quasi l'ultima parola.
-Sì...credo di sì.- Rispose America, continuando a dipingere le rose con calma e cautela.
Brian non faceva altro che fissarla e sentirsi sempre più preso da ogni suoi movimento.
Era così strano per lui provare qualcosa di così reale in un mondo di finzioni.
-Vuoi imparare?- 
-A fare cosa?-
-A dipingere i fiori...non è per nulla complicato.-
-Non credo di essere adatto a fare questo genere di cose.-
-Io invece ci vedo del buono nei tuoi occhi. Mi ero sbagliata su di te. Sei più buono di quanto
sembri. Nascondi la tua bontà per paura di essere ferito, di soffrire. Sei come un angelo dannato
a cui gli sono state strappate via le ali.-

Brian restò incantato dalle parole della ragazza mentre la osservò sorridergli.
Nessuno aveva mai provato a guardarlo con occhi diversi neanche quando era in vita.
Così, decise di lasciarsi convincere dalle parole di America.
Lui prese un pennello tra le mani che la ragazza gli aveva posizionato sulla scrivania ed iniziò
a seguire ogni passaggio, guardandola.
Dopo un po', Brian riuscì a dipingere la sua prima rosa di un viola acceso.
-Bravo! Hai visto che non era poi così difficile?- Mormorò America, entusiasta.
-Suppongo che allora questa sia tua.- Brian trascinò la rosa che aveva appena dipinto sulla scrivania,
regalandola alla ragazza accanto a sé.
America la prese tra le mani e arrossì di colpo.
-Grazie...- Si bloccò in fretta, voltandosi verso il ragazzo che era di nuovo scomparso.
America continuava a chiedersi del perché Brian continuasse a sparire di continuo ma decise
di accettare la situazione così come si presentava.
Era una ragazza che nutriva una certa sensibilità per le situazioni, quindi avrebbe solo
dovuto imparare al conviverci.
-...Brian...- Sussurrò infine, guardandosi ancora intorno ed abbassando infine lo sguardo verso
il pavimento.
Forse, qualcun altro aveva bisogno di lui in quel momento.



























***

















Matt era rimasto a dormire sul solito muretto della Black Rose, quella notte.
Suo padre avrebbe ucciso qualcun altro e lui non sopportava più di vedere le persone
soffrire dinanzi ai suoi occhi.
Non era di certo il massimo avere un padre che faceva il sicario e che avrebbe ucciso
chiunque per dei soldi.
A lui non piaceva per niente avere un padre così insensibile e privo di emozioni. Non aveva
mai ricevuto alcuna carezza da quell'uomo ed era così stanco di convincerci che a volte preferiva
sparire.
-Tuo padre ti ha spaventato ancora, eh amico mio?- Gli domandò Brian, sedendosi accanto a lui.
Gli faceva sempre uno strano effetto parlare con i suoi migliori amici e sapere che loro
non erano in grado né di guardarlo, né di sentirlo.
Era soffocante vedere le persone a cui voleva bene soffrire per lui.
Brian avrebbe solo voluto vederli felici ed in grado di mettere la testa al proprio posto.
Ma al contrario, loro avevano solo peggiorato le proprie prospettive.
Dalla morte di Brian, avevano capito che la vita faceva davvero schifo così come si presentava.
Dopo qualche istante, i ragazzi si ritrovarono tutti insieme al muretto.
Si sentivano incompleti ma non immaginavano che accanto a loro vi era proprio la persona
che avevano perso ingiustamente.
Zacky stava continuando a farsi le canne mentre parlava e parlava della sua Erin.
Amava tanto quella ragazza e i suoi migliori amici lo sapevano bene. Nell'ultimo periodo però,
dopo la morte di Brian, Zacky iniziò a litigare di continuo con quella ragazza e finì a letto con un'altra.
Erin aveva visto tutto e lui si procurò un viaggio di sola andata per il patibolo.
Era morto in fondo, ma lui poteva ricominciare a vivere quando voleva.
Jimmy parlava di cose a caso, della scuola, del lavoro in lavanderia che diventava sempre più pesante.
Matt e Johnny delle loro famiglie così poco stabili ed impossibili.
La Black Rose era proprio una catastrofe.
Anche Brian ne faceva parte e si sentiva proprio come loro. Non aveva nulla e si sforzava di arrivare
a fine giornata seppur in giro tutti lo consideravano un pezzo di merda per cose mai fatte.
Appartenere ad un luogo ti fa diventare come lui...ma non nel caso di quei cinque ragazzi
che dalla vita non avevano mai avuto nulla di positivo.
L'unica cosa giusta sembrava essere proprio la loro amicizia così indissolubile.
Brian era via ma loro avevano deciso di restare uniti.
Lo stavano facendo per lui.
E Brian aveva finalmente capito cosa fare per cercare di migliorare la situazione.
America sarebbe entrata nelle loro vite e non avrebbe fatto nient'altro che aiutarli.
Gates ci teneva a loro ma non avrebbe mai potuto far nulla per farli uscire definitivamente da
quel postaccio.
America invece poteva.
Poteva aiutarli cercando di non farsi scoprire.
Se solo lei avesse parlato di lui come spirito, i ragazzi non le avrebbero mai creduto.
Al contrario, Brian sarebbe davvero finito all'Inferno. Non poteva permettersi di fare nulla
che facesse capire ai suoi migliori amici che lui era ancora al loro fianco.
La sua anima sarebbe morta per davvero ma non avrebbe raggiunto la pace eterna.
Sarebbe rimasta un'anima morta e dannata proprio come quella che sembrava essere in quell'istante.
Ma quella ragazza...sembrava essere diventata improvvisamente la sua ancora di salvezza.

























***














Il giorno seguente America tornò a casa da scuola ritrovandosi Brian in camera.
Ora non aveva più paura di lui.
Sapeva che non le avrebbe mai fatto nulla.
-Hai deciso di darmi i tormenti?- Domandò America, ironizzando.
-Mh, potrei pensarci!- Ribatté Gates, sorridendo.
-Perché sei ancora qui? Devi dirmi qualcosa?- Continuò America, dopo aver persino pranzato
in sala mensa insieme agli Avenged Sevenfold.
Quasi non credeva al fatto che aveva finalmente trovato degli amici.
-Devo per forza dirti qualcosa per essere qui?-
-Oh, io questo non lo so. So solo che se c'è qualcosa che posso fare per farti
ritornare da dove ne sei venuto, lo farei all'istante.-
-Bingo.-
-Che ho detto?-
-Posso proporti un patto, se vuoi.-
-Che tipo di patto?-
Brian si avvicinò ad America per cercare di respirare la sua stessa aria.
Il profumo inconfondibile di quella ragazza lo faceva contorcere ogni volta.
Dio, quanto avrebbe voluto toccarla.
-Ho bisogno del tuo aiuto. Sei l'unica che può fare qualcosa per aiutarmi e portarmi via da qui.-
-Che cosa dovrei fare?-
-Tu vuoi che io vada via?-
America ci pensò bene. In realtà la presenza di quel ragazzo non le dispiaceva affatto, ma
sapeva che lui aveva bisogno di ritrovare la pace eterna.
Quello non era il suo posto. E lei non poteva permettersi di infatuarsi di un ragazzo che non 
apparteneva più al suo mondo.
-Sì.-
-Bene...allora, tutto ciò che dovrai fare è restare accanto ai miei migliori amici. Le loro vite
sono un casino ed io voglio che loro cerchino di migliorare e farsi una vita dignitosa. La vita
che io non ho mai potuto vivere. Ci sei fino a qui?-

-Sì...-
-Devi aiutarli a migliorare le loro vite. Non sarà difficile se mi ascolterai bene.-
-Ma non capisco...puoi toccare gli oggetti, no? Qualche segno potresti darglielo.-
-Non posso, invece. Lo avrei già fatto, altrimenti. Il problema è che tu non dovrai dire
niente a loro di ciò che ti sta accadendo e del fatto che sono diventato un'anima vagante. Nessuno
ti crederebbe e forse neanche loro ma non è questo il punto.
Dovrai fare tutto con discrezione e portarli verso la strada giusta.
Credo che sia questo il modo giusto di farmi arrivare finalmente in cielo.-

-Brian, io non posso fare una cosa del genere.-
-Perché no? Non l'hai detto tu stessa che non vuoi che io sia qui e ti dia i tormenti?-
-Perché devi per forza tormentarmi?!-
-Perché io ho bisogno di aiuto e tu puoi interagire con me.-
-Brian...non...io non sono capace di fare una cosa del genere.-
-Ti prego, America. Sei la mia ultima speranza.-
America osservò Brian quasi supplicarla.
Lui era davvero disperato e lei non poteva fare nient'altro che sentirsi una disgraziata.
Ma non sarebbe riuscita a dirgli di no neanche se l'avesse davvero voluto.
-Va bene, Brian. Ti aiuterò io ma devi assicurarmi che te ne andrai e non mi tormenterai più!-
-Mano sul petto.-
-D'accordo. Allora dimmi...chi sono questi tuoi amici?-
-Io credo che tu già li conosca...-
-Davvero?-
-Sono più vicini a te di quanto immagini.-
Fu allora che America capì tutto.
Ricordò di quella notte al cimitero e ricordò quella lapide con il bicchiere di birra totalmente pieno.
Le bastò un attimo, per capire in che grande guaio si era cacciata.







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